lunedì 30 dicembre 2013

(discorso alcolico su) Il Tempo, il consumo e Ungaretti


Nella notte dei tempi, il Tempo scorreva anonimo. La Misura, difatti, non era ancora stata inventata perché sul globo terracqueo non era discesa, con le sue manie ordinatrici, la Mente. E anche quando l'uomo, custode spesso ignaro della Mente, si affacciò sul palcoscenico della vita...ebbene, anche allora, il principio vitale venne ravvisato in elementi che nulla concedevano alla Misura. E quindi, l'Acqua, l'Aria.
Il primo embrione che invece fece presagire un cambio di rotta, fu l' "apeiron" di Anassimandro. Oddio, non che prima non si fosse diviso il Tempo in frazioni più o meno lunghe; anche perché, se così non fosse, sarebbe stata, per certi versi, addirittura impossibile la vita, in special modo quella "relazionale". Ergo, la Misura, la scansione temporale è nata con l'uomo. Solo che, a quel tempo, ancora era legata, solo ed esclusivamente, al campo della necessità.
Poi venne Anassagora con il suo "Nous" (la Mente, per l'appunto) e si aprì il vaso di Pandora del tempo inteso anche come orpello; alla stregua, cioè, di porzioni di durata da sfruttare per scadenzare pure i momenti non strettamente legati al necesse est.
Cibo della Mente, infatti, non può e non deve essere solo il binario troppo spesso monotono del dovere ma anche il firticchio della passione, del passatempo, del piacere slegato dai dogmi della quotidianità.
E quindi eccoci, attraverso un volo pindarico di secoli e secoli, arrivare alla disamina, ancora seriosa, del Tempo da parte di Sant'Agostino: "Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima ('distensio animi'). Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un'istante inesistente di separazione tra passato e futuro."
Poi sul proscenio della Storia ci siamo affacciati noi che abbiamo iniziato ad appioppare ad una data sì, e all'altra pure, la misura confacente al nostro animo aggiogato al demone del Consumo. Ed ecco, quindi, l'Armani per capodanno, il Lindt per l'Epifania, il Versace per San Valentino,  la 1a Classe per Pasqua, il Sony per Natale. Senza contare, ovviamente, le strenne di denominazione varia per i compleanni, gli onomastici, gli anniversari e compagnia cantando.
Tutto buono, tutto giusto. Tutto intrinsecamente commisurato e valutato sulla scorta della nostra capacità di consumo, con buona pace di Marx e sodali.
(E con questo...ih...siamo al quarto calice di Ferrari).
Come concludo...ih....?
Ah, già, ecco:tanti auguri di un megagalattico capodanno con l'unico...ih....avvertimento di non "consumare" tutto il capitale. Tra poco, infatti, tra capo e collo ci arriverà la befana, poi S. Valentino, poi....hi,hi....insomma, il Tempo chiederà il tributo di altre misurazioni a cui non possiamo per nulla al mondo sottrarci.
Felice...hi...anno nuovo!

NATALE

di Giuseppe Ungaretti



Non ho voglia

di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Napoli, il 26 dicembre 1916

venerdì 27 dicembre 2013

Nascere il 04 gennaio


Parafrasando il titolo di un libro…:“nato il 04 gennaio”!

Troppo tardi per lasciarsi rapire dai festoni natalizi, troppo presto per capire che, ancora una volta, bisogna riprendere la mano. Fuori tempo per credere ad una rinascita, appena in tempo per capire che un’altra illusione si è infranta.

Nascere il 04 gennaio è una scorpacciata di regali che ti piovono addosso senza soluzione di continuità, che non ti lasciano il tempo di apprezzarli e che quando sei nell’animo giusto per farlo, proprio allora…blitz, ecco che sono bell’e svaniti.

Chi compie gli anni in questi giorni, è abbacinato da troppo “lume di chiesa” per credere veramente in un’alterità, da troppa officina dell’animo per illudersi ancora che qualche “sol dell’avvenire” ce la faccia a nutrire le appassite speranze.

Il 04 gennaio non è una data. E’ una frontiera troppo vicina al divino e al magico ma troppo distante dai rigori ferrosi di un impegno serio.

Compiere gli anni il 04 gennaio vuol dire guardare al futuro troppo lontano, con la zavorra di un passato troppo presente per dimenticarsene del tutto.

Nascere il 04 gennaio, insomma, è un bel problema e io…”lo nacqui”.

Auguri!   

mercoledì 11 dicembre 2013

Intercettazione di 2 particelle inquinanti nella Terra dei Fuochi.



