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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

“La chiave d’oro”, di Giovanni Verga

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Ho riesumato questa raccolta di novelle dalle secche ginnasiali . Mi sono lasciato cullare (ogni sera, per un mese circa) dalle fantasticherie dello scrittore; dal brulicame nero e indistinto dei personaggi ; dai paesaggi con le allodole nel piano, i passeri sul tetto, le foglie e i nidi nelle siepi della Sicilia nonché dagli squarci a lume chiaro del gas di Milano. In questo articolo, però, voglio concentrarmi su uno solo di questi bozzetti del Verga, La chiave d’oro . Trattasi di “una delle novelle più belle e delle meno conosciute” (L. Sciascia ) dello scrittore siciliano che, ciononostante, per i motivi che tenterò di illustrare qui, è di capitale importanza nella produzione verghiana. Breve riassunto: la novella si apre con la figura del Canonico che, dopo cena, sta recitando il rosario insieme a un gruppo di donne. All’improvviso, una schioppettata nella notte squarcia la litania usuale. Il prete, allora, al sentire bussare al portone con un sasso, pallido come il berrett...

Greta e Vanessa: se la sono cercata?

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Greta e Vanessa. <Se la sono cercata!> <Volevano fare del bene? Embe’, c’è bisogno di andare fino in Siria  per farlo? In Italia ci stanno un sacco di poveri cristi che avrebbero tanto bisogno di aiuto>. <Invece di fare le crocerossine, pensassero a non mettere nei guai la famiglia e l’intero Paese !> Greta e Vanessa. < 12 milioni di euro per assecondare la voglia di due sciroppate di fare le salvatrici del mondo?> <Io, per me, le avrei lasciate con i loro amichetti siriani, magari si divertivano di più e non ci facevano spendere tutti ‘sti soldi!> <Fossi io il padre, le pesterei a sangue fino a far passare loro ogni voglia di rovinare la famiglia e l’Italia.> Greta e Vanessa. Avrebbero potuto spendere il tempo tra shatush e tatuaggi . Avrebbero potuto trascorrere le ore in fila per l’acquisto dell’ultimo iPhone . Avrebbero potuto dare un senso alle loro giornate declinando all’infinito la vacuità di “ Uomini ...

Due uomini armati in satira

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Due uomini armati fino ai denti, con i proiettili eccitati all’idea dell’esplosione imminente, irrompono in una redazione di giornale In qualsiasi altra redazione di ogni diverso giornale del mondo, i due uomini avrebbero provocato una carneficina. Due uomini armati fino ai denti, con l’odio bramoso di essere vomitato sui cani infedeli, irrompono in una redazione di un giornale… satirico: Charlie Hebdo . In questa redazione di siffatto giornale, i due uomini avrebbero voluto provocare una carneficina. Le cose sono andate diversamente . Il 07 gennaio 2015, due uomini hanno scelto il giornale e la redazione sbagliati . Fanno irruzione, con “geometrica potenza di fuoco”, in una sala vuota. Certo, ora è facile parlare di due sprovveduti che lasciano la carta d’identità in macchina ; che hanno sbagliato l’indirizzo della redazione. Troppo facile ricorrere al dilettantismo di due uomini che, in un altro giornale, in una diversa redazione, avrebbero potuto uccidere 12 p...

Furto “voluminoso” e frase memorabile

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Furto “voluminoso”: un ex dirigente di azienda di sessant’anni è stato sorpreso a rubare Riportata così, la notizia del furto ha ben poco di originale. Massimamente, poi, in un periodo in cui i mezzi economici sono ridotti al lumicino e quindi le giustificazioni di un furto sempre più a buon mercato. Eppure vi devo confessare che se una ruberia, di per sé ovviamente sempre deprecabile, potesse essere “abbuonata” e/o addirittura incoraggiata, ebbene, sarebbe proprio questo uno di siffatti casi. E sì perché il Lupin in questione non è stato “sgamato” a sgraffignare soldi, rolex, autovetture o portafogli. Nossignore. L’impunito è stato colto in flagranza mentre portava via…libri . Già, proprio di libri si tratta. Ma vi è di più: alla domanda delle  allibite  forze dell’ordine, a tal punto (immagino) da bruciare la prima (perché rubi?) e passare direttamente alla seconda domanda (per quale motivo dei libri?), il contrito ex dirigen...

Il respiro di Napoli (su Pino Daniele)

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Il respiro di Napoli, arrochito dalla pietra lavica del Vesuvio, affannato dai miasmi dei roghi tossici, eternato dagli squarci di storia infinita… …e ancora, il respiro di Napoli, cullato dall’ adda’ passà ‘a nuttata , raccontato dai vicoli stesi al sole , immillato dalla musica delle contaminazioni …: ebbene, il respiro di Napoli è venuto, ancora una volta, meno. Nei polmoni abusati eppure capaci di sempre nuovi immagazzinamenti di vita, vi è stato un momento di pucundria . Una pausa che ha atrofizzato, sia pure solo per un attimo, gli alveoli che incamerano l’ addore ‘e mare e lo trasformano in mille culure . Il respiro di Napoli si è strozzato in gola. È morto Pino Daniele. Per trenta secondi, la città si è cristallizzata in un dagherrotipo del tempo presente, eppure già imbrigliato nel passato di un’assenza. Napule è ‘na carta sporca… Ogge è deritto, dimane è stuorto, e chesta vita se ne và… E nui passammo e uaie e nun puttimmo suppurtà...