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Una lingua si aggira per le strade dell'Occidente

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Slurp, gnam, yum, crunch, slap, chomp . È la lingua, signori Beninteso, per essa si vuole qui alludere a ogni singolo muscolo, organo o affine comunque utilizzato per  mangiare, sorbire, gustare, succhiare, sgranocchiare , etc.. La  lingua : il vero e, a questo punto, unico fantasma rimasto ad aggirarsi per le strade dell' Occidente . Come dite? Esagero? Alzate lo sguardo dal display, allora, e guardatevi attorno: in qualsiasi crocicchio di strade, a ogni angolo di semaforo, a cavallo di tutte le parallele di marciapiedi, s'invoca, si blandisce, si adesca solo lei, nostra sorella Lingua. Poco importa che tu sia ricco o povero, magro o grasso, erudito o zoticone. Tutto quello che conta, è quanto la tua lingua sia capace di farsi ingolosire da bizzeffe di  ristoranti finto  vintage ,  dai mille  fast food  salmodianti maionese e  ketchup , dall'ennesimo  bar esotic-trash  che rimanda a trasognanti  atmosfere ...

Aristide il Giusto e la pancia degli elettori

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Nel 482 a.C., in una primavera appiccicosa di caucciù (gli antichi Greci a copiare Paolo Conte o viceversa?), bello e buono, decisero di ostracizzare Aristide. Ora, la pratica dell' ostracismo , era una cosa simpatica assai: in buona sostanza, chiunque riteneva che un cittadino ateniese potesse danneggiare la polis (fuor di metafora, lo ' nfamone- invidioso di turno), non doveva fare altro che recarsi in piazza e scrivere il nome del nemico su una pietra di ceramica ( ostracon ). Non appena l'attenzionato raggiungeva le   6000 preferenze (il voto da casa non valeva!), doveva salutare parenti e amici e darsi alla macchia. Insomma, il segnalato, veniva mandato in esilio per un periodo da cinque a dieci anni. Paese che vai, usanza che trovi, se non fosse che Aristide, il candidato all'ostracismo, già da Erodoto veniva definito "l'uomo migliore e più giusto di Atene "; a tal punto corretto, da essere chiamato Aristide il Giusto . Paro paro, per inte...

Punto e virgola: ipotesi di un delitto

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Stamattina sono stato al funerale del punto e virgola . In chiesa, in primissima fila, c'era un impettito  punto  all'apparenza contrito per la morte del collega. Il  pronome relativo  però, sempre voglioso di spiegare qualcosa anche quando la decenza suggerirebbe di no, ha spifferato all' avverbio , che prontamente si è confidato con l' accento  il quale, a sua volta:  <E' proprio così, ti dico :  - si è fatto scappare con i  due punti  -  è stato il mammasantissima punto a fare fuori il  punto e virgola . > All'udire ciò, il  punto interrogativo :< E perché mai ? > ha chiesto dubbioso, aggiustandosi il rabbuffo sopra il cappello. <Oh, codesta l'è bella!  - esclama indispettito da cotanta ingenuità il  punto esclamativo  -  L'è chiaro come il sole: la pausa piccinina del punto e virgola, sebbene non piccinina come quella bischera della virgola , se l'è bella ...

"Alessandro Magno Ieri e Oggi", di A. Cecchi Paone

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Alessandro Magno, dopo tredici anni di regno che hanno sconvolto il mondo, si trova nella sua reggia di Babilonia. L'uomo che, come racconta  Plutarco , tiene la testa lievemente piegata a sinistra come se cercasse una prospettiva diversa per osservare le cose, muore ad appena trentatré anni. Muore, così, l'uomo Alessandro che da piccolo riesce, lui solo, a capire cosa spaventa il per altri versi coraggiosissimo  Bucefalo : la sua ombra. Da questa comprensione, nasce un sodalizio con il suo cavallo che addirittura spingerà il sovrano macedone a dedicargli una città sulle rive dell'Idaspe,  Bucefalia . Resta invece in vita, a distanza di ventitré secoli, l'Alessandro fondatore di una città ( Alessandria , per l'appunto) costruita su indicazione onirica di  Omero  davanti all'isoletta di Faro; la  polis  che, tra l'altro, ospita nella sua  biblioteca  tutto il sapere dell'epoca accumulato anche grazie all'obbligo per tutti gli...

"La casa dei sette cadaveri", di J. Farjeon

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Metti un cancello, di quelli cesellati, che cigolano svogliati lasciando intravedere una casa indifesa. Metti che questa casa sulla  costa dell'Essex  trasudi ricchezza da ogni mattoncino avvinghiato dall'edera. Metti, ancora, l'assenza di qualsivoglia movimento intorno alla casa così come di tracce di fumo che escano dal comignolo. Se poi a tutti questi  segni di abbandono   aggiungi anche la mancanza di cani a difesa della proprietà e, soprattutto, una finestra senza imposte che sembra dirti " vienimi ad aprire ", beh, allora lo possiamo ben capire,  Ted Lyte . E sì perché quella casa deserta potrebbe significare qualcosa da mettere sotto i denti a digiuno da quasi una settimana oltreché, sia chiaro, una dozzina di posate d'argento da rivendere al miglior offerente. Un salto sul davanzale della finestra, e Ted Lyte non ci pensa più. Ma ecco la  tentazione di una porta chiusa a chiave  e lo sciagurato ladruncolo che non riesce a resistervi. G...

"L'oro di Napoli", di Giuseppe Marotta

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L'oro, per rilucere, richiede una certa distanza: solo così l'occhio umano potrà saziarsi dei mille bagliori che vi si irradiano. Già, proprio come accade con  l'albero di limoni  di  Montale : è solo  nelle città rumorose  e, quindi lontano dalla campagna, che  dal malchiuso portone  possono scoppiare le  trombe d'oro della solarità . E  Giuseppe Marotta , da Milano, da una città e da una condizione economica per molti versi opposte a quella di  vicoli e stenti di Napoli , riesce a catturare e a capire l' oro di Napoli dell'immediato dopoguerra . L'oro è il  pane con sale e olio  a cui si ricorre quando tutto è perduto:  finito il denaro, finito il credito, finite le avemarie,  infatti, resta soltanto la poesia del pane con sale e olio. L'oro! E come non trovarlo pure nelle  pizze a giorno a otto  che don Rosario Pugliese prepara  gonfie di fondente ricotta e non prive di qualche truciol...

La Grande Magia de "La Locandina" di Pagani

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La grande Magia  di Eduardo De Filippo, commedia in 3 atti, per la regia di Alfonso Tortora. Sono già stato qui, al  Teatro  La Locandina  di Pagani. La prima volta, ho assistito alla messa in scena di  Tre pecore viziose  di  Eduardo Scarpetta. In quella occasione, sono bastate poche battute recitate con maestria dai funambolici interpreti, per fare degli spettatori l'ideale  cassa di risonanza  degli equivoci, degli infingimenti rappresentati sul palcoscenico. E la distanza, già strutturalmente esigua tra palco e platea, si è azzerata nell' idem sentire  attori-pubblico che è la sola, inconfutabile attestazione di successo. Buona la prima. Stasera, però, mi sono accomodato nella poltrona armato della penna già intinta nell' inchiostro della stroncatura ; come se non bastasse, poi, ho deposto ai lati della poltrona la faretra di lance acuminate pronte a infilzare la tracotanza, la  hybris,  della Compag...