@tutti
E le irrilevanze ingolfano notifiche
@tutti
E il navigatore si fa divo
@tutti
E il vojeurismo s'incista nell'essere
@tutti
E il Super-Io si sublima
@tutti
E il totalsocialismo pianta stendardi
Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi. (Italo Calvino)
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E le irrilevanze ingolfano notifiche
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E il navigatore si fa divo
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E il vojeurismo s'incista nell'essere
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E il Super-Io si sublima
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E il totalsocialismo pianta stendardi
Premessa: il titolo di questo libro, in realtà, è il titolo del film tratto dal libro Poirot e la strage degli innocenti (Hallowe'en Party).
Siamo a una festa di Hallowen in una cittadina di provincia. A casa della signora Drake, donna energica e autoritaria, vengono organizzati una serie di intrattenimenti per i giovani e giovanissimi invitati.
Al termine dell'ultimo gioco della serata, lo snapdragon (in un vassoio pieno di brandy in fiamme galleggiano tanti chicchi di uva sultanina che devono essere afferrati dai giocatori, evitando di scottarsi), i ragazzi si accingono ad andar via, quando vi è la macabra scoperta: in biblioteca, dov'era posizionata la bacinella per il gioco delle mele, la piccola Joyce viene trovata morta. Con la testa tra le mele. Affogata.
Come sempre, Hercule Poirot vincerà la sfida. Per nulla facile, in verità.
Era bellissima, "proprio oggi che..."
«È un superbo brufolo. Non lo toccare. Tra tre giorni maturerà».
Ha insistito per vedermi ogni giorno.
L'indomani avremmo "quagliato": i suoi non c'erano, casa libera. Alludeva, mi allettava, e continuava a guardare la parte alta della fronte.
La mattina del terzo giorno, lì in alto, un cratere innevato. Un obbrobrio. Ho poggiato i due indici alla sua base e...splat!
Mi ha ordinato di confinare la parte alta della fronte nella telecamerina del citofono. Sto da un'ora sotto al portone. Non ha risposto più.
Il ronzio delle eliche è in ogni dove.
Fin da quando sono uscite di casa, Fatima e Mahsa hanno dovuto fare i conti con il rumore: l'occhio è dappertutto.
Sono arrivate al lungomare di Beirut.
Si tuffano. Raggiungono lo scoglio prefissato.
Il rollio, tra le nubi, cova attenzione.
Dopo essersi abbracciate, le due compagne si avvolgono nello striscione Fuck Bibi.
L'accusa, il bacio saffico e il dito medio di Fatima rivolta al cielo.
L'odio, dalla distanza, arma il drone.
L'Arianna di Claudio Monteverdi, la prima tragedia musicale della storia, è stata ritrovata. Ed è proprio quest'opera, notoriamente iettatoria, che ci si appresta a eseguire alla Prima della Scala, la famigerata serata mondana del 7 dicembre.
La direzione è affidata al maestro Oscar Marni, garanzia di sicuro successo.
Eppure le perplessità sull'originalità dell'opera, impregnata di refusi e di "tranelli" musicali, si fanno sempre più forti. Ciononostante il carrozzone del Teatro alla Scala (che lo scrittore Franco Pulcini conosce benissimo per averci lavorato come direttore editoriale), è ben avviato: Iris Guetta, la conturbante e misteriosa Arianna dell'opera, scalda l'ugola che ne dovrà eternare la fama; Olimpio Ferri, il colto e "impossibile" direttore artistico, vigila affinchè la struttura sia ben oliata per la Prima; il maestro De Masi si cimenta con successo nel mondare il testo dagli elementi spuri. Tutto bene, quindi, se non fosse che un mese prima del 7 dicembre, il direttore Oscar Marni viene ucciso. Sul terrazzo del teatro. Un colpo alla nuca. Due dita tagliate, il mignolo e l'indice, infilato l'uno nell'orecchio destro, l'altro nel sinistro.
A indagare è il commissario Abdul Calì, lombardo (molto) d'adozione. Ora, se la prevalenza degli aspetti somatici magrebini sugli italici non è stata mai troppo notata nella sua Sicilia, qui, a Milano...
Per gentile concessione della direzione, gli viene assegnata, con il compito di guidarlo nei meandri del teatro, la giovane Viola che gli diventerà ben presto preziosa: sarà proprio grazie a lei che il commissario Calì riuscirà a orientarsi in quel ginepraio di invidie, pettegolezzi, tradimenti e rivalità di cui è ricco il mondo dell'opera. Poi, certo, ci sarebbe l'attrazione tra due anime complementari...ma questo è un altro discorso.
Il giorno della Prima si avvicina e occorre un colpo di reni per assicurare l'assassino alla giustizia.
Dopo l'iniziale pista passionale (le dita nelle orecchie, conficcate dalla parte mozzata, non starebbero a simboleggiare le corna?) e quella economica (i soldi in ballo sono tanti, per tutto il caravanserraglio di figuri che si affannano attorno alla preziosa opera musicale), la chiave viene trovata nel movente professionale.
La grande musica, si sa, affraterna i popoli ma può, all'occorrenza, anche esacerbare gli animi al punto da spingerli a commettere delitti efferati. Bisogna maneggiarla con cura, la musica. Il rischio è quello che, per sublimarla, la si rovini irrimediabilmente. Proprio com'è successo al Fetonte del timpano del Teatro alla Scala, che per sancire la sua nascita divina (figlio di Elio), ha guidato maldestramente il carro del Sole fino a mettere a repentaglio la vita sulla terra.
«Vorrei un Pinocchio...no, non questo».
Il libercolo della Walt Disney con la sua balena che soppianta il pescecane mi viene squadernato sul bancone.
«Ci sarebbe quest'altro...»
«No, questa è un'edizione scritta male e illustrata peggio».
«Solo 'ste due abbiamo. Pinocchio, soprattutto per i bambini, non tira».
«Scusi, ma lei è avvocato? Ecco, io sarei stato raggirato...due compari lestofanti...mi promettevano di quintuplicare l'investimento...eppure il mio amico me lo diceva...».
«Se a tempo debito un buon Pinocchio avesse tirato...Buongiorno».