Non c’è tregua, nessuna redenzione. È un gorgo pestilenziale, una cloaca che alimenta squittii e occhi rossi. E non è un caso che topi intossicati da miasmi e reflui industriali fanno capolino più volte in questo libro.
Siamo in
Puglia. Vittorio Salvemini è il più scontato dei palazzinari. Dal niente, con
spregiudicatezza e spirito della fiera, mette su un impero. Ci sono ostacoli da
rimuovere, persone da persuadere, scorie da smaltire. D’altronde, ogni uomo ha
un prezzo, tutte le idee possono essere addomesticate. E Vittorio fa tutto
questo, senza accorgersi delle tossine che i corpi a lui più vicino, quelli cementizi
del complesso turis
Ma c’è
Michele: il fratellastro di Clara, il figlio di Vittorio e di una scappatella
che non ha mai chiesto niente. Che, nel risolvere i problemi di geometria, si
fermava sempre a metà del compito perché perseguiva nuove strade per arrivare
alla stessa conclusione. Michele che, a un certo punto, vive in simbiosi con
Clara e che, all’improvviso, lo troviamo a parlare da solo davanti a una
piantina della serra. Impazzisce, Michele. Poi sembra rinsavire, ma non perde
mai il filo che lo lega alla sorella oltraggiata.
Dopo la
morte di Clara, spetta a lui rendersi esecutore testamentario delle sue volontà.
È Michele che rovista nel marcio della famiglia e degli affari, ma sono Michele
e Clara, entrambi carne morta nutrita dal fallimento della stessa esistenza, a
portare alla luce la verità.
Il giudice
per le indagini preliminari rigetta la richiesta di sequestro di Porto Allegro.
La famiglia Salvemini tira un respiro di sollievo. Si prepara a riprendere la
vita di sempre, quell’esistenza apparecchiata sulle membra vilipese della
derelitta Clara.
Michele è
lì, acquattato appena ai margini del ritorno ai fasti di un tempo. Sorride, perché
sa che proprio lui, il più improbabile dei vendicatori, ha il detonatore per
far deflagrare tutto. Ormai è chiaro, solo ricacciando la bestia famelica nelle
fogne da cui la ferocia l’ha evocata, due vite, quella finita di Clara e
l’altra disadattata di Michele, potranno continuare ad avere un senso.
“Corri in
una piazza piena di colombi e li vedrai volare. Trovami il colombo che non
vola”.
Ecco,
Michele e Clara, al di qua e al di là delle rispettive esistenze, hanno smesso
di volare.
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