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Visualizzazione dei post con l'etichetta Pandemia

Tra precauzioni e rischio zero

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  Diciamocela tutta, il Covid 19 continua a gettarci in uno stato di prostrazione profonda perché ha minato le nostre sicurezze. I progressi della ricerca, il benessere sociale, infatti, ci avevano persuasi che l’unico pericolo per la sopravvivenza dell’uomo potesse venire da un attacco esterno (guerre, terremoti, terrorismo). Questo non significa, beninteso, che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, non abbia dovuto fare i conti con qualche virus. Ricordo ancora con terrore, ad esempio, le lacrime di Pinuccio alla guida del Sì Piaggio trasportate dal vento nelle mie pupille che gli guardavano la schiena (“Sono perduto, mi ha mischiato sicuramente l’Aids!”). Eppure, dopo una prima fase irrazionale che materializzava untori a ogni angolo di strada, subentrava la consapevolezza che, evitando certi comportamenti a rischio, si era pressoché sicuri di scamparla: “Non mi drogo, non vado con gli omosessuali…a parte Giuseppina in odor di santità, non conosco altra donna, evito aghi e...

Certi fatti e il silenzio di Eduardo

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Chiunque ha studiato un po’ di musica, sa che il silenzio , le pause sono l’essenza stessa della musica. Senza le pause, ci sarebbe un continuo sonoro che non genererebbe alcun motivo o melodia. Eppure siamo portati a identificare il silenzio con la rinuncia, la sottomissione, il chinare la testa. Chi non denuncia un misfatto è vittima e, in molti casi, complice. Il silenzio è inazione, soccombenza, omertà. Ci sono, però, dei silenzi diversi . Minneapolis, USA. Tutti abbiamo negli occhi l’immagine del poliziotto che per nove minuti , mano nella tasca e sguardo del buon padre di famiglia, sta uccidendo un nero. Da circa tre mesi ci bardiamo con mascherine e guanti per proteggere il nostro respiro dal virus e poi, nella civilissima America, lasciamo impunemente che un poliziotto faccia morire di asfissia un afroamericano . Fortunatamente c’è stata la diffusione social del video dell’omicidio. E allora via alle sacrosante proteste in tante nazioni del mondo al grido di “I ...

Avvocati in naftalina

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Basta armarsi di un po’ di pazienza e li troverai lì, ognuno all’insaputa dell’altro, ciascuno con orari e manie diversi da quelli dei colleghi , a costeggiare i perimetri degli uffici giudiziari . Come il latitante che finirà sempre a rintanarsi in un buco di culo vicino al suo paese natio, così gli avvocati . Sì, magari li vedrai camminare a passo svelto, con la borsa similpelle dei fascicoli migliori, con l’abbronzatura di chi si è dimenato da una fumisteria del diritto all’a ltra. E pazienza se, da marzo e almeno fino a settembre, il passo svelto è e sarà quello di chi circumnaviga terre inesplorate solo per distanziarsi dal cliente dell’ “Avvoca’, ma quei soldi, ce la faccio a vederli prima di andare in pensione?”; poco male che la borsa similpelle, apparentemente abboffata come la zampogna natalizia sulla nota più grassa, è e sarà imbottita dai manualoni del ragionamento critico-numerico; peccato che l’abbronzatura color pervinca è e sarà la disperata mossa di gi...

