Leggendo quest'opera, una congerie di riflessioni, e della più disparata natura, si incolonnano pronte a essere sviscerate: una relativa al rapporto che s'intuisce assai tenero tra l'invitto Generale e la sua nipotina, la scrittrice Giuseppina Romano che, appena diciassettenne, ha raccolto questi episodi dalla viva voce del nonno; l'altra, attinente all'integrità morale e allo spirito di sacrificio propri dell'Avezzana la cui figura solo un'epoca fertile e feconda di spiriti magni (suo coetanei e amici sono personaggi del calibro di Garibaldi, Mazzini, etc.), ha potuto relegare in secondo piano ("eroe in penombra"); ulteriori riflessioni meritano la generosità e l'abnegazione per l'ideale (la Patria libera) di Giuseppe Avezzana e di tanti altri protagonisti che, col senno di poi, commuove davvero in questi tempi grami in cui l'interesse personale la fa da padrona.
Come non lasciarsi stupire, infine, da una vita, quella del Generale, a tal punto ricca di avvenimenti (e che avvenimenti!), da "riempire" almeno una mezza dozzina di vite "normali"? Proprio per evitare smarrimenti e smottamenti lungo un'esistenza così complessa, preziosa è la guida di Floriana Basso (l'autrice della prefazione) che riesce, con l'essenzialità del tratto sicuro e mai banale, a non farci perdere la rotta nel mare procelloso della vita del Nostro.
In via esemplificativa e non esaustiva, troviamo l'Avezzana giovanetto già protagonista nella prima campagna di Napoleone (1812-1813). Subito dopo è nella sua Torino, mentre combatte lo "straniero invasor" nei moti del 1821. Giunge quindi in Spagna, sempre schierato a difesa degli ideali liberali. Da qui, vi è l'approdo in Messico e addirittura la fondazione delle città di Tampico (1829). Lo ritroviamo a New York dove sposa la sua prima moglie Mary (in seguito deceduta per una rovinosa caduta da un'altezza considerevole; convolerà a seconde nozze con la cognata più piccola, anch'essa scomparsa prematuramente) che gli donerà una nidiata di figlioletti.
Il richiamo della derelitta Patria però, è più forte degli affetti, pur monopolizzanti, della famiglia.
Parte per l'Italia, ed è già a Genova schierato a sua difesa; quella stessa Genova che sarà costretto ad abbandonare, non prima di averne ringraziato la popolazione con un toccante commiato.
Un'altra meta italiana lo aspetta: Roma e la sua repubblica, in cui ricoprirà la carica di Ministro della guerra e della difesa. E soprattutto nell'Urbe si solidifica il rapporto di stima e amicizia con Giuseppe Garibaldi; lo stesso Garibaldi che, allorquando da deputato nel 1879 gli fu offerta una corona di lauro per l'anniversario del 30 aprile 1849, la respinse inviandola proprio al nostro Giuseppe Avezzana.
Con l' "Eroe dei due mondi", il Generale partecipa alla battaglia del Volturno.
Schierato alla Sinistra del Parlamento, viene nominato deputato in ben cinque legislature, rappresentando anche il collegio di Capaccio. Una delle sue figlie, Felicita, sposerà il commendatore Francesco La Francesca (che ha ospitato Garibaldi nel suo palazzo di Eboli).
Il lascito del Generale Giuseppe Avezzana alle future generazioni è uno sprone a battersi sempre, oltre che per la Patria, per gli ideali ancora in grado, malgrado continuamente corrosi da una retorica d'accatto, di giustificare un'esistenza. E in queste memorie, narrate dalla Romano con la musicalità e la ricchezza proprie dell'italiano di fine Ottocento, ne è ben presente l'eco.
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