A:<È la quarta volta che te lo ripeto, ma tu…>


B:<Sì, ma che posso fare?>

A:<E beh, a pensarci bene, semplici sostanze inquinanti siamo, mica possiamo decidere noi la destinazione?!>

B:<Per questo ti dicevo. Anche se il faccendiere napoletano…>

A:<Bingo!>

B:<Già, è venuto pure su in Trentino, non solo alla Per.Co., ma pure alla La.To. S.p.A.>

A:<Ah,ah,ah, lasciami indovinare:all’udire la somma che avrebbe risparmiato nello stoccaggio se solo avesse firmato il contratto, il dottor Giacchetti…ah,ah,ah, già me lo vedo con i polpastrelli sudaticci per l’emozione…oddio, che risate…>

B:<Eh,eh,eh. Quindi, se tanto mi dà tanto…>

A:<Oh, stanne pur certo, amico mio:anche tu e la tua famiglia farete parte degli eletti; pure a voi toccherà in sorte il privilegio di avere un ruolo da protagonisti nella contaminazione della Campania Felix.>


B:<Amen!>

A:<Sicuro come la morte. La presenza dell’avvocato napoletano è il passepartout per la mitica Terra dei Fuochi….tatààààààààà. Te l’avevo detto, no?>


B:<Sì, sì, solo che abituato a quei quattro trogloditi che a spiaccicare una parola d’italiano…!>

A:<Eh, bello mio:trattasi di rivoluzione copernicana. Si è passati dal guappo con la testa di Gesù Cristo affondata nella peluria del petto…>

B:<…all’avvocato con la cravatta di Marinella di un blu appena accennato.>

A:<Ah, vedo che stai già studiando gli usi e costumi, eh?>

B:<Eh,eh,eh, sai com’è, il desiderio di contaminare il paese del sole e del mare è tanto che…a proposito, ma davvero è una terra così bella questa in cui tu e i tuoi sgherri avete messo radice?>

A:<Porca puttana!>

B:<Che è stato?>

A:<Senti, patti chiari e amicizia lunga. Sono disposto a dirti tutto, ma ad una sola condizione: non usare più il termine "radice" con me, ok?>

B:<Ma…>

A:<Vuoi che ti descriva il posto o no?>

B:<Va bene.>

A:<Ecco. Io sono intombato qui, a poca distanza dal mare. Alla mia destra, c’è una distesa sterminata di campo di pomodori. A sinistra, diversi appezzamenti di terreni coltivati alcuni a zucchine, altri a broccoli, altri ancora a insalata. Ad una spanna dal mio capo, poi, l’aranceto.>

B:<Le Bucoliche!>

A:<E non è tutto. Ogni tanto, in particolari condizioni climatiche, anche da qui sotto riesco a sentire l’afrore d’o mare…>


B:<Romanticone! Ma non è che mi ti stai diventando un po’ troppo smielato?>

A:<Già, proprio come la diossina al cospetto di una masnada di corpi pronti ad ospitarne l’essenza…ahahahaha.>

B:<Che meraviglioso figlio di puttana! Ma sto’ fatto della radice?>

A:<Ahhhhhhhhh!>

B:<Dai, sono o non sono il tuo compare di contaminazioni?>

A:<Non puoi capire quanto solo parlarne mi dia sui nervi!>

B:<Suvvia!>

A:<Ma no perché è proprio ‘sta fottutissima radice di quercia, che non secchi in questo stesso momento, che impedisce alla nostra colonia di arrivare alle falde acquifere.>

B:<Addirittura?>

A:<Già. Hai voglia di sforzarci a sprigionare tutto il nostro potenziale inquinante. Niente da fare. E, se proprio t’interessa saperlo, è da lei che sento ‘ste cazzate del mare, del sole e via dicendo.>

B:<Ih,ih,ih, lo dicevo io che la cosa puzzava!>

A:<Eh, ci vorrebbe solo….>

B:<Ma che è sto’ rumore?>

A:<Aspe’…sì, sì, vai. Ancora. Di più. Urrà!>

B:<Caspita…>

A:<Che goduria, mi sa che con quest’ultimo carico…>

B:<Ma ancora scaricano?>

A:<È il terzo sversamento da stanotte alle due.>

B:<Eddai, speriamo che anch’io ti possa venire al più presto a darti una mano.>

A:<La dobbiamo bruciare fin nelle nervature più profonde, ‘sta zoccola di quercia.>

B:<E una volta raggiunta la falda acquifera….>

A:<Zitto. A parlarne, le cose belle non si avverano.>

B:<E allora non diciamo niente! Si sta così bene nel corpo dei napoletani!>

A:<Peccato il soggiorno duri troppo poco.>