Alfonso Nitti, giovane che avrebbe trascorso tutta la vita nel suo paesello con mamma Carolina e chissà, magari sposando Rosina, viene assunto alla banca Maller.
Si sposta quindi in città, avvertendo fin da subito la risacca della nostalgia per un mondo semplice da cui si sente improvvisamente estromesso.
Il microcosmo della banca è costellato da invidie, arrivismi, piccoli e grandi grettezze. Alfonso, con qualche velleità filosofica, si sente depotenziato. L'unica consolazione è quell'oretta trascorsa nella biblioteca comunale a sognare soddisfazioni, magari letterarie, ulteriori.
Va a pigione dalla famiglia Lanucci che punta sul riscatto, soprattutto economico, rappresentato da un possibile e auspicato fidanzamento di Lucia proprio con Alfonso. Alla fine, non solo questo fidanzamento non ci sarà, ma Lucia verrà sedotta e quasi abbandonata da un operaio che ritira ben presto la parola data.
Frattanto il Nostro è ammesso agli appuntamenti settimanali in casa Maller: Annetta, la civettuola e glaciale figlia del direttore della banca, prova anche a scrivere un romanzo a quattro mani con Alfonso di cui, a conti fatti, si potrebbe fare tranquillamente a meno.
Ben presto tra Alfonso e Annetta scoppia qualcosa che potrebbe far pensare all'amore se non fosse, da entrambe le parti, troppo contaminato con le rispettive convenienze e la reciproca incapacità di abbandonarsi al flusso degli eventi.
All'impiegato giunto dal paesello potrebbero bastare i baci e le carezze che ogni tanto i due giovani si scambiano. Francesca però, la governante che vorrebbe utilizzare Alfonso come pedina per lo scacco matto al vedovo Maller, lo spinge a osare di più.
Si passa finalmente il segno. Annetta dev'essere innamorata, ora che la sua insensibilità non è valsa a proteggerla del tutto. Dovrà convincere il papà, il fratello, dovrà stornare dal capo di Alfonso l'etichetta di arrivista.
Gli chiede di pazientare per un po'. Alfonso, dal canto suo, decide di ritornare al paese. Perchè? Perchè vule concedere il tempo ad Annetta di ricredersi, quello stesso tempo che Francesca lo esorta a non lasciar passare invano, se non vuole perderla definitivamente. Caso vuole che, una volta tornato a casa, viene a sapere della malattia della mamma.
La licenza accordata inizialmente dalla banca per quindici giorni, diventa lunga più di un mese: il tempo necessario per il figlio di raccogliere l'ultimo rantolo di mamma Carolina.
Alfonso ritorna in città e al lavoro in banca, trovando esattamente quello che si aspettava di trovare: Annetta dimentica di lui e promessa sposa al cugino.
Poco male. In compenso riguadagna la libertà del saggio.
Poi però arriva la punizione immeritata: lo spostamento alla contabilità della Banca. E lui che ha bisogno di ingolfarsi in parole e periodi che possano cauterizzare le sue ferite, si sente perduto al cospetto di cifre con le quali non si raccapezza.
Nell'intento di riportare un singulto di giustizia purchessia, offre la dote a Lucia che le dovrebbe impedire di essere abbandonata dal moroso.
Dopodichè, una volta fattosi persuaso della sua inettitudine alla vita e avendo realizzato con febbrile lucidità che "bisognava distruggere quell'organismo che non conosceva la pace", si toglie la vita.
Il tenore della lettera finale di Maller & C. al signor Mascotti è il giusto epitaffio su una vita, quella dell'impiegato Alfonso Nitti, che merita di scolorire nell'irrilevanza.
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