Bellano,
comune (reale) della provincia di Lecco, sponda orientale del lago di Como,
profondo Nord.
Vigata,
città (immaginaria) che si sfalda nel mare, sicuramente sicula, estremo Sud.
Come dire
alfa e omega, il bianco e il nero. Eppure…eppure due scrittori si sono messi di
buzzo buono e hanno costruito un ponte tra queste due località geograficamente
agli antipodi. Con esiti, vedremo, sorprendenti.
Del maestro
Camilleri, manco a parlarne. Per precetto biblico infatti, guai a nominare il
nome di Dio invano, si sa.
Per quanto
riguarda Andrea Vitali invece, parliamone, e anche tanto: medico condotto
proprio a Bellano, per ironia della sorte si accorge ben presto di saper
scrivere, e pure bene. Prima, però, di animare i polpastrelli e disperdere
inchiostro su carta alla come viene viene, capisce che deve mettersi in
ascolto. Di chi? O bella, dei mille e passa mutuati che ogni giorno, tra una
ricetta medica e un dolorino che proprio non ne vuole sapere di passare,
affollano il suo ambulatorio.
Sono voci
del popolino, pettogolezzi delle comari, “non detti” di prevosti e
confessionali, la placenta feconda che nutre la sua arte. A Bellano quindi,
così come nella celeberrima Vigata.
Anche nella
cittadina lecchese il movimento delle onde (del lago, beninteso, ma sempre di
elemento acquoso si tratta) sembra cullare le ansie, i ritrovamenti e gli
smarrimenti del popolino che si azzuffa, si fronteggia, si perdona, puntualmente
invischiato in un sorriso di pregevole fattura.
Pure a
Bellano le forze dell’ordine, nella fattispecie i carabinieri, spesso la fanno
da padrona: certo, qui non c’è il baffuto commissario Montalbano (ben presto divenuto,
nella trasposizione cinematografica, più o meno glabro e praticamente calvo) ma
c’è il prolifico maresciallo Ernesto Maccadò, coadiuvato dal brigadiere Efisio
Mannu e dall’appuntato Misfatti: sottoposti, questi ultimi, che proprio non si
possono soffrire.
Financo i
giorni torridi sembrano irradiare, pur alle opposte latitudini, zaffate di
calore similari che tramortiscono i sensi. Simili, ok, ma non al punto da
annullare le differenze tra i due scrittori che pur ci sono. Per esempio tra il
vigatese pressochè inventato dal Maestro e l’italiano, per quanto spesso contaminato
da una divertita territorialità, comunque ordinario; nella diversa concezione
delle cose sacre, laddove per Camilleri la religione ha sempre un retrogusto di
ipocrisia e negatività (“Monaci e parrini/sentici la missa/e stòccaci li rini”)
mentre per il buon Vitali la Chiesa, con le sue ineffabili perpetue e i suoi
risoluti parroci, fornisce spunti molto spesso costruttivi e decisivi per le
varie vicende che si dipanano.
Un’altra
differenza importante è che le storie dello scrittore lombardo sono ambientate esclusivamente
negli anni '20 e '30 del secolo scorso (in
pieno fascismo, quindi, che il buon Vitali non manca di scimmiottare).
Poi, a voler
spaccare il capello in quattro, ci sarebbero i riferimenti letterari per il
genio di Porto Empedocle e la frequente terminologia medica adoperata nelle
pagine del Vitali; come anche la simpaticissima fissa di quest’ultimo per nomi
del tutto desueti.
Per
concludere, leggendo il Vitali, molto spesso mi trovo catapultato in quelle
atmosfere fatte di piccole delazioni, di frasi smozzicate, di pettegolezzi alla
buona, tipiche di un substrato meridionale.
Ma non è che,
sotto sotto, il bellanese Andrea Vitali abbia qualche ascendenza terrona? E in
effetti, se si pensa che il brigadiere Maccadò è calabrese mentre il Mannu e il
Misfatti sono rispettivamente sardo e siciliano…
Com’è che
stiano le cose tra Bellano e Vigata e i due Andrea (altra coincidenza!), che
meraviglia le insolite corrispondenze della letteratura di qualità!
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