Di primo mattino, sulla pilaja, un gabbiano mette in scena una danza stramma. E subito dopo, firriando su se stesso, muore.
Saranno le vicchiaglie che lo rendono più sensibile, ma Montalbano è insieme scantato e meravigliato da questo spettacolo.
Nei tempi morti, continua ad attaccare turilla con la so zita, con la quale le incomprensioni hanno raggiunto il punto di non ritorno.
Ma c'è una novità: Fazio non s'arricampa al commissariato doppo 'na spedizioni in solitaria ai magazzini del porto. Gli sarà venuto il firticchio di mettersi in proprio? Sta di fatto che di lui non si hanno più tracce da alcuni giorni.
Montalbano, col cuore stritto nel più nivuro dei presentimenti, trova cadaveri catafottuti in sbalanchi che parono or ora assumere le sembianze del suo uomo più fidato.
Fortuna vuole che Fazio l'arritrovano in una galleria dismessa, firuto e 'ntordonuto a tal punto che spara addirittura alla machina dei so colleghi.
Quando la memoria dell'agente ha smesso di fagliare, Salvo viene a sapere che Fazio si sarebbe dovuto incontrare con un so' amico che s'è rifatto vivo (Manzella) dopo molto tempo in grado, a quanto pare, di rivelargli scenari tinti assà.
Dell'amico, però, nemmeno l'ummira. In compenso ci sono pischerecci che tardano a scarricare ai magazzini generali e cannocchiali puntati sul porto che vedono troppo. Senza contare il tentativo da parte di qualche fituso, non riuscito per piccca e nenti, di togliersi dai cabasisi una volta e per sempre proprio il nostro commissario. E per farlo, il mafioso di turno non esita a tirare dentro le filame del complotto pure una povera picciotta, Angela.
Alla fine della storia, dopo un sopralluogo nella casa della mattanza, Montalbano ricostruisce il (macabro) circo equestre che ha visto vittima proprio Manzella: il povirazzo, sodomizzato e torturato peggio che l'inquisizione, ha firriato torno torno alla seggia, firuto, sbeffeggiato e dissanguato. Priciso 'ntifico al gabbiano della pilaja.
Non resta che il saltafosso: Montalbano sa che per fottere la famiglia Sinagra occorre lavorare di fino. E che l'unico modo per portare dalla sua parte la donna del mafioso è prospettarle l'idea dell'esistenza di un'altra "fimmina" che proprio fimmina, almeno per ciò che attiene alle vrigogne, non è.
Assittato supra alla verandina, in compagnia di tanticchia di malinconia per il tempo malitto delle sdillusioni (" 'na botta alla vucca dello stomaco"), il commisario Salvo Montalbano cerca di acconsolarsi con "un piatto, enormi, di caponatina".
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