Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi. (Italo Calvino)
mercoledì 8 aprile 2020
Merluzzo cosmopolita
mercoledì 18 marzo 2020
Piccolo spazio, pubblicità
sabato 14 dicembre 2019
Amazon, la vicina e la gatta
Ci sono due pulsanti, uno sopra e l’altro sotto, e tanto vale schiacciarli entrambi contemporaneamente: il destinatario della consegna verrà comunque a ritirare il pacco.
Poco importa che quel destinatario non sarò mai io ma unicamente la mia vicina di casa.
Sempre lo stesso siparietto. La doppia citofonata imperiosa. Lo sguardo allarmato all’orologio da parte del corriere un secondo dopo il «c’è un pacco per la signora…». La sua mano libera che tamburella spazientita sulle grate del cancello. L’attimo di sollievo quando la cliente si appalesa. Il risolino tra il soddisfatto e il bramoso di possesso della vicina di casa. Il lancio del pacco con contestuale penna per firmare la ricevuta. Una smorfia di disapprovazione non appena la firma richiede più di due secondi per essere apposta. Il zompo dell’omino nel furgone vecchio quanto il crucco. La partenza a razzo. Il fumo zavorrato dalle particelle inquinanti.
Altro giro, altra corsa, necessariamente in ritardo sulla tabella di marcia del consumismo.
Stavolta, però, il rituale ha subito una spiacevole variante.
Nella foga di scappare via incontro all’ennesimo bisogno compulsivo d’acquisto, il furgone si è trovato a tu per tu con la colonia di gatti del condominio.
L’Inps (così soprannominato perché fin da piccolo ha sempre avuto qualche acciacco), Ipazia (gatta nera che richiama le fiamme del rogo sul quale fu immolata la brillante, omonima matematica) e gli altri felini della combriccola, hanno schivato il furgone alienato.
Amazzone, che poi è la micia preferita dalla mia vicina, pure, ma mentre si cimentava in un triplo avvitamento per scansare il copertone invasato, è finita contro una ringhiera, procurandosi qualche leggera ammaccatura.
Mi sono precipitato a prestarle soccorso.
Quando ho spiegato alla mia vicina che Amazzone era stata vittima di…Amazon, mi ha giurato che non avrebbe fatto più acquisti on-line.
Proprio oggi, però, a distanza di un paio di settimane dall’incidente che ha coinvolto la sua amata gattina, un altro omino delle consegne ha ripreso a schiacciare entrambi i pulsanti del citofono, ovviamente all’unisono.
Amazon ha sconfitto, nell’ordine: le imprecazioni del papà della mia vicina contro gli acquisti on-line che gli avrebbero fatto chiudere bottega; la sua partecipazione ai venerdì del Friday For Future che, tra l’altro, imporrebbero una limitazione negli spostamenti delle merci; la paura che, dopo la povera Amazzone, qualche altro gatto potesse essere asfaltato dalle ruote del cabinato delle consegne.
Amazon omnia vincit.
mercoledì 25 gennaio 2017
"Alessandro Magno Ieri e Oggi", di A. Cecchi Paone
Alessandro Magno, dopo tredici anni di regno che hanno sconvolto il mondo, si trova nella sua reggia di Babilonia.
martedì 13 gennaio 2015
Due uomini armati in satira
Due uomini armati fino ai denti, con i proiettili eccitati all’idea dell’esplosione imminente, irrompono in una redazione di giornale
Due uomini armati fino ai denti, con l’odio bramoso di essere vomitato sui cani infedeli, irrompono in una redazione di un giornale…satirico: Charlie Hebdo.
In questa redazione di siffatto giornale, i due uomini avrebbero voluto provocare una carneficina.
Le cose sono andate diversamente.
Il 07 gennaio 2015, due uomini hanno scelto il giornale e la redazione sbagliati.
Fanno irruzione, con “geometrica potenza di fuoco”, in una sala vuota.