Libertà dalla pandemia con Orlando

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Avrei tanto voluto puntare sul mio cane , ma una pappagorgia smisurata unita a un’indolenza che solo le bistecche e il ritorno del padrone possono vincere, mi hanno già da tempo fatto mettere sulle tracce di un sostituto. Non ho dovuto cercare troppo. A un tiro di schioppo da casa mia, un cane giovane e vibrante, ogni mattina, è costretto a tirarsi appresso una padrona che proprio non ce la fa a stare dietro alle sue intemperanze. Ecco, quello è il mio cane. Nei giorni scorsi, ho osservato gli orari della sua passeggiata, ho provveduto a ingraziarmi la padrona offrendomi più volte di aiutarla a portare le buste della spesa. Nondimeno, non ho smesso un solo momento di corteggiare spudoratamente il furioso Orlando . Poi, una volta certo che anche la padrona avesse approvato la mia complicità con l’animale, osservando sempre la tirannica distanza anti-covid , ho azzardato: “Signora, le dispiacerebbe se domattina vengo a prendere Orlando e lo porto un poco a sgranchirsi le zampe?” La...

La mascherina di Robertino

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Diciamocela tutta: larga parte di noi, a Salerno , in Campania, non ha avuto esatta percezione della pandemia . Al netto delle 360 e passa vittime e dei familiari che quelle morti hanno dovuto piangere (in solitaria), infatti, abbiamo vissuto un po’ il covid-19 nelle retrovie, in trincea; e questo mentre regioni e città del nord hanno visto sfilare nelle proprie strade carovane di camion militari trasformati in urne cinerarie. Io, per esempio, pur attenendomi più o meno scrupolosamente alle disposizioni anti covid, ho avvertito il pericolo di morte da pandemia come Montalbano il rischio di vedersi servire da Enzo il luccio anziché la consueta triglia di giornata: un’eventualità, cioè, alquanto remota. Tutto questo, fino al 2 maggio scorso. Nello specifico, fino a quando il commissario straordinario all'emergenza coronavirus, dottor Domenico Arcuri , non ha sbandierato in diretta tv le mascherine per i bambini : piccole fibre di poliestere su cui, probabilmente per anestetizzare i...

Giovi all'acqua pazza

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Probabilmente sarebbe bastato che l’automedica si fosse parcheggiata di fronte al civico 88 un minuto dopo il passaggio del pullman. E invece, proprio in contemporanea, l’automedica inchioda e il funzionario dell’Asl in tuta lunare è già col dito sul citofono. Dai finestroni del bus, quindici paia di occhi sgranati intessono collegamenti ostinati tra la croce rossa sullo sportello dell’automedica e il civico 88, tra il civico 88 e la croce rossa. Finché la voce occupante il sedile in fondo a destra non sentenzia: “È la figlia di Cosimo ‘o tratturista. Il virus l’ha presa.” Il tempo per l’autobus di arrivare all’ultima fermata di Giovi , che sono stati allertati proprio tutti: dal conestabile Bentivoglia “senza il qual non si move foglia”, al monumentale Cicciotto, il mastino di Ciccillo ‘o bllillo. Qualche bene informato racconterà poi che l’abnorme e contestuale traffico telefonico tra l’avvistamento dell’automedica e il fine corsa del bus, abbia shakerato la mente dei mosc...

Il paese dai frutti sull'albero

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C’era una volta un paese in cui, non appena un frutto s’adagiava sul ramo o un ortaggio s’inturgidiva al sole, non c’era esitazione che teneva: un esercito di barbari , al costo di qualche moneta al giorno, coglieva l’uno e incassettava l’altro. Poi venne l’orco con corona virulenta e, sortilegio mefistofelico, immobilizzò le braccia operose: “Ti vuoi spostar per campi? Prego, documento attestante lavoro regolare !” L’antro della tendopoli di San Ferdinando , allora, si richiuse sconfortata, in attesa che qualcuno trovasse l’ “apriti-sesamo” liberatore. E i cinquecento e passa ospiti della baraccopoli (soluzione temporanea per un bisogno permanente) rimasero lì, a piluccarsi il grappolo della quarantena : 8 persone per ogni straccio di plastica blu, per una decina di bagni complessivi. Frattanto i frutti, ormai rubizzi, se ne stavano in panciolle a ciondolar dal ramo; gli ortaggi, per non esser da meno, si stravaccavano, corpulenti e satolli, all’ombra del solco. Il con...