"...perchè sapeva che se avesse ceduto su un unico punto, nulla lo avrebbe più fermato". E Kees Popinga, l'irreprensibile Kees Popinga, è stato facile profeta.
Dopo una giornata trascorsa affaccendato nel solito, scontato copione, decide di andare a vedere se tutto è a posto a bordo della Ocean III.
Con annichilente sorpresa, Kees viene a sapere che la cisterna che avrebbe dovuto consegnare la nafta (lui in persona, in qualità di procuratore presso la Julius de Coster en Zoon, l'aveva ordinata), non è arrivata. L'unica è mettersi in cerca del titolare della ditta per denunciare l'accaduto. Caso vuole, però, che Popinga incontri il suo capo proprio dove, a rigor di logica, Julius de Coster jr. non avrebbe dovuto essere: in un locale equivoco cioè, con la barba tagliata e intabarrato in un abito marrone di una taglia troppo grande, mentre lo invita a lasciarsi andare e a scolarsi con lui l'intera bottiglia di grappa di ginepro.
Kees Popinga capisce, pur tra i fumi dell'alcool, che in uno con le sorti della ditta, anche la sua esistenza accomodante costruita tassello dopo tassello, sta per andare in frantumi: l'occasione giusta per assecondare il suo vero io sepolto da quarant'anni di sovrastrutture?
Da questo momento in poi, Kees Popinga comincia a "cedere": sale finalmente a bordo del treno della mezzanotte e cinque (non è proprio il treno, specie quello notturno, a ricordargli la possibilità di una vita altra?) e abbandona per sempre quello che è stato fino a un minuto primo.
Lontano dalle paturnie di maman e dalla mediocrità dei due figli, è già pronto a possedere quella Pamela solo desiderata nel bozzolo piccolo borghese in cui aveva confinato la sua vita. Ora, però, non ci sono più freni inibitori nè alibi che tengano. Peccato che quella stupida, che pur l'avrebbe dovuto soddisfare fosse solo per mestiere, abbia avuto la balzana idea di deriderlo. Un cuscino premuto un po' più forte e...eccolo montato il caso del "satiro di Groninga".
Kees Popinga è una mente brillante, conseguenziale. Riesce a darsi delle regole e a cambiarle a seconda della necessità. Ha sangue freddo da vendere e la presunzione che, finchè vorrà, nessuno potrà limitare la sua libertà, nemmeno l'ineffabile commisario Lucas. Eppure sembra ingaggiare, con la stampa e la polizia, un gioco che lungi dal riconoscergli l'indubitabile talento, sostanzialmente lo svilisce, relegandolo tra le "varie ed eventuali" della cronaca giudiziaria.
Quando, però, commette un errore, l'unico errore della sua cavalcata trionfale (si fa derubare da "dilettante"...e questa è l'ennesima parola da annotare nel taccuino di marocchino rosso/voce della coscienza), capisce che un uomo che scappa, senza soldi, non può permettersi il lusso della autenticità. A meno che....ecco, c'è sempre l'ennesimo limite da superare: Kees Popinga, o quello che ne resta, si trova col capo piantato sul gelo del binario in attesa del treno che dovrà concludere tutto. Eppure, a volte, il caso!
La diagnosi di pazzia è certa. E il Nostro vi si crogiola evidentemente compiaciuto della sua superiorità; su persone e cose, nonostante tutto.
Certa è anche la volontà di mettere mano, una volta per tutte, alla sua "verità sul caso Kees Popinga". Ma poi, in fin dei conti...
...«Non c'è una verità, ne conviene?».