A tutti i salernitani
sarà capitato, in quest’inverno che sembra finalmente avercela fatta a recuperare
i suoi rigori, di farsi una capatina sulla spiaggia di Santa Teresa.
Di che parliamo, per i
non salernitani? Col freddo linguaggio dell’occhio egualmente inesperto e
incompetente (il mio), nient’altro che di una pedana di legno più o meno
ingombrante, inchiavardata (con bulloni conficcati alla comevieneviene) su una sottostruttura di cemento;
con il verso sempre torrido di suggestioni della poesia invece, ci riferiamo al
Sacro Graal per il cavaliere templare, a La Mecca per i musulmani,
all’uva sultanina per la volpe. Insomma, per chi non fosse di Salerno,
la spiaggia di Santa Teresa è come lo studio di Barbara D’Urso: o lo
frequenti o non conti un cazzo.
Ebbene, su questa lingua
lignea consacrata agli allori dello struscio cittadino, ho incontrato la
presenza: tra decine e decine di K-Way e Colmar sciorinati al sole,
mi si è materializzato lui, lo Spazzino. Poco più alto di un
castello di sabbia, se ne stava lì con lo sguardo arguto, il baffo alla tartara
e il sorriso istituzionale sempre pronto all’abbisogna.
L’ho visto all’opera
(Dio mi fulmini se dovessi esagerare) mentre, nell’ordine, raccoglieva qualche
carta, raccattava una decina di mozziconi di sigarette, rastrellava la sabbia (!),
setacciava (!!), granello per granello, tutta le panoramicissima rena della
spiaggetta di Santa Teresa. E come se
non bastasse (e qua rasentiamo l’ultraterreno), ho visto il maniacale spazzino
sorridere indulgente al bambino che gli centrava gli zebedei con un super
santos calibrato male.
L’ho visto, dopo trenta
secondi di pausa necessari a riaversi e a tergersi il sudore, sdraiarsi sulla
spiaggia e, poco dopo, alzarsi, tutto fiero di sé, con un insolente pelo di
cane (fulvo, per la precisione) tra le dita. Ha guardato il crine canino con l’occhio
dell’ambientalista che scorge una chiazza d’olio nel lago, e lo ha relegato,
offeso da tanto ardire, al civico cestino.
Questa è l’immacolata spiaggia
di Santa Teresa.
Cambio scena.
Rioni collinari. Salerno anche qui.
In questi giorni di
festa, mi è capitato di farmi un giro in bici per Giovi, Rufoli, Ogliara.
Volevo stare solo con me stesso, con l’unica presenza dell’aria povera di PM10
che le frazioni alte sanno offrire. Ebbene, mi è bastato percorrere
poche centinaia di metri da casa mia, per trovarmi, mio malgrado, in compagnia
(Dio mi fulmini se dovessi esagerare) di due ali festanti, da una parte
e dall’altra del ciglio della strada, di cartacce, di scheletri di gratta
e vinci da cinque e dieci euro (O opulenta Salerno!), di buste dell’immondizia
mangiucchiate dai cani, di pezzi di copertone, di giocattoli, di preservativi e di
ammennicoli vari.
Ebbene, cara, carissima
(Tares docet) Amministrazione
Comunale, domani è la festa dell’Epifania. Ora lo so che i rioni
collinari, le periferie dell’Hippocratica
Civitas, sono agli antipodi (per visibilità, per lo struscio di K-Way e
Colmar di cui sopra, etc.) dalla spiaggia di Santa Teresa. Sono consapevole che
le Luci d’Artista (?), manco col cannocchiale possono essere viste da Giovi,
ma, come dire? Vorrei, sommessamente, sottovoce, che Tu ci mettessi la buona
parola con la Befana, e la convincessi a regalare, a noi abitanti di Giovi,
Rufoli, Ogliara Matierno, etc., non dico uno spazzino come quello della spiaggia
di Santa Teresa (troppa grazia, Sant’Antonio!),
ma almeno un surrogato, finanche claudicante e quasi invalido, dell’irreprensibile
spazzino.
Sicuro di un mancato
accoglimento in merito,
l’occasione mi è
gradita per porgerTi
Distinti Saluti.
Sommessamente tuo, un abitante
dei Rioni Collinari.
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