mercoledì 23 ottobre 2024

"Fermate il boia", di Agatha Christie (trad. G.M.Griffini)

L'assassino è praticamente sul patibolo. D'altronde, la morte della vecchia signora McGinty avvenuta per un colpo alla nuca con un corpo contundente pesante e appuntito, è un caso già risolto: James Bentley, pensionante della vittima in serie difficoltà economiche, viene trovato con la manica della giacca sporca di sangue e capelli, entrambi appartenenti alla signora McGinty. Il movente, alquanto misero, le circa trenta sterline nascoste in camera della signora.

Eppure il sovrintendente Spence che ha condotto le indagini non è pienamente persuaso della colpevolezza di James Bentley.

E a chi rivolgersi per esternare le perplessità su una colpevolezza che appare comunque certa oltre ogni ragionevole dubbio? Ovvio, all'ineffabile Hercule Poirot e alle sue instancabili celluline grigie.

Parte l'indagine, come sempre quando a condurla è l'investigatore belga, immersiva: si sposta sui luoghi del delitto, addirittura va a pensione in una stamberga flagellata dagli odiatissimi spifferi, e con una cucina che attenta impietosamente al suo gusto raffinato.

Poirot, con praticamente niente in mano, ha una sola traccia da cui partire: le svariate case e le conseguenti famiglie frequentate dalla vittima in qualità di domestica.

Come un rabdomante, il Nostro cerca di intercettare ogni possibile diceria, suggestione che gli possa aprire qualche spiraglio.

Nulla, almeno fino a quando Hercule Poirot non si imbatte in un ritaglio di giornale trovato tra le (poche) cose della vittima. È un articolo del Sunday Companion intitolato "Donne vittime di lontane tragedie. Dove sono finite ora?" In calce al pezzo, quattro riproduzioni fotografiche piuttosto sbiadite, evidentemente scattate molti anni prima.

Perchè la signora McGinty ha avvertito l'esigenza di conservare proprio questo ritaglio di giornale? E perchè lei, che non scriveva a nessuno e che quando lo faceva il più delle volte si serviva dell'aiuto di qualcuno, due giorni prima di morire ha comprato una boccetta d'inchiostro?

Tutta gente simpatica e perbene quella in cui Poirot s'imbatte, eppure, dalle secche del passato...già, il passato: l'investigatore decide di "andare a vedere". Squaderna le quattro fotografie delle "donne tragiche" sotto gli occhi avidi delle famiglie di Broadhinny indiziate.

Si mette ad osservare quel campionario umano alla ricerca di qualche barlume di reazione. Appena accennato, strisciante, ma qualcosa pur traspare.

Un'altra signora viene assassinata, prova inequivocabile che Poirot è sulla strada giusta. Gli indizi, stavolta fin troppo copiosi, porterebbero a una donna ma, si sa, ci sono dei nomi femminili che possono andar bene anche per i maschi.

Le tare familiari non si prescrivono. E per fortuna perchè proprio grazie a esse, l'omino belga salva il collo al povero James Bentley, smascherando il colpevole e trovando il movente. Non senza l'immancabile colpo di scena.

Ottimo come sempre, cher Hercule.

10 e non più di 10 #23

«Questo è tuo figlio, seppelliscilo».

Una borsa di 23 kg: ossa, brandelli di carne.

Ahmed,13 anni. Smembrato dal bombardamento su Gaza City.

Le mie labbra si mordono a sangue. Poi si schiudono.

L'isteria di una risata deforma il volto di un padre.

Le ossa, quel che resta della carne...e il sorriso di Ahmed?

Le carezze, i baci, il coraggio del bambino svezzato ad attentati e privazioni?

Una borsa di 23 kg, mio figlio.

La mia quota di morte.

E rido, perchè la disperazione è limitata.

"I pesci non chiudono gli occhi", di Erri De Luca

"L'infanzia smette ufficialmente quando si aggiunge il primo zero agli anni". Ma non pensiate che succeda qualcosa che ci faccia improvvisamente diventare grandi. Nossignore, si resta nello stesso corpo di marmocchio dell'estate precedente. Solo la testa tenta una ostinata proiezione fuori dal bozzolo della fanciullezza.

Eppure il decenne Erri De Luca intuisce che, oltre ai libri capaci di spalancare il soffitto del carcerato, c'è bisogno di un confronto, una dualità per saggiare centimetro dopo centimentro, anelito dopo anelito, la crescita del corpo e dell'anima. In aggiunta quindi alle chiacchierate con la mamma spesso irrorate dai suoi silenzi maturi , c'è la corrispondenza impregnata di fatica e piccoli gesti con i pescatori dell'isola. Soprattutto, però, vi è l'incontro con una ragazzina di cui l'Erri maturo non ricorda nemmeno più il nome.