Certo, ora è facile parlare di due sprovveduti che lasciano la carta d’identità in macchina; che hanno sbagliato l’indirizzo della redazione. Troppo facile ricorrere al dilettantismo di due uomini che, in un altro giornale, in una diversa redazione, avrebbero potuto uccidere 12 persone e ferirne altre, anche gravemente.
Ma torniamo all’assalto dei nostri due uomini.
“Allah è grande”.Primo piano, niente.
“Allah è grande”. Secondo piano, manco un’ “ummira”.
“Allah è grande?”. Oh, sìììììì, “Allah è grande” perché si sono imbattuti finalmente in una porta chiusa che puzza di maiali in riunione.
I due uomini si scambiano un cenno d’intesa.
Le bocche dei kalashnikov crivellano la porta di fuoco.
Si fermano. Non si ode un lamento. Non si sente un grido manco a pagarlo oro.
I due uomini si guardano. L’intesa è rinnovata.
Uno di loro sferra un calcio a quel che resta della porta sbrindellata. L’altro aggredisce, con arma a tracolla sputacchiante fatwa e sura a gogò,…una scrivania.
L’inferno di fuoco si estingue per la sorpresa.
I due uomini pensano che Allah dev’essere per forza grande. E mentre se lo ripetono per evitare di dimenticarselo, qualcosa si muove.
Una matita, che pur negli spari senza soluzione di continuità se n’era stata ferma, si alza indispettita.
I due uomini, addestrati a non farsi infinocchiare dalla zizze virtuali di you porn, a non prestare fede alle grandi opere che nascondono grandissime tangenti, sono spiazzati.
La matita si mette all’opera.
Un leggero movimento a destra, poi a sinistra, in su e in giù. Una mazurka di ghirigori. Un fischio prolungato. Arrivano due colori, il rosso e il giallo.
“Ma dove cazzo stavano i colori un minuto fa?”- pensa uno dei due uomini.
“Ma tu vuoi vedere – si chiede il secondo attentatore – che a forza di gridare ‘sto minchia di “Allah è grande”, ci siamo persi i colori? La matita, nessuno la mette in dubbio. Ma ‘sti sfaccimma di colori?”
Due uomini, armati fino ai denti, avrebbero potuto provocare una carneficina.
Si trovano, invece, voltati verso la Mecca dei fanatici con il culo a poppa, con le braccia inchiavardate da un nugolo di puntine da disegno uscite dal cassetto di vattelappesca.
La matita armeggia con i loro culi che ti piange il cuore a vederla. All’improvviso si ferma. I colori, allora, seguendo quei cerchi tracciati in maniera mirabile, si danno da fare eccitati dall’idea di completare l’opera.
I due uomini, spogliati dalle armi, incapaci di capire cosa stia accadendo, avvertono solo un armeggiare di punte di diverso spessore sui loro fondoschiena.
Il bersaglio è bell’è colorato.
La matita allora, dopo aver gonfiato il petto per l’onore che da lì ad un momento le toccherà, si reca di nuovo sulla scrivania. Da qui alla parete in cui sono immobilizzati i due uomini, vi è una bella distanza.
Penne, colori, gomme per cancellare, forbici, puntine e chi più ne ha più ne metta, si piazzano ai lati, in due ali in tripudio festante, dell’Arc de Trionphe in cui si materializzerà la vittoria.
I due uomini, inconsapevoli e persi, si predispongono ad accogliere la marcia trionfale della redazione di Charlie Hebdo.
Pronti, partenza via. Manco il tempo di ripetere per l’ultima volta “Allah è grande” che la matita si sdoppia: compaiono due punte affilate come la lama di un rasoio.
Una nel culo dell’uomo a destra, l’altra nel culo a dell’uomo a sinistra.
La satira, parafrasando l’ombrello del nostro Altan, è entrata nel cu…ore del fondamentalismo fino a seppellirlo in una caterva di risate.
JE SUIS CHARLIE !