lunedì 21 ottobre 2024

"La setta degli angeli" di Andrea Camilleri

Nella cavagna c'è un'ottima storia, verrebbe da rispondere alla domanda che più protagonisti, non ultimo l'avv. Teresi, si pongono. Ed è una vicenda vera, questa raccontata nel libro, testimoniata da personaggi del calibro di Filippo Turati e Don Luigi Sturzo. Ma vi è di più: lo stesso protagonista Matteo Teresi, avvocato dei poveri e dei deboli nonchè giornalista, è realmente esistito. Il resto (e che resto!) ce lo mette l'arte sopraffina e ineguagliabile di Nenè.

Opera, questa di Camilleri, dalle mille corde che tutte 'nzemmula varcano la soglia del sublime.

Ma iniziamo con ordine.

Il Lettore, fin dalle prime pagine, s'imbatte nelle piccinerie e nello spirito paesano-ipocrita del circolo "Onore&Famiglia" (lessico, quest'ultimo delle denominazione, assai in voga in tempi di grami sovranismi); per poi, appena più in là, restarsene ammammaloccuto di fronte alla ottusità e alla perversione di ben sette parrini su otto del paese (sette chiese per i borghesi, una per i contadini); fino ad arricrearsi al cospetto dello spirito integerrimo dell'avvocato dei poveri e del capitano piemontese (non è rara questa contaminazione siculo sabauda nel Maestro).

D'altronde dai sette (sempre su otto) pulpiti, la cagione del colera che imperversa per le strade, è presto individuata: l'avvocato dei pezzenti, quel sovversivo in lega con il diavolo che, con il Don Chisciotte squadernato sul comodino, svela la vera, purulenta epidemia: un’unica orgia di parrini che riescono a mettere incinte più vergini minorenni e una vedova.

In conclusione, al lettore piacevolmente colpito da questo romanzo beddro e profunno, non resta altro che riconoscersi, costernato, nella capacità dell'uomo di, dopo che la chiena è passata, isarisi. Oltrechè, ovviamente, di provvedere a fare terra bruciata intorno a chi ha avuto il coraggio della coscienza specchiata in un mondo tinto assa'.

Allora come ora.

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