lunedì 21 ottobre 2024

"La presa di Macallè", di Andrea Camilleri

È un viaggio iniziatico, questo del Michilino di Camilleri. Sullo sfondo, la guerra in Abissinia ("baggiana criminalata") e la presa, tra le altre postazioni, di Macallè da parte di uno sgangherato esercito imperiale ("una minchiata solenne").

Tra il padre Giugiù, segretario cittadino del Fascio che lo consacra al culto del Duce, la mamma e padre Burruano che gli inculcano il sacro furore contro le cose vastase, il picciotteddro di appena sei anni si approssima a una morale distorta e alfine omicida, suo malgrado.

Figlio della lupa, scolaro apparentemente dotato che si deve abbeverare a una fonte altra rispetto alla scuola pubblica (il professore Gorgerino che lo sodomizza in nome di un famigerato stile spartano stretto parente di quello fascista), Michilino esplora il sesso con la vedova Sucato prima di agguantarlo in tutta la sua complessità con la cugina Marietta. Il fatto è che, al sesso, il nicareddro sembra votato (angilu minchiutu): l'aciddruzzo sò, infatti, è di dimensioni notevolissime per un bambino e il suo attisarsi come un palo della luce ogni volta che sente a tutto volume i discorsi di Mussolini che erompono dal grammofono, fa di lui un predestinato alle cose tinte.

Poi ci sono i Maraventano, il padre sarto e suo figlio Alfio, che in ossequio al travisamento dell'insegnamento di Gesuzzo (Un comunista non è un omo, ma un armàlo e perciò se s'ammazza non si fa piccato), possono essere sacrificati, il primo indirettamente, il secondo impugnando il moschetto fuori ordinanza (Libro e moschetto fascista perfetto).

Il primigenio tributo di sangue al Duce, è bello che pagato. Adesso, a Michelino, resta il conto aperto con il Signoruzzu e le cose di chiesa. A tal proposito, padre Burruano e la mamma, grazie a una lettera anonima di quelle con cui, a certe latitudini, si allestiscono tragedie, vengono scoperti in una "penetrante" conversazione dal papà.

La cugina Marietta, dopo il compito di nave scuola espletato egregiamente, duna adenzia non più al dotato Michilino, ma a suo padre che conciato per le feste il parrino e cancellata la mamma dalla vita del figlio, ha bisogno di rasparsi le corna con carne fresca.

C'è un problema, però: quando ficcano un uomo maritato e una donna schetta, piccato mortalissimo è.

A Michilino, manco a dirlo, spetta il compito di rimarginare la ferita di Gesù per le cose vastase del papà e della cuscina. E lo farà in un modo tragico e pirotecnico.

L' "infanzia sabotata" di Michilino trova il suo compimento nel "Tu sei mio" del Gesuzzo che vola sopra le fiamme e dell' "Io sono tuo" del picciliddro che trase nel foco vivo.

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