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Talento sprecato

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  Dall’inizio dei tempi, si favoleggia di talenti distribuiti agli uomini. Ogni essere umano, anche il meno dotato, si è visto assegnare la sua bella dote di capacità; e ciò fino a quando non c’è stata la necessità, per mettere a frutto il talento avuto in sorte, di avere strumenti, e quindi soldi per concretizzarlo. La settimana scorsa mi è capitato di assistere a un concerto di pianoforte in piazza. Caso ha voluto che al margine destro dello slargo, ci fosse un teatrino, di quelli itineranti per le marionette. Mi sono seduto in una posizione strategica, pronto a godermi al meglio le dita funamboliche del pianista. Prima del concerto però, il mio sguardo viene irretito da un ragazzetto. Avrà avuto una decina di anni. Se ne sta appoggiato con la schiena vicino all’impalcatura del teatrino. Decido che è venuto il momento di dimenticarmi di lui. Cerco di trovare la posizione meno scomoda possibile per consegnarmi alla musica . Chiudo gli occhi. Ogni tanto disarticolo le dit...

"Canone inverso", di Paolo Maurensig

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Un gentiluomo si vede recapitare un pacco all'albergo in cui alloggia. Sa già cosa contiene l'involucro: un preziosissimo violino di Jacob Stainer ( uno dei più apprezzati liutai tirolesi del '600 ) che si è aggiudicato a un'asta di strumenti musicali per una cifra più bassa rispetto al suo valore intrinseco. Piccolo particolare dello strumento: una testina antropomorfa intagliata sul cavigliere (...) Si sarebbe detto un mammelucco, dai lunghi baffi spioventi, l'espressione feroce, e la bocca spalancata come in un urlo di dolore o di maledizione . "Dolore" e "maledizione" che ben presto, l'ospite venuto nella camera d'albergo (uno scrittore in cerca di una storia di musica da raccontare) a prendere atto di una sconfitta (avrebbe potuto e dovuto aggiudicarselo lui, il violino) intreccia in una trama puntellata da note musicali e solitudini acuminate come i freddi inverni del nord. Una notte, in una taverna, un saltimbanco con violino...

Salerno non è una città per pianoforte

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Salerno non è una città per pianoforte . Certo, le iniziative musicali, soprattutto messe in campo dal Conservatorio “Giuseppe Martucci” , non mancano. Ma la mia asserzione , più che ai vari, meritori eventi organizzati anche con il patrocinio del Comune di Salerno , riguarda due parametri essenziali per chi voglia capire quanta cultura pianistica ci sia nella nostra città: le scuole di formazione e i negozi di vendita del pianoforte. Procediamo per gradi: fino a tre-quattro anni fa, quando mi trovavo in zona, passavo sul trincerone, all’altezza di via Pietro da Eboli, solo per respirare l’aria di solfeggio e per ascoltare le “scale metodiche, tenaci, scorate” della scuola di musica (non ne ricordo manco più il nome) ubicata sopra una filiale di banca. Più di una volta, quando qualche impegno non era troppo esigente con i miei minuti a disposizione, ho gironzolato sotto il balcone, arricchendo l’animo di ogni nota che l’allievo di turno decideva di regalarmi. Da qualche anno...

Piccolo spazio, pubblicità

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« Piccolo spazio pubblicità » è l’intro dell’allusiva « Bollicine » di Vasco Rossi . E proprio il Blasco, dopo aver permesso che le sue « Senza parole » prima, e « Rewind » poi, facessero da colonna sonora allo spot dell’auto del momento targata Fiat, avrà pensato che le canzoni nascono per veicolare sogni e non per pubblicizzare veicoli. E così il cantautore di Zocca non ha più “venduto” alla pubblicità le sue melodie. Gesto, questo del Komandante, sicuramente non scontato, visto che al fascino (soprattutto economico) della réclame hanno ceduto un po’ tutti i cantanti, sia stranieri (i Rolling Stones, Madonna, Bob Dylan, etc.) sia nostrani (tra gli altri, Zucchero, Lucio Dalla, Claudio Baglioni, Giorgia, Ennio Morricone, Ligabue). Eppure, forse per non dipingere in maniera troppo edificante chi ha fatto di tutto per non volerlo essere nella vita così come nella musica, mi piace pensare altro in ordine al ripensamento della rockstar italiana sulla pubblicità. Mi stuzzica, ci...

Il caffè, lo specchio, la barca: ah, che rebus!

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La canzone  Rebus  (1979) di Paolo Conte dura poco più di due minuti. Velocità silenziosa  ed esaustiva. Una  pennellata d'autore  che sopra un letto di pianoforte e riflessioni, insegue il senso della visione. La sfida è di quelle che l' avvocato appassionato di enigmistica , tra uno sberleffo compiaciuto e un bemolle sornione, è certo di poter vincere: il  rebus , uno dei tanti affrontati e risolti al riparo delle colline astigiane, grazie a una fulminea intuizione. Sì, proprio  un lampo giallo al parabrise. Mentre rimugina tasti e pensieri, s'impegna ad accordare immagini con significati. Cercando di  te. Il baffo che custodisce la  voce filtrata attraverso sabbia e whisky , biascica il tema del rebus: cercando di lei, per l'appunto. Un vecchio  caffè . Con dentro uno  specchio . Nello specchio, il  mare . Dentro il mare, una  piccola barca . Gli indizi scenografici sono questi. La sigaretta abb...