Lei affascinata dal mondo animale in cui ogni gesto ha un significato e dove anche l'azione più cruenta è aliena dalla crudeltà; lui che, fin da piccolo, è alla ricerca della parola esatta, quella che può essere stanata nel cruciverba dei bagni di sole.

I due s'incontrano leggendo "frasi sismiche".

La voce narrante, ben consapevole che con l'atto di nascita si eredita la fatica impressa nello scheletro, sa cosa è in procinto di fare il piccolo decenne: quando decide che è arrivato il momento, offre il suo corpo alla cattiveria dei rivali in amore. Si fa pestare a sangue, per liberare l'anelito alla crescita imprigionato nelle pastoie del suo corpo bambino.

La tacita accettazione delle botte prese, però, non può soddisfare la ragazzina. Il suo innato senso di giustizia ha bisogno dell'accadimento riparatore: i due rivali che se le danno di santa ragione fino ad annientarsi e lui invece, costretto ad aspettare nel buio di una cabina, a guadagnarsi lo scettro della vittoria.

Arriva il bacio, "il primo frutto della conoscenza. Ed è mercurio, quella conoscenza, "un liquido sensibile alla temperatura dei corpi".

Un bacio ad occhi aperti da parte del protagonista, perchè (ormai anche l'Erri De Luca che fu è connesso al mondo animale) "i pesci non chiudono gli occhi".

Le sue mani di bambino, che nel corso degli anni verranno impregnate dall'anelito rivoluzionario, ispessite dallo sfiancante strumento da lavoro ed eternate dall'appiglio sempre sfuggente delle pareti, "imparano lo stupore del verbo mantenere". E lo fanno proprio mentre sono costrette, loro malgrado, a lasciar andar via. In questo caso, per sempre.

Ancora una volta, prima di inziare la lettura di un'opera del maestro, la matita è bella e impugnata: per cercare di assorbire, anche visivamente, i tanti pensieri che scavano dentro e segnano. In maniera indelebile.

Grazie, Erri.

10 e non più di 10 #22

Le strade appiccicose della sagra

I sentieri aggrumati delle Dolomiti

Le rotatorie scontate del supermercato

Le scorciatoie fumiganti delle ferie

I crocicchi ansiogeni delle superstrade.

Il basalto s'impregna di umori

I ciottoli lamentano separazioni

Le curve implorano requie

Gli abbrivi bramano chilometri

Le diramazioni maledicono alternative.

"L'opera al nero", di Marguerite Yourcenar (trad. M. Mongardo)

Questo libro è incentrato sulla figura di Zenone, medico, filosofo, alchimista che si trova a vivere in quel periodo turbolento e ricco di fermenti culturali, scientifici e religiosi che è il Cinquecento.

Zenone è un personaggio immaginario, sebbene siano facilmente ravvisabili in lui gli influssi di Paracelso, Michele Serveto, Leonardo (almeno quello dei Quaderni) e Tommaso Campanella.

Nella sua veste di medico, frequenta sia gli ori dei sovrani che le miserie del popolino appestato, sempre gettando uno sguardo scientifico sulle sofferenze che si trova ad alleviare. E ciò in un'epoca in cui anche nella medicina le credenze la facevano da padrona.

Ben presto, nelle sue continue e vaste peregrinationes, abbandona ogni afflato filosofico, ciascuno portavoce della propria verità, per abbracciare l'alchimia in cui tutto è messo perennamente in discussione.

Ignotus par ignotius, obscurus par obscurius ("Andar verso l’oscuro e l’ignoto attraverso ciò che è ancor più oscuro e ignoto"): questo è il principio che regola il mondo alchemico e che Zenone fa ben presto suo, ossessionato dalla necessità di "intelligere" l'oscuro e l'ignoto per antonomasia: l'animo umano.

Figura fluida (etero e omo, affascinato dalla Riforma pur rimanendo sostanzialmente invischiato nei dogmi della Controriforma, ortodosso e ciononostante incuriosito dalle varie e pervicaci sette politico-religiose) in un'epoca che impone nette prese di distanza, Zenone incarna l'anelito alla genialità allergico, per sua connotazione specifica, agli steccati dogmatici e ideologici.

