venerdì 17 febbraio 2017

Aristide il Giusto e la pancia degli elettori


Nel 482 a.C., in una primavera appiccicosa di caucciù (gli antichi Greci a copiare Paolo Conte o viceversa?), bello e buono, decisero di ostracizzare Aristide. Ora, la pratica dell'ostracismo, era una cosa simpatica assai: in buona sostanza, chiunque riteneva che un cittadino ateniese potesse danneggiare la polis (fuor di metafora, lo 'nfamone-invidioso di turno), non doveva fare altro che recarsi in piazza e scrivere il nome del nemico su una pietra di ceramica (ostracon). Non appena l'attenzionato raggiungeva le  6000 preferenze (il voto da casa non valeva!), doveva salutare parenti e amici e darsi alla macchia. Insomma, il segnalato, veniva mandato in esilio per un periodo da cinque a dieci anni.
Paese che vai, usanza che trovi, se non fosse che Aristide, il candidato all'ostracismo, già da Erodoto veniva definito "l'uomo migliore e più giusto di Atene"; a tal punto corretto, da essere chiamato Aristide il Giusto. Paro paro, per intenderci, come il Mario Chiesa della Tangentopoli che fu (proprio oggi, 17 febbraio 2017, sono passati giusto 25 anni dall'arresto di Chiesa e, quindi, dall'inizio di Mani Pulite).
Plutarco racconta come un ateniese, probabilmente analfabeta, per scrivere il nome di Aristide sulla pietra di ceramica, si rivolgesse proprio a lui che evidentemente non conosceva.
Aristide il Giusto, allora, tomo tomo, lo guardò dalle vette della sua virtù, e gli chiese:<'O zi', levatemi una curiosità: ma voi lo conoscete 'sto soggetto che vi siete messo in capa di mandare in esilio?>
La leggenda vuole che il povero cristo lo guardasse indispettito (quanti fatti ca vo sapè chisto) e gli rispondesse:<No. Ma 'a verità sapete qual è? Ca m'aggio scucciato di sentire da tutta Atene che Aristide è giusto. Al mercato, "e vir Aristide comm'e giusto!"; nell'agorà, "e io mo n'aggio visto di onesti, ma comme Aristide il Giusto, mai!" Signore mio, non se ne può più. E mo ca ve l'ho detto, aggiat pacienza, fatemi la cortesia di scrivere 'stu sfaccimma 'e nome sulla pietra, e jatevenn.>
Aristide, che era il Giusto, trovò la motivazione "giusta" (e che poteva fare? Era giusto!) e  zitto e muto scrisse il proprio nome sull'ostracon.
Amici miei, tutto 'sto pistolotto per dire che, quando l'elettore vota "di pancia", e quindi sulla base del sospetto e dei like piuttosto che sulla valutazione delle capacità e dell'onestà dei candidati, dalle segrete dell'istinto più becero non può che sgaiattolare fuori il Trump, il Salvini o la Le Pen di turno.

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