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Il Nostro Prof Vincenzo Buonocore

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Correva l’anno 1998. Superati gli esami più attinenti ai miei “studi classici ardenti” che alla professione di avvocato , mi accingevo a sostenere diritto privato. “ Istituzioni di diritto privato !” -   mi avrebbe folgorato, per omnia saecula saeculorum , il Nostro. Lungo i corridoi della facoltà di giurisprudenza , l’implume studente che ancora doveva passare sotto le forche caudine dell’esame di istituzioni di   diritto privato A/L, vivacchiava accartocciato nella paura ancestrale della collera del Nostro. Per chi, invece, avesse superato la tremenda prova, il futuro radioso di una vita professionale gli si schiudeva come bocciolo al primo raggio di sole. “Diritto privato mezzo avvocato!” Ecco, per l’appunto: poiché dovevo pur legittimare la borsa di pelle regalatami dal nonno ancor prima dell’immatricolazione all’ università , occorreva sostenerlo, ‘sto benedetto esame. E per farlo, era necessario seguire il corso, nonostante quello che si diceva del Nostro con il ...

A Capitignano, lo scrigno della Biblioteca “J. Frusciante”

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In questo giorno appiccicoso di caucciù , di quelli a cui cerchi di scampare con il refrigerio della collina, sono venuto qui, a Capitignano. È appena passato ferragosto. In attesa di riprendere il lavoro mai del tutto abbandonato, vago di ombra in ombra lungo la suggestiva piazza Giovanni Paolo II. Mentre il retrogusto del caffè sorseggiato al bar “Nuovo Millennio” interroga l’amigdala sull’ultima volta in cui sono venuto a Capitignano , da un malchiuso portone, eccola la scritta tentatrice più delle settantadue vergini  del Corano: Biblioteca Comunale “Jack Frusciante.” Mi affaccio sulla soglia. Al vedere tutti questi libri che se ne stanno impettiti, tronfi della loro indispensabilità, negli scaffali che tappezzano la sala, ho un attimo di esitazione. Così, per evitare di sborsare le cinquanta lire al gelataio di Totò sceicco che poi si rivelerà un fottuto miraggio, mi do un generoso pizzicotto sul braccio. Pericolo scampato: nonostante la controra e gli stras...

"I Pitard" di G. Simenon

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Prendete un vecchio lupo di mare, il capitano Emile Lannec. Mettetelo nella condizione, dopo tanti viaggi e traversate a servizio di altri, di avere finalmente una nave sua. Certo, ci sarebbe il particolare che la firma di garanzia per la restante somma necessaria all'acquisto, sia proprio quella della vecchia suocera, la signora Pitard , ma...l'essenziale è avercelo, un legno proprio, che ti possa far solcare i mari, non vi pare? E allora via, barra a dritta, e il Tonnerre de Dieu ...come? Ebbene sì, la nave si chiama proprio così, come la bestemmia preferita ( Tonnerre de Dieu, per l'appunto) del capitano. Se vi meravigliate del suo ardire è perchè non conoscete la burbera spontaneità di Emile Lannec. Ma non meniamo il can per l'aia. Mathilde Pitard , sua moglie, viene ben presto a scompaginare l'equilibrio sulla Tonnerre de Dieu. Non riesce ad accettare i modi spartani, le abitudini "alla buona" che governano fin dal romanzesco quindici u...

"Numero Zero", di Umberto Eco

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È una redazione raccogliticcia, un rassemblement di nuove e vecchie disillusioni, quella messa in piedi dal dottor Simei. Missione? Confezionare dodici " numeri zero ", uno per ogni mese dell'anno, disposti a dire la verità su tutto.  Piccolo particolare: il giornale verrà stampato in pochissime copie, quante ne basteranno al commendatore Vimercate, editore di "Domani" , per dotarsi di una probabile arma di ricatto . Secondo il suo convincimento, infatti, sarà sufficiente dimostrare di essere in grado di mettere in difficoltà qualche pezzo grosso, per entrare nel salotto buono della finanza, delle banche e dei grandi giornali . Ovviamente, l'esperimento riuscirà solo se nessuno, a parte il Commendatore, Simei e Colonna, saprà che il giornale non vedrà mai la luce. Tutti, compresi i collaboratori, dovranno pensare che "le rotative scalpitano." È un giornale, in soldoni, ricavato dalle notizie pubblicate su altri quotidiani e prontamente di...

Se una notte d'inverno uno scrutatore

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Eppure avrei dovuto intuirlo. La mala parata allestiva il suo teatrino di cattivi auspici sul pollo strafocato da Gerardo il venerdì sera. Già, proprio il mio venerdì di passione . Solo adesso, però, mi ricordo degli auspicia pullaria e del quattro tondo tondo rimediato al ginnasio per avermeli scordati. Gli auspici che si prendono osservando il modo di mangiare dei gallinacei... Allora come ora (e avrei dovuto ben capirlo, cazzo!), è proprio il modo di mangiare dei polli che rivela scenari. Poco importa se, in questo marzo del duemiladiciotto, il mangiare da monitorare per trarre vaticinii non è quello dei polli ma di chi se li mangia, 'sti fetenti di pollastri : occorre avere la mente pronta a raccordare le diverse epoche storiche. <Non puoi dirmi di no. Lo sai che ho bisogno di questi duecento euro. La provvidenza ("cazzi suoi no, eh?") ha fatto dare forfait al presidente nominato . Ora, in sostituzione, ci sto io. E senza...

"La paura di Montalbano", Andrea Camilleri

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Montalbano, macari l'Andreuzzo Camilleri, to' criatore, s'è addivertito a farti fare l'opira de' pupi. Gli episodi in cui ti trovi a firriare capitolo appresso a capitolo, infatti, sono addirittura cinque, in questo libro! In un vidiri e svidiri ti trovi assugliato, in Giorno di febbre , da una febbre malitta e da un termometro che, malgrado la tambasiata casa casa, non s'arrinesci a trovari. L'unica è passare alla farmacia di Vigata. Ma qui, Montalbano mio, vai per attrovari un termometro e ti trovi a soccorrere 'na picciliddra colpita per sbaglio da un colpo di revorbaro. Manco il tempo di catafotterti a soccorrerla che un barbone, agginucchiatosi allato alla nicareddra, con troppa perizia le dona adenzia. E a te, Salvo Montalbano, affascinato dalla calma e dalla precisione dei movimenti del barbone, la cosa ti feta d'abbrusciato. Ti avvicini per spiargli qualcosa ma lui t'implora di farlo andare via, che vuole restare per tutti un ...

"La doppia vita dei numeri", Erri De Luca

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Erri De Luca, irretito da due commedie di Eduardo ( Le voci di dentro e Ditegli sempre di sì )  dalle quali "nessun napoletano può prescindere", si cimenta pure lui nel teatro Si apre il sipario. Siamo a Napoli dove ogni rituale è un'esibizione, il posto in cui perfino sulle navi borboniche veniva ordinato di "fare ammuina." Un fratello, alter ego dello scrittore , che guarda disincantato dalla finestra la piedigrotta allestita per il capodanno. La sorella, caparbia tessitrice di atmosfere, che costringe il fratello a fare pace con la sua napoletanità. Al centro della tavola una tombola che, come per incantamento, prende vita. Ci sono due giocatori per quattro cartelle ciascuno: due per il fratello che ne prende in consegna altre due per il padre; due per la sorella, che si sente in dovere di "guardarne" altrettante per la mamma. E sì, perché la tombola è il contrario del sogno. Nella tombola si estrae dal panariello il numer...