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martedì 6 ottobre 2015

Maurizio Sarri e i calli del pianista


Maurizio Sarri…e lo so che mo voi, lettori assidui di questo scribacchino, volete sapere che c’azzecca l’allenatore del Napoli con i calli del pianista, ma se avete soltanto un briciolo di pazienza (cosa non si fa per generare un po’ di suspence!), il busillis “l’è bello” che chiarito.

Procediamo per gradi. La prima volta che sento associare il nome di Sarri al Napoli, è da parte di Pasqualino, napoletano pur residente ad Angri, avvocato nonostante  il suo cursus studiorum si sia incagliato nelle secche delle due procedure.

Ebbene il caustico Pasqualino così sentenzia alla ferale notizia: <Allenatore mediocre, squadra mediocre: chi si assomiglia, si piglia.>

Al mio cervello alternativo, invece, Maurizio Sarri evoca due aneddoti. Il primo, sicuramente vero perché raccontato da lui stesso, quando Samuel Eto’o, al termine della partita Empoli-Sampdoria, si dichiara onorato di conoscere il mister e Sarri, con quel brio toscano contaminato da franchezza tutta napoletana, chiede esterrefatto al giocatore se per caso non lo stia “prendendo per il culo” (“Lui è Samuel Eto’o!”).

Il secondo episodio che si affaccia alla mia memoria, non del tutto accertato ma comunque rivelatore dell’uomo Sarri, è la reazione che pare avesse suscitato in lui la raccomandazione di un giornalista:<Mister, se vuole fare colpo su Berlusconi, si presenti sulla panchina ben rasato (il cavaliere odia i visi trascurati) e in giacca e cravatta.>

Non so cosa abbia risposto Sarri. Mi piace immaginarlo mentre pianta lo sguardo sornione, inutilmente camuffato dalla montatura sgraziata, sulla faccia a culo di gaddrina del Pippo Ragonese di turno.

Com’è e come non è però, sta di fatto che alla partita contro il Milan, mister Sarri si presenta in tuta (cosa che, peraltro, fa sempre) e con una barba così lunga da far impallidire il fosco Barbanera.

E, anche da questo episodio, ecco farsi strada la vulgata dell’allenatore comunista. Diceria, quest’ultima, che troverebbe conferma nelle sue affermazioni oltreché nei suoi comportamenti.

A chi gli chiede, velenoso, se non sembra strano che molti allenatori, nonostante risultati più modesti dei suoi, guadagnino di più, lui risponde secco:

Non scherziamo veramente. Sono figlio di operai, ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato.

 Agli allenatori che imparano a menadito la dichiarazione per i momenti difficili, quella per il dì di festa e quella per i periodi sanza infamia e sanza lode stando ben attenti a non scivolare sull’insidia congiuntivo, Maurizio Sarri risponde con la passione per la lettura di autori del calibro, tra gli altri, di Bukowski, Fante e Vargas Llosa.

Ai colleghi che vanno in panca agghindati che manco la star del momento sul red carpet, mister Sarri oppone la tuta da operaio del calcio magari inzaccherata un attimo prima da uno sberleffo di Insigne.

Agli altri mister che diventano tali per naturale cooptazione dal sistema senza, in molti casi, aver mai conosciuto la panchina,  Maurizio Sarri risponde con una gavetta chilometrica partita su una panca di Seconda Categoria del paesello di Stia fino ad arrivare, alla rispettabile età di 56 anni, al Napoli di Higuain e Insigne.

Certo, a completare la disamina del personaggio, ci sarebbe l’intelligenza mostrata nell’abbandonare, dopo appena un paio di partite, lo schema di gioco che tanta fortuna gli ha procurato ad Empoli per sostituirlo con un altro, il 4-3-3, più rispondente al “materiale umano” a sua disposizione (Benitez, tanto per fare un esempio, che pure è una persona intelligente, non ha mai neppure preso in considerazione l’onta di disconoscere il suo credo tattico).

Come non parlare, poi, della personalità di mister Sarri che, al cospetto di un top player come Higuain, addirittura lo stuzzica dicendo che solo impegnandosi di più riuscirà a diventare (e Higuain lo fa!) uno dei migliori attaccanti del mondo.

Qualora tutto questo non fosse sufficiente per apprezzarlo (per me lo è stato fin da subito, checché ne dicesse l’altezzoso Pasqualino), c’è da registrare la risposta che Maurizio Sarri ha dato, non più di qualche settimane fa alle critiche, anche gratuite, di Maradona (“Giocando così, il Napoli non arriverà neanche a metà classifica.”):<Maradona resta il mio idolo, – ha precisato Sarri – può pensare e dire ciò che vuole.”. Una risposta, a ben vedere, figlia dell’intelligenza, della “cultura da libri” e di quell’essere, con tutto il rispetto possibile, figlio ‘e zoccola che solo il popolo napoletano può capire.

Ah, già, dimenticavo: e i calli del pianista?Tu guardi Sarri, le sue spalle strette, la sua tuta a mo’ di seconda pelle, e pensi, sulla falsariga di Pasqualino:”Allenatore perdente.”

Tu guardi una mano tozza, piena di calli, le unghie sporche, e pensi:”Mano da fravcatore.”

