mercoledì 23 ottobre 2024

"L'uomo solo", di Luigi Pirandello

Il filo conduttore di questi quindici racconti contenuti nella raccolta Un uomo solo, è la solitudine dei vari protagonisti a cui si contrappongono, in un modo o nell'altro, le trame respingenti della società. Una società, questa pirandelliana, sempre pronta a marchiare ogni minimo comportamento appena appena insolito del personaggio di turno, con le stimmate della stravaganza e dell'alienazione.

C'è la novella che dà il nome alla raccolta in cui i Groa, padre e figlio, due monadi smarrite nel caffè di via Veneto, non trovano altro linguaggio comune che quello, rispettivamente, del bisogno di ritornare con la moglie amata, e della presa d'atto dell'impossibile riappacificazione tra i genitori. Il Groa padre, prigioniero di un corpo sguaiato rispetto alla delicatezza del suo sentire, capisce che per vincere la solitudine non gli resta che balzare sull'argine del fiume e farla finalmente finita.

Ne La cassa riposta una serie di equivoci, anche esilaranti, esaltano la furbizia dell'avaro Piccarone che riesce a spuntarla pure di fronte a un'evidente accusa di colpevolezza.

Il treno ha fischiato è la spiegazione che Belluca, sottomesso e mansueto computista, dà della sua ribellione. Dove gli altri vedono pazzia, c'è solo la constatazione di una realtà diversa da quella misera in cui i casi della vita, a volte, ci incasellano.

In Zia Michelina c'è la frustrazione di veder immolati i principi cardine (come l'amore filiale di una mamma adottiva verso il figlio) all'altare delle piccinerie dell'utile.

Una carrozza di un treno, i passeggeri che parlono dell'eroismo di alcune persone in costanza di eventi estremi come i terremoti. Ne Il professor Terremoto, eccolo il racconto di chi sovverte l'umano sentire: anche l'eroe che salva vite umane può indirettamente compiere il male.

La veste lunga è la certificazione di una maturità arrivata troppo presto. Per liberarsi del calcolo altrui, non resta che quella boccettina che occhieggia dalla borsa del papà che accompagna Didì a un destino segnato.

Ne I nostri ricordi si affronta il tema dell'inaffidabilità di quanto rielaborato, a distanza di tempo, dalla nostra memoria.

Quando la convinzione di tutti diventa certezza, c'è sempre un evento, un comportamento che demolisce dalle fondamenta ogni asfittica costruzione. Questo è l'argomento trattato in Di guardia.

In Dono della Vergine Maria anche l'estrema consolazione, quella della fede, non solo è fallace, ma finisce col punire i miserrimi casi del protagonista, tal Don Nuccio D'Alagna, fino a perderlo del tutto.

La verità è la logica elementare di Tararà che, davanti ai giudici della Corte d'Assise, non può che prendersela con la moglie del cavaliere, colpevole di aver rivelato la tresca tra sua moglie e il nobile e averlo, così, costretto a farsi giustizia con le sue stesse mani.

In Volare la passerotta chiusa in gabbia, allevata a privazioni e a stenti che alla fine trova la strada della libertà, diventa metafora della vita di Nenè.

Il coppo è l'ultima occasione del pittore Bernando Morasco per riscattare una vita di principi e di rinunzie. Riuscirà ad annientarsi nel funzionamento del coppo che fende l'acqua del fiume?

Delusioni e malattie sono anche lo scenario dell'altra novella, La trappola, in cui l'ingabbiamento in una forma corporea (tema tanto caro al maestro Pirandello) viene ancora una volta ad annichilire il protagonista.

Notizie del mondo è una corrispondenza singolare tra due amici, di cui quello che è rimasto qui s'incarica di notiziare delle miserie umane l'altro che ormai non è più. Eppure, in questa fedele ricostruzione degli eventi, il sopravissuto non può esimersi dal difendersi dalle illogicità della vita.

L'ultimo racconto, La tragedia di un personaggio, è l'apoteosi del "cannocchiale rivoltato": il rimedio cioè che consente a Fileno di guardare il presente da una prospettiva lontanissima, che sola può alleviare le angosce e i patemi dell'attualità.

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