"Le miniere dell'imperatore", di Lindsey Davis

In una Roma puntellata da funzionari corrotti, sgherri a ogni crocicchio di strade, imperatori che, quando non direttamente come nel caso di Vespasiano, passano comunque il loro tempo regale a ordire congiure e ad allestire vendette, se ne va a spasso Marco Didio Falco.

Un uomo, quest'ultimo, insensibile alle lusinghe del potere e del denaro, che vive costipato in una casupola all'ultimo piano di un quartiere popolare dove a stento un cane di media taglia potrebbe rigirarsi senza andare a sbattere sulle pareti che lo delimitano. Ovviamente con qualche affitto in arretrato, Marco Didio Falco è un buon diavolo che non disdegna di fare bisboccia con i pochi amici fidati, di unirsi con la donna del momento e di soccombere al cospetto della effervescente mamma che ogni tanto gli viene a mettere in ordine l'appartamento e a rimpognarlo.

Marco Didio Falco, di chiara fede repubblicana in una Roma imperiale fin nelle midolla, se ne va a zonzo lungo i portici del Foro monopolizzati dalle furbizie dei mercanti, quando s'imbatte in una giovane donna inseguita da alcuni energumeni.

Manco a dirlo, Didio Falco sgomina i lestofanti con qualche aiutino ed è già lì ad assumere un nuovo incarico: la difesa della giovanissima eppur conturbante Sosia Camillina.

Scopre così ben presto che Sosia è invischiata suo malgrado in una vicenda che lambisce le soglie dell'impero.

È una brutta storia di lingotti d'argento camuffati e trafugati dalla miniere britanniche che fa da contraltare a un complotto volto addirittura a spodestare Vespasiano.

Quando la dolce Sosia viene assassinata, Marco Didio Falco capisce che non troverà requie fino a quando, in un modo o nell'altro, non l'avrà vendicata. E proprio per far questo, ritorna in Britannia (l'ultima volta ci era stato era ai tempi del militare, e certamente non ne serbava un buon ricordo), stavolta addirittura facendosi passare per uno schiavo fuggito da qualche padrone influente.

È Elena Giustina, la sofisticata cugina di Sosia e figlia di un senatore al cui servizio Didio Falco si mette per raggiungere il suo obiettivo, a volere che l'investigatore faccia le sue indagini dall'interno delle miniere: è l'unica maniera, secondo Elena, perchè Marco Didio sconti la colpa per non aver vigilato sulla incolumità di Sosia Camillina.

Elena ben presto si deve ricredere sul conto dell'uomo. A tal punto che lo aiuterà in maniera significativa nelle indagini e sarà disposta anche a sciogliere i ghiacci del suo cuore per lui.

Dopo sacrifici immani nelle miniere e un abbrutimento di corpo e spirito, Didio Falco ritorna a Roma, ormai pronto a dare scacco matto ai cospiratori e a difendere, nonostante tutto, l'impero di Vespasiano.

Difesa, quest'ultima, a costo di qualche reticenza istituzionale: d'altronde, uno dei figli dell'imperatore non può essere certamente menzionato in un complotto imperiale, si sa.

Ironia, spirito romantico e guascone, quel distacco dalle lusinghe del potere e dagli allettamenti del denario, ci rendono l'ispettore ideato dalla penna felice della Davis simpatico fin da questa sua prima indagine.

Marco Didio Falco, buona la prima.

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