L’hombre guapo di Paco Ignacio Taibo II, è Tony Guiteras. Sì, d’accordo, ma chi è Tony Guiteras?
Ecco, proprio per dare rilevanza ad una figura che, al di fuori di Cuba, resta pressoché sconosciuta, l’autore si è deciso a scrivere questo libro. Ed infatti, all’ennesimo “Tony chi?” sentitosi “rispondere”non appena Paco Taibo affermava che le più importanti figure rivoluzionarie dell’America Latina erano Pancho Villa, Che Guevara e Tony Guiteras, lo scrittore ha avvertito l’esigenza di fare uscire da un immeritato cono d’ombra la figura dell’hombre guapo Tony Guiteras.
E inizia dall'aggettivo “guapo”, la narrazione dell’ottimo Paco. E sì perché lo spagnolo, da lingua “perversa” qual è, usa il termine “guapo”, ad esempio, con il significato di “audace”, come a Cuba e in Venezuela; ma anche con quello di “bello”, “virile”, come in Messico e in Spagna. Nella zona costiera della Colombia, invece, il termine “guapo” è sinonimo di “buono”, “benevolo”, mentre in Argentina, alla versione cubana, si aggiunge la valenza di “forte”, “resistente”.
Ebbene, per Paco Ignacio Taibo II, Tony Guiteras racchiude in sé tutte le accezioni dell’aggettivo “guapo”.
Il Nostro nasce, per ironia della sorte, lui che sarebbe stato definito dal Time “il più anti-nordamericano e il più antimperialista” di tutti i dirigenti cubani, “in un villaggio dal nome quasi impronunciabile” degli Stati Uniti nel 1906; e, sempre in ossequio a quell'ironia di poc'anzi, verrà chiamato Tony, diminutivo inglese di Anthony.
Malgrado il fisico non proprio da granatiere (“Era piccolo, magro, labbra sottili e grandi orecchie”) e l’aspetto non precisamente da adone checché ne pensi il generoso Paco Ignacio Taibo II (“Aveva un difetto agli occhi, un leggero strabismo”), Tony Guiteras esprimeva, in ogni suo atto, un’energia senza limiti. Lavorava giorno e notte. E soprattutto, per quanto riguarda il carisma,
“FIN DALLA PRIMA STRETTA DI MANO, CATTURAVA CHIUNQUE (…) GRAZIE ALL'INNATA CAPACITÀ DI COMPRENSIONE, ALLA SUA BONTÀ D’ANIMO, SCEVRA DA OGNI SENTIMENTALISMO, CON QUEL SUO CARATTERE RADICALMENTE VIRILE E RAZIONALE. AFFASCINAVA LA FERMEZZA DEI SUOI PROPOSITI, UNA COMBINAZIONE PORTENTOSA DI PERSEVERANZA ED IDEALISMO. GUITERAS GUARDAVA IL PRESENTE E PENETRAVA IL FUTURO, CON LA LUCIDITÀ DEL SUO RAGIONARE INFONDEVA LA CERTEZZA DI TROVARSI DI FRONTE AD UN UOMO TEMERARIO (…), INCORRUTTIBILE, DEL TUTTO INDIFFERENTE AL PROPRIO DESTINO.
Studente di farmacia, discreto pianista, fin da subito si trovò ad opporsi alla dittatura di Machado, “macellaio di mestiere che aveva soltanto tre dita nella mano sinistra e tutte e cinque nella destra”, vincitore delle elezioni presidenziali del 1924.
E da questo momento in poi, a Cuba, si susseguono, come in un mitologico scontro tra il Bene e il Male, personaggi positivi (tra gli altri, oltre a Guiteras, Ruben Martinez Villena, Pablo De La Torriente, le tante donne guerrigliere, etc.) e negativi (Machado, per l’appunto, l’ambasciatore americano Welles, Fulgencio Batista, etc.)
Dopo Machado, destituito anche per l’opera instancabile dell’hombre guapo, Paco Taibo passa all'esame della figura di Ramon Grau e della sua presidenza.
Il nuovo presidente entrato in carica nel 1933 capì subito che per svoltare davvero rispetto alla dittatura di Machado, aveva bisogno di uomini come Tony Guiteras che, infatti, fu prontamente nominato ministro dell’Interno.
Il governo Grau, grazie all'iniziativa e alla caparbietà politica di Tony Guiteras, varò un ventaglio di riforme che avrebbe finalmente consentito a Cuba di uscire dalla miseria economica e politica in cui l’aveva precipitata Machado. Tra le altre, ricordiamo la riforma che concesse il diritto di voto alle donne, quella che espropriò i beni accumulati da Machado in maniera fraudolenta; e ancora, la riforma della giornata lavorativa di otto ore, quella del salario minimo di ottanta centesimi per i braccianti e di un peso per gli operai dell’industria, la riforma che aboliva la tassa sul riso prodotto a Cuba e quella per migliorare le abitazioni dei contadini, stanziando fondi allo scopo di ridurre la mortalità infantile dovuta alle carenti condizioni igieniche.
Insomma, il governo di Ramon Grau riuscì a portare a compimento, in larghissima parte, la rivoluzione agognata dall’hombre guapo.
Tuttavia, come spesso accade nella Storia, nei gangli di questo governo illuminato venne ad annidarsi il nemico della primavera cubana: Fulgencio Batista, l’apprendista sarto di un tempo che abbandonò il mestiere “perché non conosco nessuno che è diventato famoso in questa professione”; quest’ultimo, prima attraverso il Presidente Mendieta, poi in prima persona, azzerò le conquiste della rivoluzione e precipitò Cuba in una sanguinosa dittatura.
Proprio combattendo ancora una volta a fianco della libertà, contro il colonnello Fulgencio Batista e la sua politica volta a far ripiombare Cuba nel medioevo del protettorato americano, Tony Guiteras trovò la morte giovanissimo, nel 1935.
Nelle ultime pagine di questo entusiasmante romanzo, Paco Ignacio Taibo II traccia un parallelo tra la figura di Tony Guiteras e quella di Ernesto (Che) Guevara de la Serna. E scopriamo, così, che sono tanti gli aspetti che hanno in comune questi due rivoluzionari: dall'origine straniera di entrambi (rispetto a Cuba), alla presenza, nella loro vita, di un male (l’asma per il Che, la paralisi del lato destro del corpo e il tumore nel piede per Tony) che dovettero affrontare con una non comune forza di volontà; e ancora, dalla influenza per tutti e due di una madre colta e progressista che influirà enormemente sulla loro formazione, alla vorace lettura di romanzi di avventura (Salgari, Cooper, Verne). Infine, conclude Paco Taibo, “entrambi uomini d’azione, con quella vocazione a far sì che i fatti giustifichino le parole e non viceversa”.
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