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"10 e non più di 10" #42

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            Manco a dirlo, sold-out: non una, non due, ma tre date nella stessa città, a distanza ognuna di quindici giorni.      I fans, gli amatori, i curiosi e gli onnipresenti agli eventi che contano: tutti al concerto attraverso gli occhi del display più o meno alla moda, più o meno performante.     Tonino il fisarmonicista, poichè deve suonare in una sola canzone, si piazza all'estremità del palco "dove non tramonta mai il sole": troppo all'estremità per essere ripreso dai milioni di cellulari branditi senza requie.     Si accascia, Tonino, muore, perchè nella vita si muore.     Due ore e mezza dopo ci si accorge della sua dipartita; troppo ai margini per la diretta che testimonia l'evento.

"10 e non più di 10" #41

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     Impigliati nella manciata di giorni di mare:      occhi acerbi sgriddati per la fame;      ciocca argentea lucida e ostinata;      gli olocausti di ritorno;      resort in Albania...c'è qualcuno?;      climate change arroventato;      la rilettura "incarrata" di  Guerra e Pace;      il pianoforte che accorda l'animo;      il sold-out a spese proprie;      il tormentone che latita;      Temptation Island rito collettivo;      il turco Osimhen e "la pizza fa schifo".  

"Una Cosa sola", di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, Mondadori

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       Nicola Gratteri (che non ha certo bisogno di presentazioni) e Antonio Nicaso , storico delle organizzazioni criminali analizzano, in questo saggio, tutte le sfaccettature del fenomeno criminale. La mafia, la camorra, la 'ndrangheta, oggi vere e proprie imprese globali (dalla Cina alla regione artica), si muovono con scioltezza e pretesa di impunità in tutti i gangli del vivere civile, dark web compreso anche grazie alle volatili criptovalute (che assumono, politica monetaria di Trump docet , sempre più capacità infiltranti).       La criminalità organizzata in tutte le sue declinazioni specistiche e geografiche appare ogni volta un qualcosa di nuovo perchè puntualmente se ne dimentica la genesi. E il dramma è che, centosessant'anni dopo la sua nascita e nonostante gli indubbi progressi fatti sul campo, è ancora così.       Le mafie sono diventate una cosa sola con ogni forma di potere deviato.  L'uomo d'onore d'o...

10 e non più di 10 #40

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                 Servizio: Genocidio? Ma c'è stato il 7 ottobre!      Dritto: la Russia è l'invasore, gli artisti e gli sportivi russi devono essere banditi dal consesso civile, la Russia dev'essere sanzionata...Israele? Per sempre amici. Netanyahu? Gli stringeremmo la mano, se volesse onorarci della sua presenza.     Rovescio: Trump? Il Nobel per la pace. Negazionismo climatico? Fa ottimamente gli interessi del proprio Paese.     Volée: Sinner orgoglio nazionale. E apprezzamenti dal Governo, dalle opposizioni. Francesca Albanese...come no, il fratello è un comico stellare!

"L'uomo che guardava passare i treni", di Georges Simenon (trad. Paola Zallio Messori), Fabbri editori

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            "...perchè sapeva che se avesse ceduto su un unico punto, nulla lo avrebbe più fermato". E Kees Popinga , l'irreprensibile Kees Popinga, è stato facile profeta.     Dopo una giornata trascorsa affaccendato nel solito, scontato copione, decide di andare a vedere se tutto è a posto a bordo della Ocean III.        Con annichilente sorpresa, Kees viene a sapere che la cisterna che avrebbe dovuto consegnare la nafta (lui in persona, in qualità di procuratore presso la Julius de Coster en Zoon , l'aveva ordinata), non è arrivata. L'unica è mettersi in cerca del titolare della ditta per denunciare l'accaduto. Caso vuole, però, che Popinga  incontri il suo capo proprio dove, a rigor di logica, J ulius de Coster jr. non avrebbe dovuto essere: in un locale equivoco cioè, con la barba tagliata e intabarrato in un abito marrone di una taglia troppo grande, mentre lo invita a lasciarsi andare e a scolarsi con lui l'in...

10 e non più di 10 #39

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            Devo   morire, perchè a volte si può decidere di morire anche a sette anni.      Quando il cibo non viene distribuito e l'acqua è sequestrata sulle autobotti a 50 gradi all'ombra, il corpo si smaterializza, tassello dopo tassello. E allorquando realizzi che è la razza palestinese a dover essere espiantata dal lembo di terra che da sempre prega in arabo, o impazzisci o muori.       A sette anni, non so come si faccia a impazzire.      Tra un'ora o poco più morirò. Prima, però, devo andare all'ennesima distribuizione corredata dal tiro al palestinese.  È l'ultima immagine quella che foraggia la nostra immortalità .     Rinascerò terrorista. In Palestina.

"Un nome da torero" di Luis Sepulveda (trad. Ilide Carmignani), ed. Ugo Guanda

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            " Juan Belmonte ", ed è proprio quando non puoi evitare di presentarti a qualcuno, che ti senti immancabilmente chiedere: "Come il famoso torero?". A parte la tigna, però, del torero non hai praticamente nulla. E lo sai bene, Juan Belmonte.       Vivi ad Amburgo, esiliato dal tuo Cile , eppure ogni marco che guadagni (da buttafuori di un locale equivoco, da ex guerrigliero che cerca ancora di capirci qualcosa nel tritacarne dell'ipercapitalismo), lo invii a chi si prende cura di  Veronica , l'amore  desaparecido  riapparso miracolosamente da una discarica di San Bernando; i miracoli, però, a volte riescono solo a metà. Le torture patite sono state troppo, e troppo accanite, al punto da privare Veronica della parola e della voglia di vivere.     Qualcuno di influente, però, ti racconta una storia alla quale tu devi necessariamente prendere parte: è la vicenda di due amici che, ai tempi del nazismo...