Liceo Classico, requiescat in pace
Adesso c’è la statistica a certificarne l’agognata morte: solo il 5,5% delle nuove iscrizioni on line 2015-2016 sono incanalate nel solco, un tempo magnus et magnificentissimus, del Liceo Classico.
E finalmente, direi.
Che c’ho io contro il Liceo Classico? Tutto.
E basta, nell’ordine, con gli occhialuti sgobboni sempre pronti a biascicare perifrastiche e ottativi; con i chiattoni (e per forza, con tutte quelle ore passate, inchiavardati sulle sedie, a tradurre versioni!) che se ne vanno in giro con ‘sti mastodontici e anacronistici IL e Il Rocci (rispettivamente vocabolario di latino e di greco); smettiamola con gli studentucoli precocemente stempiati, eternamente sudaticci, della Grecia “culladellacultura” (che mo la voglio vedere, la Magna Grecia, a filosofeggiare nell’agorà, con le pezze al culo cucite e scucite da Tsipras, novello Penelope); con gli snob smidollati delle esse mosce e delle erre arrotate sul mantra del “noisaremolaclassedirigentedelPaese”.
La Storia finalmente ha pronunciato il suo verdetto: la mala pianta degli studenti del Liceo Classico rappresenta la genia dei nuovi vinti, destinati come sono a chinare il capo al cospetto della fiumana del progresso.
Troppo “pensanti” (il danno che fa ‘sta filosofia!) per far correre il rischio agli imprenditori del ghe pensi mì di assumerli. Eccessivamente rimbambiti dalla democrazia ateniese e dallo ius latino per rischiare di candidarli finanche alla direzione della bocciofila di quartiere.
Maledettamente abituati a leggere libri (cartacei, ovviamente), col puzzo di stantio e con una sfacciata pateticità che esala dal loro fio alitoso, per sottomettersi a un’attualità stuprata dalle immagini. Testardamente “profondi” per farsi infinocchiare dal politico di turno che promette lavoro a chi cerca lavoro e riduzione della settimana lavorativa a chi è stressato per la troppa fatica.
“Vai al Liceo Classico – invogliavano – che dopo, con la preparazione con la quale ne uscirai, potrai affrontare qualsiasi percorso di studio“.
“Iscriviti al Classico – continuavano a invogliare – che la cultura che ti dà il Liceo Classico te la porti dietro per tutta la vita, qualsiasi cosa tu decida di fare poi“.
Io sorrido. Anzi, rido proprio. Ma la volete sapere tutta? Io mi scompiscio dalle risate. Perché? Oh! Bimbo semplice che fu (riferito al sarchiapone di turno che s’è lasciato abbindolare), dal cuore in mano e dalla fronte alta!
In una società dove le qualità per affermarsi sono, per ordine d’importanza, i soldi (più se ne posseggono, meno vien voglia di perdersi dietro sciocchi retropensieri circa l’origine della vil pecunia); l’aspetto fisico (il primo requisito richiesto dal dio Telecamera); i natali illustri, nobilissimi e perfetti (il figlio del politico fa il politico, quello dell’avvocato svolge la professione forense); il mostrare un’entusiastica superficialità per le piccinerie del mondo (guai a sapere qualcosa in più e più approfonditamente della sciatta mediocrità). Ebbene, in un quadro del genere di quello appena abbozzato, ditemi voi quale posto possa occupare, quale parte recitare, il povero discente del Liceo Classico?!
Io, nonostante tutto, un’idea ce l’avrei. Creiamo una riserva, modello WWF, in cui salvaguardare le poche specie rimaste di quello che fu lo studente del Liceo Classico. Potremmo addirittura, a ben pensarci, mettere insieme un percorso guidato della sua strombazzata evoluzione: da imberbe ginnasiale, poi maturo liceale, a cui avevano affidato le chiavi del Mondo Nuovo a reduce, disadattato come tutti i reduci, da una guerra mondiale che ha annientato ogni sfumatura di profondità.
Dimenticavo, e concludo: se oltre alla preservazione della specie, con annesso percorso evolutivo, v’interessa una cavia che si conceda completamente a voi e alla vostra scienza; se vi manderebbe in brodo di giuggiole il solo pensiero di poter condurre esperimenti su chi come me, a questo punto lo confesso, non solo ha frequentato il Liceo Classico, ma ne va addirittura fiero, ebbene, accomodatevi pure: queste sono le mie frattaglie. Ma a una condizione, però: continuerò ad affermare, almeno fino a quando non mi avrete intaccato l’ultima riserva di vita, che il mio Laocoon ductus Neptuno sorte sacerdos da Liceo Classico varrà sempre infinite volte di più del vostro bisturi da Grandi Scuole.