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Alla morte del Liceo Classico, cin cin!

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Liceo Classico,   requiescat in pace Adesso c’è la statistica a certificarne l’agognata morte: solo il   5,5%  delle   nuove iscrizioni on line 2015-2016  sono incanalate nel solco, un tempo   magnus et magnificentissimus,   del Liceo Classico. E finalmente, direi. Che c’ho io contro il Liceo Classico? Tutto. E basta, nell’ordine, con gli   occhialuti sgobboni   sempre pronti a biascicare   perifrastiche   e  ottativi ; con i   chiattoni   (e per forza, con tutte quelle ore passate, inchiavardati sulle sedie, a tradurre versioni!) che se ne vanno in giro con ‘sti mastodontici e anacronistici   IL   e   Il Rocci   (rispettivamente  vocabolario di latino   e   di greco ); smettiamola con gli studentucoli precocemente stempiati, eternamente sudaticci, della   Grecia   “culladellacultura” (che mo la voglio vedere, la Magna Grecia, a filosofeggiare nell’ ag...

Festival archiviato: ma i testi delle canzoni?

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Pensate che dopo una settimana di Festival nazional-popolare ne possiamo avere abbastanza? Anch’io. Solo che, “tagliato” con le “sostanze” più disparate (dal glamour all’antropologia), non vedo perché solo io debba esimermi dal compito di dire la mia in proposito. E quindi, dall’alto del nostro appuntamento di letteratura e dintorni del martedì, mi accingo ad analizzare, sotto il mio particulare punto di vista, l’appena concluso festival di Sanremo. Pronti, via. Basta spendere i canonici dieci minuti per leggere tutti  i testi delle canzoni in gara, però, che il “ mi ci provo ” delle intenzioni auliche, lascia il passo al “ mi ci impicco ” delle constatazioni avvilenti: anche utilizzando la manica più larga che posseggo in dotazione, infatti, scorgo ben poco all’orizzonte. Le uniche canzoni del Festival che lasciano trasparire qualche frase almeno non banale (ed è tutto grasso che cola…  o tempora…!) sono Sogni Infranti di Gianluca Grignani , Vi...

“Il reparto n. 6″, di Anton Cechov (II/II)

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  Abbiamo lasciato, nella prima parte della recensione del racconto di Anton Cechov, il dottor Andrej Efimyc che inizia a frequentare il reparto n. 6. Il dottore, infatti, emblema cechoviano dell’ “ uomo superfluo ” (uomo che, frustrato nelle sue illusioni e murato in un’incomunicabilità esistenziale, si muove sullo sfondo grigio e opaco di un mondo privo di valori ed attrattive), sembra trovare nell’intelligenza del paziente Gromov, una possibile via di fuga dalla stupida vanità del mondo. Certo, ci sono sempre i libri , ma come Anton Cechov fa dire al dottore, essi non possono sostituire la conversazione, il rapporto diretto perché se i libri sono le note, la conversazione è il canto. E tale conversazione inizia quasi per caso: mentre il medico inneggia alla figura di Diogene che, armato di un pensiero liber...

“Il reparto n. 6″, di Anton Cechov (I/II)

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Eccolo qui che prende forma, il reparto n. 6 di Cechov Lungo le sue pareti sono ammucchiate intere montagne di rifiuti ospedalieri : materassi, vecchie vestaglie a brandelli (…), camicie a righe azzurre, scarpe logore, inservibili. E da queste spoglie di squallida pazzia , esala l’immancabile  puzzo di cavolo acido. Eppure lì, oltre la facciata posteriore, ci sarebbero i campi, le lusinghe di una vita “sana”; l’anelito, però, è ben presto frustrato dal grigio steccato dell’ospedale, pieno di chiodi (…) le cui punte  sono rivolte all’insù ( e come non riandare, con la memoria, ai cocci aguzzi di bottiglia del rovente muro d’orto di Montale ?). Dopo il custode dell’ospedale Nikita ( è uno di quegli uomini semplici, positivi, efficienti e ottusi che più di tutto al mondo ama l’ordine e perciò è convinto che bisogna picchiarli, i matti ), Cechov passa in rassegna uno dei pazienti sovvertitore, suo malgrado, dell’ordine agognato dal custode, Iva...

“La chiave d’oro”, di Giovanni Verga

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Ho riesumato questa raccolta di novelle dalle secche ginnasiali . Mi sono lasciato cullare (ogni sera, per un mese circa) dalle fantasticherie dello scrittore; dal brulicame nero e indistinto dei personaggi ; dai paesaggi con le allodole nel piano, i passeri sul tetto, le foglie e i nidi nelle siepi della Sicilia nonché dagli squarci a lume chiaro del gas di Milano. In questo articolo, però, voglio concentrarmi su uno solo di questi bozzetti del Verga, La chiave d’oro . Trattasi di “una delle novelle più belle e delle meno conosciute” (L. Sciascia ) dello scrittore siciliano che, ciononostante, per i motivi che tenterò di illustrare qui, è di capitale importanza nella produzione verghiana. Breve riassunto: la novella si apre con la figura del Canonico che, dopo cena, sta recitando il rosario insieme a un gruppo di donne. All’improvviso, una schioppettata nella notte squarcia la litania usuale. Il prete, allora, al sentire bussare al portone con un sasso, pallido come il berrett...

Greta e Vanessa: se la sono cercata?

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Greta e Vanessa. <Se la sono cercata!> <Volevano fare del bene? Embe’, c’è bisogno di andare fino in Siria  per farlo? In Italia ci stanno un sacco di poveri cristi che avrebbero tanto bisogno di aiuto>. <Invece di fare le crocerossine, pensassero a non mettere nei guai la famiglia e l’intero Paese !> Greta e Vanessa. < 12 milioni di euro per assecondare la voglia di due sciroppate di fare le salvatrici del mondo?> <Io, per me, le avrei lasciate con i loro amichetti siriani, magari si divertivano di più e non ci facevano spendere tutti ‘sti soldi!> <Fossi io il padre, le pesterei a sangue fino a far passare loro ogni voglia di rovinare la famiglia e l’Italia.> Greta e Vanessa. Avrebbero potuto spendere il tempo tra shatush e tatuaggi . Avrebbero potuto trascorrere le ore in fila per l’acquisto dell’ultimo iPhone . Avrebbero potuto dare un senso alle loro giornate declinando all’infinito la vacuità di “ Uomini ...

Due uomini armati in satira

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Due uomini armati fino ai denti, con i proiettili eccitati all’idea dell’esplosione imminente, irrompono in una redazione di giornale In qualsiasi altra redazione di ogni diverso giornale del mondo, i due uomini avrebbero provocato una carneficina. Due uomini armati fino ai denti, con l’odio bramoso di essere vomitato sui cani infedeli, irrompono in una redazione di un giornale… satirico: Charlie Hebdo . In questa redazione di siffatto giornale, i due uomini avrebbero voluto provocare una carneficina. Le cose sono andate diversamente . Il 07 gennaio 2015, due uomini hanno scelto il giornale e la redazione sbagliati . Fanno irruzione, con “geometrica potenza di fuoco”, in una sala vuota. Certo, ora è facile parlare di due sprovveduti che lasciano la carta d’identità in macchina ; che hanno sbagliato l’indirizzo della redazione. Troppo facile ricorrere al dilettantismo di due uomini che, in un altro giornale, in una diversa redazione, avrebbero potuto uccidere 12 p...