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Il Paolo Conte di "Snob"

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Il Paolo Conte di “Snob”: forse, mai come questa volta, davvero “Con quella faccia un po’ così/quell’espressione un po’ così…” E come poteva essere altrimenti? Ti guarda, dallo sfondo nero della copertina del nuovo CD ,  come “l’uomo scimmia” che, nonostante tutto, davvero non “capisce il motivo”; come il “camionero sensible” (“peruviano mixto Andaluz”), bisognoso del manuale di conversazione (traccia n. 13) per potersi intendere con la bella africana che, con “intenzion cavalleresca” fa salire sul suo camion. Già, proprio un manuale di conversazione per permettere al Maestro di farsi  intelligere  dalla musica, troppe volte stracciona (“ Oggi si fanno canzoni con solo 2 -3 accordi, cosa che, ai miei tempi, era inconcepibile”), del nostro presente. A rompere la classicità della foto di copertina, lo “Snob” amaranto posto in basso a destra . Proprio “snob”, “ sine nobilitate “, come gli studenti di Cambridge definivano chi non apparte...

“Il dottor Zivago”, di Boris Pasternak

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Mai nessun romanzo come Il dottor Zivago ha avuto, suo malgrado, un’importanza esogena, “esterna” almeno pari a quella più propriamente letteraria. Brevemente: questo libro è stato scritto da Pasternak immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale e subito rifiutato dall’Unione degli Scrittori Russi. Pur bandito dal Governo, miracolosamente Il dottor Zivago riesce a oltrepassare i confini sovietici. Viene pubblicato, allora, dalla nostra Feltrinelli (!) in un’edizione diventata giustamente famosa. Nel 1958 ecco arrivare il premio Nobel per Pasternak. I retroscena di questa assegnazione, però, sono degni della migliore spy story :   vengono coinvolti, infatti,  servizi segreti pronti a dirottare aerei e a compiere eclatanti operazioni di contraffazione. In estrema sintesi: il regolamento dell’Accademia svedese prevede, per l’assegnazione del Nobel per la letteratura, che l’opera sia pubblicata nella lingua madre dell’autore. O...

"Senza perdere la tenerezza", di Paco Ignacio Taibo II

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Pensieri su ‘Senza perdere la tenerezza’ che stava lì, con le pagine ammiccanti, giocando sporco E già, come diversamente definire un libro che si presenta con un’immagine del Che  depotenziata nelle dimensioni (quasi un terzo della copertina) prima di naufragare in un anonimo bianco, così come nella retorica magniloquente dell’abusato Che con Fidel, o, festival del luogo comune, del Guerrillero Heroico di Alberto Korda ? Stava lì, dicevo, quasi timido, sopra lo scaffale del mio “spacciatore di libri ambulante “ . “Oddio, l’ennesimo libro sul Che! No, Vincenzo caro, ormai sei adulto, troppo grande per le reminiscenze ginnasiali. E, soprattutto, troppo inserito (e l’iva arretrata sta lì a ricordartelo) per farti ammaliare dal basco del Comandante !”. Giro, rigiro nella Sierra Maestra di titoli vari. Me lo ritrovo in mano. Assolutamente contrariato per un altro libro sicuramente “pompato” sul Che, pago e vado via. Lo porto allo studio. I...

A Salerno, sostiene una fontana

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Questa è la testimonianza di…una fontana ! Sì, proprio così, di una fontana. C’è qualche problema? No perché pontificano i ciucci, declamano i volponi, parlano i muri, e quindi non vedo il motivo per cui una fontana, perlopiù di un certo lignaggio vista la sua stretta parentela con il Grand Hotel Salerno , non sarebbe legittimata a parlare. Basta. Parlano pure le fontane, lo decido io. Lo stesso io che, da cronista democratico (quel che fingo d’essere e non sono), l’ascolta. E raccogliendo la sua esperienza, ve la trasmetto. La fontana in questione è, dicevo, quella allocata nei pressi del Grand Hotel Salerno, nel piazzale Salerno Capitale . Orbene, dovendo intervistare una fontana, mi sono abbigliato di conseguenza. Per la precisione, stivali fino al ginocchio e impermeabile a sette strati con cappuccio. Grande è la mia sorpresa allorché, così “concertato”, ho assistito alla materializzazione di un controsenso: una fontana che non scorre . <Eh,   per l’appun...

Chi ama Napoli?

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Il carabiniere al posto di blocco, di qualsiasi regione d'Italia ma anche di Napoli , avverte il freddo del grilletto che gli s'ingigantisce nell'animo. Lui non ama Napoli perché chi è in servizio a Napoli, con i nervi tesi come lame di rasoio e i sensi pronti a deflagrare al primo barrito di marmitta, si convince che è lì per una colpa da scontare. E non si può amare una città che ti fa sentire colpevole. Il ragazzo con lo zaino in spalla, asfissiato dalla rassegnazione di persone e strutture , cerca il senso del libro per le vie di fuga dei vicoli bui. Lui non ama Napoli perché chi studia a Napoli, tra guadagni facili di vie diverse e difficoltà nel declinare la propria dignità, capisce che dovrà cullare i suoi sogni lontano da Napoli. E non si può amare una città che sai già che non avrà scrupoli ad espellerti dal suo seno. Il disoccupato onesto , che non vuole seppellire la sua intelligenza sotto la coltre di mitra e di morti frantumati in polvere, ...

"Vivere per raccontarla" di G.G.Marquez

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Compri un libro del genere, e ti aspetti la genesi e il disvelamento di un talento letterario puro. C'è anche questo, beninteso, nel romanzo Vivere per raccontarla , ma solo come tassello di uno stupendo in quanto magico mosaico; ancora più magico perché, questa volta, reale. E vieni a scoprire, così, che è reale proprio perché magico, il sacco di ossa dell'antenata che segue gli spostamenti della famiglia; magico perché reale, il quartiere di filo spinato della zona bananiera che in Cent'anni di solitudine "proclamò con bandi solenni l'inesistenza dei lavoratori"; e ancora magico e allo stesso tempo reale il colonnello Marquez che assumerà il nome di Buendia dal personaggio della copertina di un libro. Poi la povertà , vissuta come un'opportunità, che sembra cullare il talento di Marquez che solo relativamente tardi riesce a conservare qualche "barca a remi" oltre che per la famiglia, anche per sé; e ancora il viaggio sul fiume Magdalena ...

La secchiata virale

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Eccoci dal ritorno dalle ferie. <Parla per te, testa di mammalucco, che io sto ancora qui a sollazzarmi l'ombelico in riva al mare!> <Mmh...> deglutizione di conato di rabbia. A uno così vorrei far notare ( Calma e gesso) : a) che anche se ancora in ferie, la mente, ammesso ne abbia in dotazione una, anche di bradipo aterosclerotico, non dovrebbe sforzarsi troppo a riandare al lavoro col vedere la faccia via via più incazzata del gestore del lido; b) che " Verrà un giorno... " - mi sorprendo a profetizzare con l'indice ammonitorio. Ebbene, dicevo, rieccoci di nuovo saldamente ancorati sulla nave ormai in preda al cuoco di bordo. La lista delle vivande che ha soppiantato bellamente la rotta prevede, al primo posto, l' ice bucket challenge. Dopo essermi atteggiato a fine dicitore anglofono ( quello che fingo d'essere e non sono), osservo sul punto: le secchiate d'acqua per beneficenza...eh, di questo si tratta. C hest'è, né più...