Prendi due scrittori, l'uno un mostro sacro (Camilleri), l'altro un giallista sopraffino (Lucarelli); mettici una quarantina d'anni di differenza di età tra loro; aggiungi i personaggi che caratterizzano oltremodo i due autori (l'immarcescibile Salvo Montalbano e l'arguta Grazia Negro); mesci il tutto in uno scambio epistolare in cui, divertendosi a giocarsi tiri (letterari) mancini, imbastiscono una storia avvincente.
Ecco la genesi di Acqua in bocca della premiata ditta Camilleri-Lucarelli.
Un uomo viene trovato morto con un sacchetto di plastica sulla testa. Di fianco al cadavere, ci sono tre pesciolini rossi. Accanto a questa insolita presenza, un'assenza: la scarpa della vittima. Non c'è, non si trova.
Sarà Salvo a sospettare (a ragione) che il tacco del mocassino "modello Tod's" potrebbe essere di capienza "bastevole per nasconderci tutto quello che si vuole, dai documenti ai microfilm".
L'ispettrice Grazia Negro, quindi, ben fa a non vederci per nulla chiaro in questa morte. Anche per la fretta della polizia di archiviare il caso.
Dalla lontana Bologna, una lettera arriva a Vigata: è una richiesta d'aiuto a Salvo Montalbano il quale, pur con qualche esitazione iniziale, finisce per rispondere "presente".
La morte di Arturo Magnifico merita approfondimenti.
Tra servizi segreti, una conturbante Betta che richiama troppo direttamente il pesce combattente (Betta splendens), messaggi cifrati, cassate siciliane e tortellini in trasferta, Mimì Augello in missione (più o meno segreta) e Catarella che continua a "scangiare" parole e significati, Salvo e Grazia finalmente si incontrano.
Ben presto, però, si renderanno conto che sono diventati loro i soggetti da eliminare.
Sarà necessaria tutta la sagacia di Montalbano e l'abnegazione di Grazia per venire a capo dell'intricato groviglio. Ovviamente ci riescono, ma quando si tratta di assicurare alla giustizia l'artefice della morte del Magnifico e di altre persone più o meno collegate, prendono atto di un'amara verità: che, per certi soggetti "deviati", non c'è giustizia che tenga. Occorre eliminarli. Poichè però, (quasi) tutto si può dire di Salvo Montalbano (a lui viene affidato il repulisti) tranne che sia un assassino, ci penseranno gli stessi servizi segreti a completare l'opera solo avviata da Montalbano.
Molto più spesso di quanto si immagini, i Betta splendens si uccidono tra di loro.