L’Expo di Milano.
L’ardimentoso e irredento Suolo Italico, nei giorni della Madunina che vanno dal 01 maggio al 31 ottobre 2015, ospiterà l’evento dopo il quale niente potrà e/o dovrà restare come prima, quando la terra, “orba di cotanto” cipiglio organizzativo, “percossa e attonita al nunzio sta(va)”.
Eccolo il filmato Luce che potrebbe annunciare l’Expo di Milano. E d’altra parte, i numeri ci sono tutti per eccitare la libidine italiota: un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, più di 140 Paesi e organizzazioni internazionali coinvolte, oltre 20 milioni di visitatori attesi.
Cannele, cannelotte e sei lumini.
I preparativi fervono. I cantieri sono madidi di fatica a ogni ora del giorno e della notte, per non farci trovare impreparati all’evento. Che poi, se proprio non si riuscisse a fare tutto tutto, c’è sempre il salvifico maquillage. E difatti, come testimonia il bando di gara, Expo è pronta a ricorrere a un trucco, o camouflage, da oltre 2 milioni di euro per coprire i suoi ritardi con paratie, trompe-l’oeil, prefabbricati e teli.
E per forza, aggiungerei io: noi, “Paese dell’Arte e dell’Inventiva“, c’eravamo portati avanti col lavoro, avevamo già completato l’assemblaggio della componentistica (pezzi di ricambio, maestranze, oli di tutte le viscosità – dal più grasso per gli Incalza di turno, al più delicato per lo sguardo altrove del consigliere – movimento terra, capace da solo di evocare l’apriti sesamo di Alì Baba e i quaranta ladroni).
Riversato nell’Expo tutto ‘sto popò di ingredienti, non ti viene la magistratura a fare la protagonista e a indagare su Cristo e la Madonna Vergine?
E via con il sempiterno clamore che assale l’opinione pubblica: tutti a starnazzare che è uno schifo, che ci vuole una legge seria sugli appalti per scongiurare i fenomeni corruttivi, e cicì e cicià.
Ma se dietro ogni pietra spostata in un cantiere (mi verrebbe da dire alla massa che si costerna, s’indigna, s’impegna) c’è sempre stato, in Italia, il caravanserraglio di speculazione, tangenti e corruzione varia, di che minchia ci sorprendiamo? Che poi, forse le Grandi Opere non si sono costruite lo stesso? Magari con una decina d’anni di ritardo sulla tabella di marcia, a volte con qualche crolletto qua e là, certe altre con un po’ di sabbia invece del cemento armato, ma comunque i lavori si sono realizzati, altro che ciance. Anzi, direi di più: con il nostro sistema, non solo abbiamo dotato le città di tutte le infrastrutture che ci hanno commissionato, ma abbiamo movimentato pure l’economia col distribuire un po’ di soldi a destra e a manca. Cosa che i tedeschi con la puzza sotto il naso dovrebbero venire a scuola da noi, piuttosto che uscire fuori di melone (ecco, mo ci vuole) e far morire 150 passeggeri in un aereo lanciato contro una parete rocciosa del sud della Francia. Certo, pure Schettino ha provocato un bel po’ di sfaceli lì sul Giglio, ma almeno l’ha fatto con la simpatia del comandante che si “terzèa” la hostess moldava, vuoi mettere?
Ah, l’Expo! Nutrire il pianeta. Che fine nobile, che bella missione!
Dal 01 maggio al 31 ottobre, convoglieremo milioni di persone a Milano, sui terreni espropriati a prezzi irrisori ai contadini che li coltivavano, in molti casi, con colture biologiche. Li accoglieremo nei padiglioni allestiti, ognuno diverso e più ricco dell’altro, su quegli stessi campi che si vedranno irrimediabilmente invasi da cemento e paillettes. Il tutto per parlare di nutrizione equa e sostenibile.
E fosse solo questo! Per discutere del cibo a chilometro zero, all’Expo abbiamo fatto venire da ogni angolo del globo terracqueo persone e sementi variopinte, con spostamenti siderali di persone e alimenti.
Come dici? “Come se si affrontasse il problema dell’inquinamento da idrocarburi su chiatte petrolifere ammassate nel Mediterraneo mentre sono intente a lavare le cisterne?”
Cosa ancora? “Che basterebbe organizzare una mega chat su Skype per evitare che Milano venga intrappolata nella morsa dello smog, del caos e della claustrofobia da sold out“?
Il solito comunista disfattista, gufo, nemico del progresso. E io, mentre sulla stronzata di Skype non ti rispondo neppure, alla prima provocazione sai cosa rispondo? Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito!
Con l’Expo come con la TAV, sempre la solita, stucchevole storia: mentre tu guardi pateticamente all’inquinamento, alla cementificazione dell’evento di Milano; nel frattempo che fissi il tuo sguardo poetico sull’anonima Val di Susa; ebbene, mentre tu ti limiti a questo, noi guardiamo al prestigio dell’Expo così come al progresso che dovrà sventrare la tua montagnetta.
E se proprio l’opera dovesse rivelarsi inutile, poco male: avremmo sempre messo le ali all’economia… domestica.
Insomma, per intenderci, “Per le grandi opere non serve che ci sia traffico: si fanno e poi il traffico arriverà”.
Non riesci a rassegnarti allo Spirito del Tempo? Presenta pure un “Expo”sto alla Procura del Buon Senso, che io me ne sto fermo qui a scompisciarmi dalle risate.