In una Città del Messico violenta e dalle trame politiche abrasive, quattro personaggi a dir poco singolari si ritrovano al tavolo (rigorosamente notturno) del domino: il giornalista Pioquinto Manterola (responsabile della cronaca nera a El Democrata), il poeta Fermin Valencia (reduce dalle scorribande della Division del Norte di Pancho Villa), l'avvocato Alberto Verdugo (difensore di prostitute e di poveri cristi) e Tomas Wong (dirigente anarchico che si ostina a scambiare la "r" con la "elle" più per abitudine che per tributo alle sue origini).
I quattro amici continuerebbero tranquillamente a vivere di quel poco che riescono a tirar su con le proprie arti, ognuno perso nei corroboranti fallimenti che creano condivisione, se non fossero testimoni, loro malgrado, di una serie di morti insolite: un suonatore di trombone stecchito mentre si esibisce nella banda, un cadavere precipitato da un edificio, un apparente suicida...
Sullo sfondo, una conturbante vedova, un apparato militare invischiato nelle sordide trame dei ribaltamenti di potere, politici dal pelo sullo stomaco spesso quanto una fune da traino, le compagnie petrolifere in uno con le direzioni delle fabbriche ossessionate dal sistematico sfruttamento della manodopera, dell'ambiente.
Tra bicchieri di habanero, sigari chilometrici e armi che spuntano con una frequenza impertinente, la sgangherata combriccola s'imbatte, trova, tesse i fili dei vari collegamenti fino a mettere le grinfie sul bandolo della cervellotica matassa.
Dopo la scapicollata rapina in banca (!), il documento è nelle loro mani.
Le carte le dà, in questo giro di domino, proprio il giornalista Pioquinto Monterola: il memoriale che prova come le compagnie nordamericane stiano finanziando una sollevazione per provocare la secessione della regione petrolifera dal resto del paese, è a sua disposizione.
C'è solo un problema: il Governo non vuole che questo documento venga reso pubblico. E i quattro scavezzacolli, tremendamente idealisti e provocatoriamente alieni alle lusinghe del potere, stanno per far saltare il banco e compiere l'ultimo azzardo.
Non c'è somma che possa trattenerli dal farlo. C'è però la vita in pericolo di alcuni compagni e...si sa, quando agli irriverenti caballeros minacci di portar via un paio di elementi della stessa risma, tutto cambia.
Poco male, c'è sempre la lettera di ringraziamento del presidente della Repubblica per lo scampato pericolo, che dovrebbe rincuorarli.
Peccato però che il poeta invitato a leggerla, se ne esca con tali, sconcie parole: «...non mi piace esser prosaico (...), ma se non fosse monco, il signor presidente della Repubblica me l'avrebbe fatto a due mani».
Non c'è niente da fare, davvero brutti, irredimibili ceffi i personaggi (meravigliosi!) di Paco Taibo II.
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