La premessa di questa nuova storia della regina del giallo è dei più promettenti: i corpi al sole all'isola del Contrabbandiere che eccezionalmente annoverano tra le loro fila anche quello di Hercule Poirot (ebbene sì, incredibile a dirsi, pure l'ispettore belga si lascia tentare dalle sirene agostane) sono assimilabili ai corpi allineati sui tavoli di marmo de La Morgue, l'obitorio di Parigi. A una prima e superficiale vista infatti, appaiono pressochè tutti uguali, proprio come i bagnanti che cercano requie dal caldo prendendo i bagni di mare.
Se a questa prima, lugubre riflessione, aggiungiamo il sentore della presenza del male nel luogo di villeggiatura lamentato dal reverendo Stephen Lane, il quadro è completo.
La conturbante Arlena Stuart, la classica donna per cui ogni uomo è disposto a perdere la testa, porta lo scompiglio nel clima alquanto compassato dei bagnanti dell'isola del Contrabbandiere.
È evidente agli occhi di tutti che l'ultima vittima della mangiatrice d'uomini è l'aitante Patrick Redfern che pure sarebbe innamorato della moglie, l'eterea e cerebrale Christine.
Al fascino di Arlena, però, non si resiste. E ciò nonostante in vacanza siano presenti anche il capitano Marshall, suo consorte taciturno e introverso e la figlia di quest'ultimo, la suggestionabile Linda.
Insolitamente per la sue abitudini, Arlena si sveglia presto e non fa colazione in camera: ha fretta di recarsi a un appuntamento e per arrivarvi indisturbata prega il solerte Poirot, incrociato per caso, di non fare parola di quell'incontro. Quindi sale in barca e fa rotta verso una delle tante insenature che drappeggiano la costa frastagliata.
Anche Patrick assieme alla signorina Brewster è sulla barca e sono proprio loro due a scoprire più tardi il corpo di Arlena che galleggia senza vita: strangolata con una forza che può appartenere solo a un uomo.
Con chi si doveva incontrare la donna? E chi, oltre al marito e alla figliastra, si sarebbe avvantaggiato della cospicua somma di danaro donata ad Arlena da uno dei tanti spasimanti?
Hercule Poirot è chiamato, pure nell'occasione rarissima di una sua vacanza, a sbrogliare la matassa. Il sagace ispettore intuisce da subito che si trova al cospetto di un delitto "rifinito".
Occorre mettere quanto prima in funzione le sue proverbiali celluline grigie: tra bottiglie lanciate da un balcone con l'evidente premura di liberarsi del loro contenuto quanto prima, un libro di stregoneria con l'annessa bambola di pezza i cui resti sono stati bruciati nella bocca del camino; e ancora, tra un orologio da polso manomesso per ben due volte per far credere possibile quello che il trascorrere del tempo escluderebbe, e una grotta piena zeppa di scatole di eroina (tanto per complicare un po' le cose), la mente conseguenziale di Poirot lavora alacremente.
A un certo punto capisce di aver bisogno di ricorrere agli annali della criminologia: in un altro posto dell'Inghilterra, uno strangolamento con caratteristiche oggettive e soggettive troppo simili al caso di Arlena.
È la conferma che l'ispettore attendeva e dopo una "merenda" pretenziosa organizzata con tutta la comitiva per stemperare la tensione ma che serve, a conti fatti, per mettere a punto gli ultimi dettagli, il brillante Hercule è pronto a svelare l'identita dell'assassino e il movente.
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