Critica della identità pandemica, edizioni Melagrana, è un volume che raccoglie ben quarantuno testi apparsi sulla rivista online LEF, dal marzo 2020 al marzo 2021: dal periodo, quindi, di maggior recrudescenza della pandemia fino al suo efficace contrasto.
Questo testo corale si propone come un’accurata indagine sulle dinamiche dapprima embrionali, poi via via sempre più nitide nel suo sviluppo, del Covid-19: il suo stravolgimento delle strategie sanitarie, la sfida che la pandemia, ben presto diventata sindemia, ha lanciato al nostro welfare state e all’idea stessa di politica.
Per muovere una critica accurata, però, c’è bisogno di analizzare il fenomeno e le sue ripercussioni nelle diverse fasi che lo contraddistinguono: guardare, capire, parlare, agire. E sono proprio queste le categorie in cui gli scritti vengono ordinati, a seconda del riferimento di ognuno di essi alla fase in cui l’intellettuale engagé si pone di fronte all’oggetto della sua ricerca.
Il leitmotiv dell’analisi è l’estrema fragilità dell’essere umano (la c.d. canna pensante di Blaise Pascal) che può essere annientato dal vapore o da una goccia d’acqua e, ciononostante, credersi onnipotente. Ma l’unica onnipotenza che ci possiamo riconoscere nonché permettere, chiosa il prof. Rino Malinconico, è quella del pensiero (Cogito, ergo sum) che ci attribuisce la “signoria” sul mondo. Non di un semplice “pensare” astratto o puramente contemplativo si tratta, bensì di un “pensiero combattente”, che ci fornisce la cassetta degli attrezzi anche per fronteggiare un’epidemia di proporzioni mondiali come il Covid-19.
Eppure la pandemia ci deve fungere da monito: occorre rigettare, una volta per tutte, la declinazione capitalistica della c.d. vita egotica per far spazio alla fragilità nel nostro vivere quotidiano; e dentro questa vulnerabilità, cercare la via di uscita. E sì perché, secondo gli autori di Critica della identità pandemica, una uscita di sicurezza capace di metterci in salvo, non solo c’è, ma è obbligatorio percorrerla se ci si vuole immunizzare dalle brutture e dalle ingiustizie di questa società alienata: la svolta convinta e ostinata a sinistra.
Il momento per rifondare una Sinistra veramente tale, paradossalmente, è proprio questo: quello, cioè, in cui i dogmi del liberismo sono stati sbugiardati. Si è constatato, infatti, che la tanto decantata economia moderna, se non funzionano la politica e lo Stato, non ha spazio. Ma vi è di più: si è dimostrato anche che lo Stato e la politica non sono autonomi, in quanto dipendono fortemente dalla società. Basta guardare, a tal proposito, a cosa è stata costretta a fare la politica nella fase più acuta della pandemia; e la sospensione del patto di stabilità e la chiusura delle fabbriche sono solo due esempi.
Senza contare il fatto che è il paradigma capitalistico in quanto tale a essere investito e posto sotto accusa. E ciò per la sua nefasta eppur convincente attitudine a ridurre la natura e l’umano a nient’altro che merci, commisurate tra loro attraverso i valori di scambio. Poi può capitare che si diffonda un virus mortale, e la trama e l’ordito della destra più becera si sfilaccia miseramente.
Sta alla Sinistra trovare la forza e la maniera di approfittarne, non prima di aver fatto chiarezza al suo interno, anche a livello strutturale: questo tempo fluido può ancora farsi rappresentare da una Sinistra che, parafrasando Jean Paul Sartre, si articola come una “organizzazione pratico-inerte” o non piuttosto come un più dinamico “gruppo in fusione”?
Questa raccolta di scritti, pur essendo accomunati dal pensiero progressista dei loro autori, racchiude diverse sensibilità e approcci al Covid-19 e, soprattutto, alla sua incidenza sulla società che dev’essere necessariamente rimodellata. Se non ora, quando?
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