martedì 22 ottobre 2024

"La collina dei delitti", di Roberto Carboni

La scelta di un libro, almeno per quanto mi riguarda, è sempre un'operazione complessa. In questo caso, per esempio, non conoscevo l'autore e il titolo mi sembrava troppo abusato. Poi nella quarta di copertina, leggendo la biografia di Roberto Carboni, ho scoperto che nel 2018 ha vinto il SalerNoir Festival.

Mi sono deciso, spinto da una sorta di curiosità conterranea, ad acquistarlo e fin dalle prime pagine, ho capito di aver fatto un buon acquisto.

Ci troviamo in un territorio compreso tra Bologna e Modena, dove sulle colline di Montebudello viene rinvenuto un primo cadavere. Ha la testa mozzata e le mani amputate con l'evidente scopo di impedirne l'identificazione. A questa prima scoperta ne fanno seguito ben altre quattro, tutte riguardanti persone uccise molti anni addietro e ivi seppellite.

Gabriele è un uomo appagato. È un architetto proiettato verso una carriera brillante, ha una moglie e una figlia piccola che ama e da cui si sente amato.

Silvia è una donna senza scrupoli, rampolla di un importante industriale, per cui le regole morali sono solo un trascurabile orpello.

Anna Paola è una ex modella di origini sudamericana che avrebbe voluto essere parte integrante di quel mondo dorato che pure ha sfiorato, ma da cui è stata ben presto espulsa.

Cosa hanno in comune queste tre persone? L'appartenenza per stato (Gabriele e Silvia) e per desiderio (Anna Paola) alla società che conta. E, dato di importanza capitale, l'aver fatto parte, involontariamente o in piena coscienza, del Klub.

In certi ambienti, si sa, l'esoterismo è un trampolino di lancio per le carriere professionali dei suoi adepti.

Il gioco, però, si spinge troppo oltre. Ci sono i Negromanti, Oduyan e Prizrak, che allestiscono messe nere, che si attardano in sadismi di una crudeltà inaudita, che praticano riti in cui non è raro che ci scappi il morto.

Il commissario Alvoni, che si spara la musica black-metal direttamente negli auricolari quando ha bisogno di pensare, intuisce che i cadaveri della collina possano avere a che fare con l'ambiente dell'esoterismo. Ha bisogno, però, di prove per condurre in porto le sue indagini.

Gabriele, dal canto suo, capisce ben presto che la notizia di quegli inquietanti ritrovamenti lo riguardano in qualche modo. Sì, ma in che maniera? Una parte del suo passato è stata rimossa. E mano a mano che l'architetto recupera brandelli di memoria, si rende conto di aver svolto, suo malgrado, una parte in quel contesto di riti magici e divinazioni.

È una Bologna invernale, questa dell'intrigante libro di Carboni, dove quello che appare non è mai quello che dovrebbe essere e dove un'antica sapienza, che passa dalle pratiche rituali al Cimitero del Diavolo in una zona della profonda Russia, viene evocata con conseguenze imprevedibili e spesso mortifere.

Alla fine il singolare commissario Alvoni dovrà accontentarsi, come direbbe il suo celeberrimo collega Montalbano, della "mezza messa" perchè, quando si toccano delle personalità che muovono ingenti capitali e dirimenti influenze, la verità non è mai piena.

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