Post

Lo spazzino di Santa Teresa e i rioni collinari

Immagine
A tutti i salernitani sarà capitato, in quest’inverno che sembra finalmente avercela fatta a recuperare i suoi rigori, di farsi una capatina sulla spiaggia di Santa Teresa . Di che parliamo, per i non salernitani? Col freddo linguaggio dell’occhio egualmente inesperto e incompetente (il mio), nient’altro che di una pedana di legno più o meno ingombrante , inchiavardata ( con bulloni conficcati alla comevieneviene ) su una sottostruttura di cemento ; con il verso sempre torrido di suggestioni della poesia invece, ci riferiamo al Sacro Graal per il cavaliere templare , a La Mecca per i musulmani , all’uva sultanina per la volpe . Insomma, per chi non fosse di Salerno , la spiaggia di Santa Teresa è come lo studio di Barbara D’Urso : o lo frequenti o non conti un cazzo. Ebbene, su questa lingua lignea consacrata agli allori dello struscio cittadino , ho incontrato la presenza : tra decine e decine di K-Way e Colmar sciorinati al sole , mi si è materializzato lui, lo Spazzin...

Acquisto di scarpe con le migliori intenzioni

Immagine
Già dalla porta d’ingresso del megastore, inspiro l’aria contaminata da cuoio pressato, plastica traslucida, gomma avveniristica: è giunto il momento di comprare le scarpe È già tutto deciso. Imbottito, nell’ordine, dai desiderata con retrogusto ammonitorio della fidanzata (“Le scarpe è opportuno comprarle buone, alte, alla moda…eppoi, per te che ci cammini tanto…resistenti, per carità!”), dalle minacce “defenestratorie” della madre (“Vedi come te lo dico, se ti compri di nuovo quelle scarpe strascinate, mo che vieni a casa, t’è vott’ a copp’abbasc, parola d’onore!”) e dalle lusinghe fricchettone dell’amico (“Con questo modello, che poi è l’unico modello che si porta, fai un’altra figura…altro che cu ‘sti pezze ca “attirano ‘sulamente scuorno”); ebbene, come dicevo, con il libero arbitrio proprio dell’operaio da catena di montaggio, mi accingo a compiere la ferale operazione. Il tragitto è obbligato. Le prime tre file di scatole, rispettivamente per i nullatenent...

Maurizio Sarri e i calli del pianista

Immagine
Maurizio Sarri…e lo so che mo voi, lettori assidui di questo scribacchino, volete sapere che c’azzecca l’allenatore del Napoli con i calli del pianista, ma se avete soltanto un briciolo di pazienza (cosa non si fa per generare un po’ di suspence!), il busillis “ l’è bello” che chiarito. Procediamo per gradi. La prima volta che sento associare il nome di Sarri al Napoli, è da parte di Pasqualino, napoletano pur residente ad Angri, avvocato nonostante  il suo cursus studiorum   si sia incagliato nelle secche delle due procedure. Ebbene il caustico Pasqualino così sentenzia alla ferale notizia: <Allenatore mediocre, squadra mediocre: chi si assomiglia, si piglia.> Al mio cervello alternativo, invece, Maurizio Sarri evoca due aneddoti . Il primo, sicuramente vero perché raccontato da lui stesso, quando  Samuel Eto’o , al termine della partita Empoli-Sampdoria , si dichiara onorato di conoscere il mister e Sarri, con quel brio toscano contaminato ...

550 euro al mese...escluse le spese, ma però!

Immagine
<550 euro al mese… – scorge, sul mio volto, un’espressione che ci mette troppo a rintanarsi nel falso di giornata – escluse le spese, – s’affretta a precisare per l’ennesima volta, quasi che quella precisazione servisse prima a sé e poi all’interlocutore di turno – ma però!> La vedo piccola dall’altra parte del caffè.   Fuma nervosamente , proprio come mi diceva Mirko; alla stessa maniera, cioè, di chi ha dovuto imparare a fumare per acquisire il   diritto di prendersi una pausa   che il   dominus , fumatore incallito, potesse capire e approvare. 550 euro al mese: 500 la base, 50 la speranza   che prossimamente diventeranno cento, centocinquanta, e via di questo passo, di balzello in balzello; di impegno in impegno; di   ricatto in ricatto . Virginia è qui, davanti a me, dopo che grovigli di situazioni ed esperienze hanno allontanato le nostre vite; vite che, a pensarci bene, non sono mai state troppo vicine. E come potevano esserlo?...

La Monsanto ovvero la mela avvelenata della Terra

Immagine
Solo negli anni Sessanta, a seguito della denuncia di come le grandi praterie americane trattate con l’ erbicida 245T della Monsanto  diventassero silenti, prive di vita ( « la primavera silenziosa»), il movimento ecologista si accorge della grave minaccia per l’ecosistema rappresentata proprio dalla « Microsoft del transgenico .» L’erbicida 245T, infatti, è altamente tossico. È così potente che l’esercito americano lo impiegherà come defoliante per bruciare le foglie degli alberi vietnamiti; e con esse, i Vietcong , che saranno costretti a uscire allo scoperto e, infine, massacrati. Composto gemello del 245T, è l’« agente orange » : un preparato altamente cancerogeno , che ha provocato e continua a provocare  danni immunitari e all’apparato riproduttivo . Eppure, fin dalla crisi del ’29 , quando la Monsanto inizia a produrre i famigerati policlorobifenili (PCB) , i pericoli per la salute e i danni all’ambiente sono evidenti. Ma tant’è: a volte la st...

"Corale alla fine del viaggio", di E.F.Hansen

Immagine
15.04.1912: il viaggio perfetto, della nave perfetta perché inaffondabile, trova il suo epilogo in un irriverente squarcio nella carena perché la situazione è terribilmente semplice (…): il Titanic può rimanere a galla con i tre compartimenti anteriori allagati e, se il mare è calmo, anche con quattro. Ma non è in grado di farlo quando sono cinque. E ben presto i compartimenti allagati diventano proprio cinque, e poi sei, e infine sette. Ed eccolo l’ultimo viaggio di Hansen , quello degli enormi sacrifici e delle indicibili privazioni soprattutto per la  terza classe : sacrifici e privazioni prima, nel mettere assieme i cinquanta dollari necessari per sbarcare a New York come prescriveva la legge sull’immigrazione ; poi, nel vedersi sbarrati le porte e i portelli da sentinelle ligie fino alla disumanità al mantra di vietato l’accesso alla prima classe ( quella stessa prima classe che, durante la cerimonia religiosa della domenica, si è improv...

"Saltatempo", di Stefano Benni

Immagine
Eccolo, Lupetto, che proprio nel corso delle prime pagine si tramuterà in Saltatempo! Scarpagna,  brutto che tutte le volte che sorridevo a una principessa, quella cercava rifugio presso il drago ,   verso le scuole elementari Bisacconi ( un cubo giallo vomito dentro un giardino di erbacce barbare). Siamo nel pieno degli anni ’50 . E mentre il (tra poco) Saltatempo si esalta mangiando un grappolo di zibibbo ( l’esplosione che avviene quando il dente lo ferisce è come uno sborramento di gusto (…) e tu tossisci e godi e tossisci e godi e mentre tossisci mandi giù un altro chicco per godere di più )  e si estenua addentando il paneterno (pane a tal punto duro che lo potevamo mangiare solo io, il cane Fox che era un bracco grande come un cavallo, e la strega Berega dentidighisa ), si imbatte nel dio. Avete presente l’immagine di Dio  che il catechista solerte vi ha inculcato tra uno sbadiglio e l’altro? Ebbene, dimenticatela: il dio di Stefa...