"Aceto, arcobaleno", Erri De Luca
Aceto, Arcobaleno. Una casa di pietre antiche, di quelle che biascicano solo consonanti perché "la voce della materia non usa vocali". Una ragnatela di lampi a secco, "micce di luce" che infilano le terminazioni nervose, percorrendole tutte come un circuito elettrico. Un uomo, il fantasma di una presenza che testimonia ricordi . Questi sono gli elementi che tratteggiano l'incipit di Aceto, arcobaleno di Erri De Luca . E da tutto questo, con la solennità propria delle memorie che diventano congedo , la casa prende le mosse per rievocare la vita degli ultimi ospiti. In Aceto, arcobaleno c'è il compagno che ha "noleggiato il corpo a ore" come operaio in fabbrica, in edilizia, come facchino. Fatica fisica , per intenderci, ma sempre e comunque al riparo dell'etichetta impropria di lavoro manuale; impropria perché "non è nelle mani la fatica" bensì nel dorso: "è lì che si accumula lo sforzo." Ed è proprio un r...