Al lavoro che nobilita l'uomo.
Questo è l'esergo che Camilleri ha scelto per introdurre L'intermittenza.
E sembrerebbe quasi una provocazione.
E sì perchè nel mondo mirabilmente tratteggiato dal maestro - la grande finanza, gli ingranaggi del potere manageriale, le dismissioni brandite come arma di ricatto - il lavoro edificante è faccenda che riguarda gli ultimi, i disperati costretti a salire su una ciminiera dello stabilimento di Nola per rivendicare la propria soggettività.
Frattanto, tutt'intorno...
Mauro De Blasi, direttore generale della Manuelli, sta per firmare un accordo segreto per fagocitare l'ennesima azienda, all'oscuro del vecchio Presidente e di quell'impiastro di suo figlio.
Sarebbe solo una delle tante trame tessute dal direttore generale che si risolverebbe in un altro, consequenziale successo. Eppure una mattina, mentre si sta facendo la barba, una scritta appare in sovraimpressione sullo specchio: Fu allora che ebbe lacerante certezza della prossimità della sua morte.
È una frase che non appartiene al vocabolario di De Blasi e che nemmeno sarebbe coerente con il suo vitalismo esasperato. E allora?
Semplice, si tratta del primo accenno di quell'intermittenza che il suo cervello soffrirà altre volte. D'altronde, quando una mente di poco più di quarant'anni è logorata dalle dinamiche del potere, le ischemie sono un rischio da mettere in conto.
Sodale del De Blasi, e non solo per la qualifica rivestita all'interno della Manuelli (nel caso specifico, vicedirettore generale con delega al personale), è Guido Marsili con una sovvertitrice passione per la poesia.
La poesia...il varco è qui?
Purtroppo no.
Quando infatti la donna da sedurre assume le sembianze della moglie del suo direttore generale, la conturbante Marisa, ebbene finanche la poesia diventa arma di prevaricazione e di soddisfazione di istinti beceri.
La signora De Blasi, però, si ricorderà di un suo vecchio, "pulito" amore di qualche tempo addietro che adesso ha conseguito addirittura i gradi di commissario di polizia, per vendicarsi a un tempo di suo marito (il perdono al prezzo della costante degradazione) e dell'amante "lirico" (il consumo violento e libidinoso del corpo di Marisa).
Nemmeno la signora De Blasi, però, è una figura su cui poter costruire la redenzione, incastonata com'è nella degenerazione di quel mondo da cui alla fine prende le distanze, sia pure solo per salvare se stessa e la sua vita dorata.
Tra le filigrane del racconto ne emerge un'altra, di donna: Anna, la segretaria di Mauro De Blasi, ormai donna attempata, sola (persino il figlio si dimentica sistematicamente del suo compleanno), la cui vita privata coincide con quella lavorativa. E ciò almeno fino a quando si trova a subire le attenzioni di un uomo.
Già, un uomo: troppo bello, giovane e prestante per essere disinteressato. Eppure Anna vuole allentare i freni inibitori nell'ubriacatura del vero amore.
È un lusso che, e dovrebbe saperlo, non si può permettere. Eppure...
La valigetta con tutti i documenti importanti che, dopo l'ennesimo furto in azienda, il direttore generale ogni sera le consegna, si apre sotto i polpastrelli che non appartengono ad Anna.
Sono dita belle, giovani, prestanti. E maschili.
Troppo dolore per la segretaria di De Blasi. Il fiume raccoglierà l'ultima sua imperdonabile disillusione.
Alla fine, quando ogni trama è tessuta in maniera magistrale da Mauro De Blasi, l'intermittenza si riaffaccia.
Stavolta non ci sarà una seconda possibilità.
E proprio nell'attimo di raccogliere il frutto del proprio magistrale, sfiancante lavoro, eccolo l'ultimo black-out.
La genialità di Andrea Camilleri, straripante anche in un contesto che non dovrebbe rientrare propriamente nelle sue corde (gli ingranaggi deleteri della grande finanza), è un sempiterno viaggio nelle profondità dell'animo umano: potere, odio, desiderio, vendetta, egoismo.
Viaggio, immersione in profondità proibitive per gli altri uomini, anche in quest'opera.
Ancora una volta.