"Povera gente", di F. Dostoevskij

A ventidue anni Dostoevskij è promosso ufficiale ma, affascinato dall'universo altro che i suoi autori preferiti (tra gli altri Pukin, Byron, Scott, Hugo, Schiller, Shakespeare) gli lasciano intravedere, rinuncia alla carriera militare per darsi anima e corpo alla letteratura. E mentre si arricchisce l’animo con frange d’infinito, s’impoverisce la scarsella che ben presto gli mostra, disarmata, il fondo della cucitura. Che fare, allora? Il giovane Dostoevskij riesce a sfamarsi con qualche traduzione che di tanto in tanto gli affidano. Ben poca cosa, a dirla tutta. Proprio in questo contesto di estrema povertà allora, nasce Povera gente , uno “studio magistrale sugli uomini” ( Zweig ). “La sua più grande umiliazione, la povertà, lo ha (il capolavoro, ndr) generato; l’amore delle sofferenze, l’infinita pietà del male altrui, lo ha benedetto.” Dopo non poche titubanze, Dostoevskij affida il manoscritto al poeta Nekrasov affinché lo es...