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Il mare risarcito

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L’ultimo bagno nel mare di Salerno , l’ho fatto a diciassette anni. Poi l’avvistamento di una blatta che ratta s’infratta nel chiavicone insieme al ferro arruginito che per poco non mi “spertusava” il piede, mi hanno fatto esclamare: “ Mai più !”; non prima, ovviamente, di aver mandato giù un bestemmione che solo la distrazione del buon Dio mi ha impedito di espiare con la dannazione eterna. Da qual momento, ho preferito la faticosa qualità alla comoda quantità: piuttosto che andare al mare tutti i giorni e scialarmela tra Se a tutto questo ci aggiungi la nervatura che inevitabilmente monta per il viaggio in queste condizioni e il Sabato scorso, però, “ e che cazzo!”, e giù l’ennesimo bestemmione (ancora una volta il buon Dio, per consentirmi di riportare il motivo di tanta rabbia, dev’essersi distratto): dopo il bagno ricco di tutte gli appesantimenti di cui sopra, nessuno escluso, mi dirigo, stanco ma soddisfatto, alla macchina. Mi blocco: No, stavolta no, non ho bestemmiato....

Preziose terre rare

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Diciassette metalli , diciassette fottutissimi metalli. Fino a un centinaio d’anni fa, erano praticamente sconosciuti. Poi la loro scoperta e un nome atto a qualificarli: « terre rare ». «Terre», perché così si chiamavano, nel XVIII e XIX secolo, i minerali che non potevano essere modificati dalle fonti di calore ; «rare», per la bassa concentrazione (normalmente meno del 5%) dei loro depositi . Perché mi è venuto lo schiribizzo di parlare di questi minerali dai nomi impossibili (scandio, lantanio, ittrio, praseodimio, etc.)? Semplice, perché oggi è praticamente impossibile che un componente tecnologico nei campi più disparati (cellulari, computer, cavi di fibra ottica, energia nucleare, aerospazio e difesa, acciaio, automobili elettriche) non sia costituito da una percentuale più o meno importante di terre rare. Per capire meglio la pervasività di questi metalli, portiamo l’esempio dell’automobile: ebbene, le dozzine di motori elettrici di un’auto tipica, ...

L'indifferenziato scostumato

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Con la prontezza con cui il buongustaio assocerebbe il giovedì agli gnocchi, noi, ricicloni convinti , non avremmo alcuna esitazione a far seguire al lunedì l’indifferenziato della raccolta. E sì perché noi, incuranti dell’accusa di fanatismo, troviamo normale separare la carta della busta da fattura dal suo occhiello di plastica ; così come, con lo “stomaco” del tirocinante alla prima autopsia, non abbiamo remore ad affondare le dita nelle interiora delle alici confinate nell’ organico per agguantare lo scontrino e gettarlo nel secchio dell’ indifferenziato ; alla stessa maniera, infine, del self control di cui diamo prova al cospetto del malefico tubo delle Pringles , certi che il coperchio e la base del tubo vanno nel contenitore di plastica, acciaio e alluminio mentre il cilindro, quello sì, è da gettare nel raccoglitore della carta. Ebbene, noi sacri officianti della raccolta differenziata , prostrati al cospetto della sua magnificenza, non possiamo non notare una falla ne...