In questa storia, a richiedere i servigi dell'infallibile Hercule Poirot, è la signorina Mary Lemarchant.
Si tratta di un'indagine a ritroso che viene affidata all'investigatore belga: Carolina Crale, la mamma di Mary, ben sedici anni prima, ha ucciso suo padre, il celebre pittore Amyas.
Questo almeno raccontano gli atti processuali. Eppure c'è la lettera che la presunta assassina avrebbe scritto a sua figlia poco prima della condanna, in cui si proclama innocente. E ciò nonostante il suo atteggiamento processuale sia stato a dir poco remissivo e abbia dato la netta impressione di aver accettato la condanna quasi con sollievo.
Cosa si cela dietro questa faccenda? Pane per i denti di Poirot.
Nella sua mente affiora così una filastrocca; e più cerca di cancellarla, più la stessa gli si imprime con pervicacia: "Questo porcellino andava al mercato/questo porcellino se ne stava a casa/Questo porcellino mangiava l'arrosto/questo porcellino gridava ahi...ahi...ahi..."
Adesso occorre incontrare i protagonisti di quello che ufficialmente è il più classico dei triangoli amorosi finito male: Amyas, la bellissima e troppo giovane modella Elsa Greer che posa per il canto del cigno del pittore, e sua moglie. E come nei più suggestivi drammi d'amore, spunta il veleno, nella fattispecie la coniina, pronto a districare i nodi che la volontà umana non sa sciogliere.
Questo giallo, considerato dalla critica una delle migliori storie di Agatha Christie, si basa su un duplice piano d'indagine: quello classico delle fonti dirette e l'altro delle memorie che i personaggi principali scrivono per Poirot, allo scopo di ricostruire i momenti che hanno preceduto e seguito i tragici fatti avvenuti ad Alderbury.
Introspezione psicologica, attenzione maniacale anche al particolare apparentemente più futile e colpo di scena per il Lettore: quest'ultimo, infatti, fino a poche pagine prima della conclusione, crede di aver capito chi sia l'assassino salvo poi ricredersi e convergere verso l'esito che appariva troppo scontato in partenza.
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