In entrambi i casi, sbagli. Il primo è un signor allenatore, il secondo, proprietario di quelle improbabili mani, è un valente pianista.


martedì 12 novembre 2013

La Vecchia Signora bastona e la Nocerina s'infortuna

Bianco-Nero, Bianco...Nero, Nero?
Sabato, cinque minuti prima della partita. Il borbonico piagnone, sporco (lo gridano pure loro, no?), con l'atavico, strisciante senso d'inferiorità, se ne sta davanti al televisore, pregustando il riscatto.
Llorente che segna in fuorigioco ("e ti pareva, non potendoci superare in bravura, ricorrono, com'è loro tradizione, alle ruberie...rubentini!!), sarà solo il pretesto per dimostrarci ancora più violenti nella reazione ("teutonico, m'hai provocato? E io me te magno").
Una magaria di Pirlo e una staffilata di Progba, interrompono la metamorfosi. Quella da borbonico piagnone, con il senso d'inferiorità incorporato, a borbonico che mette sotto il giogo dello "scuorno" la Vecchia, con il culo alla fossa, Signora. E come se non bastasse, si ritorna pure ad essere sporchi, perchè la rivendicazione sul primo bidet ("strano oggetto a forma di chitarra" per i “Savoiardi”) installato nella Reggia di Caserta, non ha più diritto di essere fatta.
Si è perdenti, e ancora una volta non si a diritto di replica.
Il giorno dopo, a Napoli sconfitto, una testata giornalistica campana apre con il dilemma della Terra dei Fuochi.
Ma vuoi vedere che la bastonata della Vecchia Signora potrebbe essere addirittura salutare per la risoluzione degli atavici (quelli sì) problemi della (fu) Campania felix?
Oddio, almeno fino al prossimo big-match, s’intende.
 
Rosso-Nero, Rosso…Nero, Nero!!
In Lega Pro, La Nocerina abbandona lo Stadio “Arechi” di Salerno. “’O fatto è chist’, statemi a sentire”: i “Molossi”, come molto opportunamente vengono definiti i giocatori della compagine rosso-nera, per scongiurare le mazzate promessegli a piene mani da un manipolo di ultrà (la rima con “quaquaraquà” sorge spontanea)  nel caso avessero disputato la partita senza la loro eccellentissima presenza, decidono di anticipare (figata!) le conseguenze di quelle mazzate. Ed è un florilegio di infortuni da cinema muto di Chaplin. Fino a quando l’arbitro si vede costretto a interrompere la partita perché la Nocerina è  rimasta con un numero talmente esiguo di molossi in campo che pure un Chihuahua avrebbe potuto mettegli paura.
Una sola cosa, seriamente. Questi giocatori dovrebbero vergognarsi perché, dall’alto della loro “fama”, dei loro soldi (elementi, questi, che gli avrebbero sicuramente assicurato l’incolumità e, comunque, nel caso peggiore, una protezione degna di un capo di Stato) hanno fatto passare il messaggio che pure il teppistello più sprovveduto può condizionarli. Con l’ovvia conseguenza che tutti saremo portati a pensare, ancora una volta, che il calcio fatto da codesta genia di ignorantucoli arricchiti, può e/o potrà tradire, per l'ennesima volta, la passione di milioni di bambini.
Vergogna!
 
 

giovedì 26 settembre 2013

Maledetto, benedetto Sassuolo!


Eccomi qui.  Fustigato, da tifoso napoletano, dalla sferza mefistofelica che non ti aspetti; o meglio, che non può brandirsi perchè potenzialmente incapace dell'abbrivio necessario a procurarti dolore.
Un attimo dopo il 93esimo, stai lì come inebetito a pensare che il record delle cinque vittorie consecutive è rimasto imbrigliato negli striscioni del tutto esaurito del San Paolo.
Ti si sparapanza, allora, davanti agli occhi la classifica (
perché non rendi poi

quel che prometti allor? perché di tanto

inganni i figli tuoi?) che vede la tua squadra del cuore intrippata al secondo posto.
 
"Maledetto Sassuolo!" - ti viene da digrignare a mezza bocca, deluso e incazzato.
Poi, una luce.
Golia e Davide. Leonida e Serse. Che Guevara e Batista.
Il rosso ideale vomita cavalloni sul lago delle sicurezze quantistiche.
Il credo egualitar-rivoluzionario che ha ispirato tutta la tua vita ruggisce indomito.
"Il Napoli comunque vincerà lo scudetto."
"Benedetto Sassuolo!"

martedì 23 aprile 2013

SuperSantòs



Caracolla il Super Santos sotto il cortile di casa. 

Sono troppo piccolo e scarso per poterlo dominare. Posso solo subirlo…in porta, anche questa volta, a cercar di parare le traiettorie dei guaglioni con le scarpette.

Caracolla il Super Santos sulla spiaggia dell'adolescenza. 

Tra signore unte che biascicano proteste, mi cimento in rovesciate di muscoli incoscienti, strafottente nel volermi piacere e nel catturare l'attenzione.

Caracolla il Super Santos in ogni pallone di cuoio del giovedì di calcetto. 

Una finta, un goal, un dribbling allo stress quotidiano e alla fatica di vivere.

Caracolla il Super Santos lungo i giardini del parco. 

Vedo i primi tiri sconclusionati di mio figlio e mi danno l'anima per la sua inettitudine (Avrà preso sicuramente dalla mamma!).

Caracolla il Super Santos in qualche intercapedine della mente di me, ormai, vecchio morente. 

Rivedo in un campo di luce i guaglioni con le scarpette, le rovesciate irriverenti, i giovedì del calcetto, i teneri approcci del piccolo Antonio.

Caracolla il Super Santos..."Eh no, patti chiari almeno qui: io, in porta, non esiste proprio!”

<Jamm bell', San Matte’, pass' 'o SuperSantòs!>