Jaumà, importante manager della tentacolare Petnay, viene trovato morto con uno slip da donna infilato nella tasca.
Conclusione ovvia: qualche protettore, esasperato dall'ennesima richiesta sconcia alla sua protetta, decide di reagire in malo modo.
La vedova del manager però non è persuasa di questa conseguenzialità troppo comoda della polizia, e incarica Pepe Carvalho di indagare sul caso.
Il Nostro, che ha conosciuto Jaumà in passato, realizza subito che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti. Non foss'altro perchè il giro delle prostitute e dei magnaccia in uno con le sue dinamiche, è il territorio di caccia dell'arguto detective. A tal punto da meritare l'epiteto di "annusapatte" affibbiatogli da qualche collega malevolo.
Nel suo ufficio sulle Ramblas di trenta metri quadri, foraggiato dai pranzetti alla buona del fido Biscuter e orientato dalle dritte di Bromuro, capisce che bisogna partire dalla fotografia degli anni dell'università per venire a capo della morte del manager: un manipolo di compagni con cui, in un modo o nell'altro, Jaumà ha continuato ad avere rapporti.
Ognuno di loro, a suo modo, ha declinato (a volte fino a tradirlo del tutto) l'ideale della Sinistra, unico argine al franchismo imperante.
In una Barcellona in cui la contestazione nelle strade sembra fare il gioco dei poteri forti, nella quale si fa fatica a scrollarsi di dosso le scorie della dittatura, Carvalho costruisce la sua verità sul caso Jaumà.
Quando poi l'auto di un ispettore della Petnay viene trovata nel greto di un fiume e un vecchio commercialista di fiducia del manager gli dà delle dritte sugli ammanchi della società per la quale Jaumà lavorava, Pepe ha finalmente tutti i tasselli al posto giusto.
L'ordine, però, disturba chi vuole che le cose procedano in un certo modo, e la lezione impartita a Carvalho e alla sua Charo, sta lì a dimostrarlo.
Non resta che accettare l'invito per "uno scambio di opinioni" nella villa del personaggio che sta dietro la morte del manager e dei magheggi della Petnay.
Il disincantato Carvalho ascolta la versione del deus ex machina, corredando la sua tesi dei pochi risvolti motivazionali che non poteva conoscere.
Non c'è null'altro da sapere.
Non resta, per sottolineare la sua contrarietà al gioco che gli viene decantato, che versare il Nuit de Saint Georges del '66 direttamente sul tappeto. Sacrificio, per chi conosce la venerazione del nostro Pepe per il buon vino e il cibo, sicuramente considerevole.
Uscito fuori dalla villa faraonica, Carvalho "aveva l'intera geografia del cervello occupata dall'espressione la solitudine del manager".
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