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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

A Salerno, sostiene una fontana

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Questa è la testimonianza di…una fontana ! Sì, proprio così, di una fontana. C’è qualche problema? No perché pontificano i ciucci, declamano i volponi, parlano i muri, e quindi non vedo il motivo per cui una fontana, perlopiù di un certo lignaggio vista la sua stretta parentela con il Grand Hotel Salerno , non sarebbe legittimata a parlare. Basta. Parlano pure le fontane, lo decido io. Lo stesso io che, da cronista democratico (quel che fingo d’essere e non sono), l’ascolta. E raccogliendo la sua esperienza, ve la trasmetto. La fontana in questione è, dicevo, quella allocata nei pressi del Grand Hotel Salerno, nel piazzale Salerno Capitale . Orbene, dovendo intervistare una fontana, mi sono abbigliato di conseguenza. Per la precisione, stivali fino al ginocchio e impermeabile a sette strati con cappuccio. Grande è la mia sorpresa allorché, così “concertato”, ho assistito alla materializzazione di un controsenso: una fontana che non scorre . <Eh,   per l’appun...

Chi ama Napoli?

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Il carabiniere al posto di blocco, di qualsiasi regione d'Italia ma anche di Napoli , avverte il freddo del grilletto che gli s'ingigantisce nell'animo. Lui non ama Napoli perché chi è in servizio a Napoli, con i nervi tesi come lame di rasoio e i sensi pronti a deflagrare al primo barrito di marmitta, si convince che è lì per una colpa da scontare. E non si può amare una città che ti fa sentire colpevole. Il ragazzo con lo zaino in spalla, asfissiato dalla rassegnazione di persone e strutture , cerca il senso del libro per le vie di fuga dei vicoli bui. Lui non ama Napoli perché chi studia a Napoli, tra guadagni facili di vie diverse e difficoltà nel declinare la propria dignità, capisce che dovrà cullare i suoi sogni lontano da Napoli. E non si può amare una città che sai già che non avrà scrupoli ad espellerti dal suo seno. Il disoccupato onesto , che non vuole seppellire la sua intelligenza sotto la coltre di mitra e di morti frantumati in polvere, ...

"Vivere per raccontarla" di G.G.Marquez

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Compri un libro del genere, e ti aspetti la genesi e il disvelamento di un talento letterario puro. C'è anche questo, beninteso, nel romanzo Vivere per raccontarla , ma solo come tassello di uno stupendo in quanto magico mosaico; ancora più magico perché, questa volta, reale. E vieni a scoprire, così, che è reale proprio perché magico, il sacco di ossa dell'antenata che segue gli spostamenti della famiglia; magico perché reale, il quartiere di filo spinato della zona bananiera che in Cent'anni di solitudine "proclamò con bandi solenni l'inesistenza dei lavoratori"; e ancora magico e allo stesso tempo reale il colonnello Marquez che assumerà il nome di Buendia dal personaggio della copertina di un libro. Poi la povertà , vissuta come un'opportunità, che sembra cullare il talento di Marquez che solo relativamente tardi riesce a conservare qualche "barca a remi" oltre che per la famiglia, anche per sé; e ancora il viaggio sul fiume Magdalena ...