Procediamo per gradi: fino a tre-quattro anni
fa, quando mi trovavo in zona, passavo sul trincerone, all’altezza di via
Pietro da Eboli, solo per respirare l’aria di solfeggio e per ascoltare le “scale
metodiche, tenaci, scorate” della scuola di musica (non ne ricordo manco più il
nome) ubicata sopra una filiale di banca.
Più di una volta, quando qualche impegno non
era troppo esigente con i miei minuti a disposizione, ho gironzolato sotto il
balcone, arricchendo l’animo di ogni nota che l’allievo di turno decideva di
regalarmi.
Da qualche anno, via Pietro da Eboli piange
una scomparsa. Ovviamente, non della banca che è rimasta lì più indispensabile
che mai, ma proprio della scuola di musica a cui mi aggrappavo per disegnare
ghirigori di diesis e bemolle che addolcivano le mie pause.
Veniamo al secondo parametro, quello dei
negozi di vendita del pianoforte. Alzi la mano il lettore, anche il più
distratto, che non abbia notato come all’intersezione tra via Diaz e via Manzo,
da qualche anno, l’idra dalle innumerevoli teste del profitto abbia cancellato
la presenza di “Napolitano Pianoforti.”
Questo negozio non si limitava solo a vendere
pianoforti. Forniva anche personale qualificato per accordare lo strumento
oltre che vendere libri di musica.
Uno dei miei primi spartiti che mi fece
finalmente mettere le mani sulla tastiera, l’ “Ave Maria” di Schubert,
ovviamente in versione semplificata, lo acquistai proprio da “Napolitano
Pianoforti.”
Un pomeriggio d’inverno, nonostante la mia
arte pianistica sia tuttora appena mediocre, ricordo di aver trascorso in
questo negozio più di tre ore a strimpellare il Petrof marrone e lo Steinway & Sons nero. Allorché
scorgevo un smorfia d’impazienza sul titolare del negozio, me ne uscivo con la
scusa che stavo cercando la sfumatura di suono che mi avrebbe finalmente
convinto ad acquistare un modello piuttosto che l’altro.
Ebbene, quando passo di lì, non posso che
considerare la chiusura di “Napolitano Pianoforti” non già come qualcosa che
riguarda le vicissitudini di un singolo commerciante, ma, come per la chiusura
della “Libreria Internazionale” per ciò che attiene ai libri, un abbrutimento
dell’intera città.
Per la cronaca, al posto della storica
“Napolitano Pianoforti”, si è aperta un’agenzia immobiliare. Ora, se avete
bisogno di acquistare e/o cambiare abitazione, vi basta fare una puntatina qui,
in via Diaz, non prima, ovviamente, di aver acceso un mutuo allo sportello in
via Pietro da Eboli: nell’altro tempio, quindi, che è sorto sulle rovine di un
incommensurabile universo bianco e nero.
Salerno, decisamente, non è una città per
pianoforte.
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