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"10 e non più di 10" #47

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            "Uno vale diecimila": aforisma, questo, attribuito a Eraclito, a significare che la vita di un sapiente vale quella di diecimila persone mediocri. E ciò che vale per la vita, può valere benissimo per la morte.     La morte di un bambino gazawi, con i suoi sogni intombati sotto macerie di disumanità, vale mille morti di chi istiga all'odio, al razzismo, allo sfregio dei diritti umani.     Ci sono delle morti che straziano l'animo al netto delle quantità.     Ci sono delle morti ascrivibili solo all'ordinario cordoglio. A prescindere dalla condanna per le modalità.     Finchè ci saranno "ma" e "però" ci sarà discrimine.     

"10 e non più di 10" #46

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           Su Gaza e la strage degli innocenti, non c'è discussione che tenga. Non ci può essere. La parola, da segno convenzionale per gli stoici, diventa il corpo e il sangue della mattanza.      Silenzio, perchè ogni parola che non sia un gesto concreto di opposizione, non ha senso. E chi prova a introdurre qualche avversativa o a gettare il seme di un distinguo, che venga inchiodato mani e piedi alla croce dell'aberrazione.      Non c'è nessuna mela di Adamo ed Eva: il peccato mortale, da cui nessun battesimo potrà mai mondarci, origina dal genocidio di Gaza. Come da quello avvenuto nei campi di concentramento.     I martiri dell'Olocausto si arruolano nel Terzo Reich.      Silenzio, e luce spenta sull'umanità.

"10 e non più di 10" #45

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          L'acino di Galilei s e ne sta tronfio, irrorato dal sole e innervato dai nutrienti della vite. Ed è certo che il sole, i nutrienti sono lì unicamente per farlo crescere panciuto e dorato.      Lui, l'unico acino dell'universo a dispetto delle decine di chicchi d'uva della stessa pigna; delle centinaia di acini del medesimo filare; dei milioni di chicchi d'uva dell'intero vigneto.      Arriva il contadino. E se ne infischia dell'indispensabilità dell'acino di Galilei. Zac, e giù nella cassetta assieme agli altri; spash, e via negli ingranaggi della pigiatrice.      Un solo, ininterrotto e indistinto flusso di vino. Con la memoria ridicola dell'acino di Galilei.

"10 e non più di 10" #44

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          «Dai, comunque tua figlia è un'altra cosa. Perchè? Ma l'hai sentita come parla? Mio figlio e il figlio di Pinuccia...vero Pinuccia?..alla sua età conoscevano la metà delle parole che conosce lei e l'altra metà le pronunciava pure male. Non per niente, i nostri, sono figli di muratori, casalinghe...»     Mi incasso nelle spalle e provo a obiettare qualcosa. Inutilmente.      Sono amareggiato: la fatica del figlio del contadino mi appartiene fin nel midollo. La condizione della rincorsa perenne, i sudori sbeffeggiati della divisione in classe mi bruciano ancora sulla pelle. Per un istante, un istante solo, mi viene di odiare mia figlia. Poi mi scuso, abbracciandola fino a farle male.       Ho un cesso di mondo da farmi perdonare.

"10 e non più di 10" #43

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             La trappola per topi è allestita: gli scatoloni con i pacchi di cibo che coprono la necessità di appena il 2% della popolazione, sono accatastati al centro.     All'alba, la luce che s'accende segnala l'apertura dei cancelli.     Chi non muore schiacciato dalla calca, si getta sugli aiuti ad accampar possesso.     I droni che controllano la zona avvertono: ancora cinque minuti.     Il tempo di cantinelare: "Un, due, tre...stella!", che il fucile israeliano falcidia i Cristi in fila per un pugno di farina.

"Guerra e Pace" (libri I e II), di Lev Tolstoj, Garzanti editore, trad. Pietro Zveteremich

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                 Ferito e abbandonato durante la battaglia di Austerlitz (1805), al principe Andrej Bolkonskij capita di guardare  il cielo come non l'aveva mai visto prima: in quello spazio di lirica religiosità, c'è tutto il senso delle guerre e delle paci non solo relative al mondo, ma anche quelle che si alternano nei nostri animi inquieti. Lui, il principe Bolkonskij, d'indole nobile e speculativa, ha da poco visto la moglie morire nel dare alla luce il loro unico figliolo.       Perso ogni interesse alle lusinghe della vita, nondimeno, dopo un confronto con Pierre Bezuchov , il principe si trova, quasi suo malgrado, a rendere effettive quelle riforme (la liberazione dei contadini, l'istruzione per i loro figli) intraprese da Pierre ma ben presto abbandonate: questione di superficialità e incostanza, ovvio. Ma  il ricchissimo e bonario Pierre, già guarda oltre: dopo un matrimonio infelice con la bellis...

"10 e non più di 10" #42

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            Manco a dirlo, sold-out: non una, non due, ma tre date nella stessa città, a distanza ognuna di quindici giorni.      I fans, gli amatori, i curiosi e gli onnipresenti agli eventi che contano: tutti al concerto attraverso gli occhi del display più o meno alla moda, più o meno performante.     Tonino il fisarmonicista, poichè deve suonare in una sola canzone, si piazza all'estremità del palco "dove non tramonta mai il sole": troppo all'estremità per essere ripreso dai milioni di cellulari branditi senza requie.     Si accascia, Tonino, muore, perchè nella vita si muore.     Due ore e mezza dopo ci si accorge della sua dipartita; troppo ai margini per la diretta che testimonia l'evento.