giovedì 2 luglio 2015

Grecia: l'ostracismo dei "comitati d'affari delle forze di mercato".



Grecia, Europa. Il sempre attuale Karl Marx, nel primo capitolo del Manifesto del partito comunista, definiva i governi moderni come comitati d’affari delle forze di mercato.


E che cosa sono le nostre istituzioni europee se non, per l’appunto, comitati d’affari che hanno barattato un’idea sublime come quella dell’Unione Europea con gli indici di borsa? Le spese di questa perversa logica, e lo vediamo da un bel po’ di tempo, le sta pagando soprattutto la Grecia di un coraggioso ma scioccamente isolato Tsipras.
Adesso, le corone d’alloro su teste pidocchiose (Dostoevskij) dei regnanti europei, attendono l’esito del referendum di lunedì cinque luglio per decidere se intaccare il cuore o limitarsi ad altri organi, importanti ma non vitali, del demos greco. 
In questi giorni in Grecia, ad Atene, è piazza Syntagma a farla da protagonista. Nell’agorà ateniese, infatti, si sono radunati, a giorni alterni, i sostenitori dell’ Oxi e quelli del Nai. E già le diplomazie europee sono impegnate nell'opera di moltiplicazione delle teste che sfilano per il “sì” e nella divisione di quelle che sostengono le ragioni del “no”. Nulla di nuovo sotto il sole; se non fosse, a ben vedere, per il ricorso ancora una volta alla piazza, all’agorà.

La piazza greca, ombelico del mondo, ha dato i natali alla democrazia; la piazza greca ha conquistato i barbari romani (Graecia capta ferum victorem cepit) e proprio nell'agorà, oggi, si fronteggiano le ragioni di chi voterà per un destino, chi per un altro. Gli epigoni di entrambe le fazioni, quindi, con quell’andatura tipica (mani dietro la schiena, passo lento e traiettoria irregolare) di chi si “reca in piazza per vedere che si dice” (agorazein), scriveranno metaforicamente Oxi e Nai sulla leggendaria pietra di ceramica (ostracon). E sì perché ai tempi della Grecia di Pericle, quando un tizio si convinceva che un suo concittadino avrebbe portato nocumento alla polis, si recava in piazza e scriveva il nome del nemico su una pietra di ceramica, l’ostracon (da cui il termine “ostracismo”). Non appena la persona presa di mira, quindi, raggiungeva seimila preferenze, trascorsi dieci giorni per salutare amici e parenti, era costretto a prendere la via dell’esilio che poteva durare, quest’ultimo, dai cinque ai dieci anni.
Ebbene, poiché il vero nemico della Grecia e di tutto il sogno prefigurato dai padri nobili dell’architettura europea, è la famelica Troika, speriamo che lunedì cinque luglio il popolo greco sappia avere uno scatto d’orgoglio e si rechi in piazza per depositare il proprio ostracon con sovrimpresso un bel Oxi, non foss’altro che per evitare al comitato d’affari europeo di continuare a comportarsi come il gigante Procuste. Ed infatti come questa creatura mitologica aggrediva i viandanti stirandoli (rispetto all'incudine a forma di letto sulla quale venivano adagiati i malcapitati) se troppo corti , o amputandoli qualora sporgessero dal letto, allo stesso modo il governo europeo si crede in diritto di azzannare la dignità del popolo greco (tra l’altro, esente da colpe visto che gli euro fino ad ora elargiti alla Grecia si sono inceppati nei gangli degli interessi usurai) e, al contempo, di foraggiare il ventre insaziabile della speculazione non appena l’una o l’altro non siano conformi al suo metro di giudizio.
Nel meraviglioso vaso di Assteas che ho avuto l’onore di ammirare, è raffigurato il ratto di Europa da parte di Zeus, per l’occasione mutatosi in un dolcissimo e regale toro bianco. Ebbene, cari membri del comitato d’affari europeo, sappiate che il toro in questione non si reca, con in groppa la bella giovane, a Berlino o a Parigi. Nossignore. L’animale del mito porta Europa a Creta. E l’isola di Creta si trova, guarda caso, proprio in Grecia.
A volte, la cultura aiuta.

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