A ben vedere, è il Cinquecento stesso, con le sue continue sovrapposizioni di scene colte dal chiostro e dai bordelli, dai traffici dei finanzieri così come dai miserevoli banchi di vendita, a trasfondersi nelle corde di questo riuscitissimo personaggio.

Eppure Zenone, dopo aver vissuto innumerevoli vite, sempre in fuga da qualcosa (da se stesso, dalla capillare Inquisizione, dagli insegnamenti che l'avrebbero voluto cristallizzare nei "lumi di Chiesa"), alla fine è costretto a denunciare la sua inaccettabile modernità: genio visionario, sempre in avanti rispetto al tempo in cui gli è dato di vivere.

Alla fine tutto si riduce a una scelta: ritrattare come Galilei, e quindi salvarsi. Dimostrarsi invece inflessibile come Giordano Bruno ("eretico e pertinace"), e inevitabilmente finire sul rogo.

Sullo sfondo, una terza via, sicuramente più vicina a quella di Bruno eppur diversa, che unica può suggellare la sconfinata originalità di Zenone. E lui, immancabilmente, la segue.

Eccola l'Opera al nero del titolo: la fase alchimistica della separazione e della dissoluzione della sostanza. La parte più difficile della Grande Opera che spetta a chi s'inoltra nei suoi imperscrutabili sentieri.

Dopo aver scritto, e mirabilmente, di un personaggio reale (Memorie di Adriano), Marguerite Yourcenar si sofferma sulla figura di Zenone, stavolta inventata ma altrettanto suggestiva e ricca di spunti di quella dell'imperatore romano.

10 e non più di 10 #21

«Perchè?»

«E perchè?»

«Ma perchè?»

Il grumo del mio sapere si stempera già al terzo perchè.

E tu qui a sfiancarmi con la gragnuola dei tuoi perchè.

Impietosa.

Irriverente.

Balbetto, oscillo. Cerco ardite deviazioni.

Sono solo un povero padre.

Ho appena riconosciuto i demoni della mia pochezza.

"Il medico dell'isola", di A.J. Cronin (trad. Fabrizi-Melega)

Robert Murray è un giovane e ambizioso medico scozzese.

Riuscito grazie a considerevoli sacrifici e a un' indubbia bravura ad arrivare fino al Methodist Hospital, dovrà ora occuparsi di un illustre paziente (l'enigmatico Defreece, un piantatore di zucchero che possiede gran parte dell'isola di San Felipe nel Mar dei Caraibi) raccomandatogli dal primario in persona.

Un mese, non di più, durerà l'assitenza medica al Defreece da prestare rigorosamente nell'isola. Il dottor Murray, però, non sarà solo in questo compito: verrà coadiuvato da Mary Benchley, un'infermiera che lui "trovava ripugnante con la sua aria di signorina dell'alta società e il suo comportamento fine e disinvolto".

Una volta sbarcati a San Felipe, il medico e l'infermiera non possono non accorgersi dell'aria tesa e per certi versi inquietante che avviluppa in uno il piantatore, la sua famiglia, e l'intera popolazione.

Per di più la figura del dottor Da Souza, vero plenipotenziario dell'isola, sembra acquistare, vieppiù che le agitazioni degli isolani si fanno veementi, una valenza ambigua e misteriosa.

E se la ferita da fuoco occorsa al Defreece durante il tiro al piccione non fosse stata fortuita? E se la stessa giovane moglie del possidente non fosse morta di febbre locale?

Robert e Mary capiscono, loro malgrado, di avere assunto un ruolo importante nelle vicende che si dipanano a San Felipe.

Per quanto riguarda il dottore poi, lo stesso non può evitare di apprezzare la serietà e l'abnegazione alla causa dell'infermiera. Certo, ci sarebbe pure la sua bellezza, ma qui effettivamente c'è poco da concionare, se non che...

La rivolta monta.

Defreece si sente sempre più minacciato.

Una dolorosa scomparsa spinge il dottor Murray, come in un una esiziale partita di poker, ad andare a vedere.

Al centro di tutto, man mano che gli eventi esterni si congiungono con le sorti del possidente, c'è lui, il dottor Da Souza, con i suoi piani deliranti.

Riusciranno Robert e Mary a poteggere Defreece e a venire a capo dei loschi traffici che attanagliano l'isola?

E se magari i due protagonisti unissero gli sforzi e abbandonassero le reciproche diffidenze per un'unità di intenti (non solo professionale)?

Insolito Cronin, questo de Il medico dell'isola che soggiace, almeno a tratti, alle lusinghe del thriller.