lunedì 18 dicembre 2017

Michele Gentile, il rito, la lotta e le notizie dal fronte

Il primo incontro con Michele Gentile l'ho avuto per il tramite di un giornale, circa tre anni fa

Come a volte succede, una quotidianità sempre presa da mille cose molto spesso meno entusiasmanti degli incontri rimandati, trova finalmente il tempo di un messaggio su facebook.
"Vieni, ti aspetto."
La mia borghese incomprensione verso le scelte estreme, mi attarda a chiedere di orari, di disponibilità.
"Passa quando vuoi. Ci sono sempre."
Finita l'udienza a Eboli, mi metto in autostrada, direzione Polla.
Poche centinaia di metri ed eccomi davanti alla libreria Ex Libris Cafè di Michele Gentile.
Oltrepasso la soglia. L'aria pungente di metà dicembre si riempie di storie che raccontano vite.
È un luogo d'elezione questo, di quelli che volutamente rifuggono dalle fascette ammiccanti dell'ultima edizione dello scrittore in auge.
Qui, in questa libreria, Michele Gentile è il sacro officiante di un rito, la vestale che dedica la vita al fuoco sacro della Cultura.
Come ogni liturgia che si rispetti, ci sono dei passaggi, delle tappe che avvicinano al trascendente.
<Grazie.> - mi dice appena mi vede entrare e da una parete che a fatica conquista la sua indipendenza da orde indomite di libri, sgattaiola fuori, come un alambicco dalla grotta di Merlino, l'armamentario da bar.
<Sai com'è, - confessa mentre mi prepara un ottimo caffè - i miei avevano un bar...>
Il tempo si è fermato. Il tavolo di legno, scaffali pieni di volumi che difficilmente troveresti nello store sotto casa, giornali e riviste per dare notizia del mondo e dal mondo.
A guardare bene, nel cono d'ombra di un angolo buttato lì, potresti addirittura seguire il rivolo di fumo della pipa di Ungaretti o perderti nei grovigli medievali della barba di Umberto Eco.
Sarebbe la stessa cosa.
<Eppure, - e l'occhio diafano come una barca inghiottita dalle nebbie del mattino - tutto questo non basta.>
Solo adesso vedo quello che l'avvolgente atmosfera della Ex libris Cafè m'aveva in un primo momento impedito di vedere: Michele Gentile indossa, quasi a disagio sulla giacca dell'accoglienza più piena, un giubbetto militare.
Il 60% degli italiani non acquista libri.
Il 10% degli abitanti del Bel Paese non ha nemmeno un libro in casa.
La guerra è di quelle senza quartiere, disperate.
Le truppe messe in campo dal libraio invitto sono le più agguerrite:
"Un libro sospeso", per consentire soprattutto ai lettori forti, sulla falsariga di quello che accade a Napoli per il caffè, di comprare due libri, uno per sé e uno da offrire a chi non ha la possibilità di acquistarlo o a chi non è stato educato al fascino della lettura.
Michele mi mostra gli attestati di ringraziamento delle carceri minorili, delle biblioteche scolastiche e degli ospedali destinatari dei volumi donati.
Poi ci sono i "Viaggi d'autore" in cui, grazie all'indispensabile collaborazione con le Autolinee Curcio, gli scrittori (nelle edizioni scorse si sono alternati grandi nomi come Pino Aprile, Diego De Silva, Antonello Caporale, Pino Imperatore, etc.) incontrano i lettori proprio sui bus della Curcio.
Infine, ecco l'arma segreta di Michele Gentile: "Non rifiutiamoci", un'iniziativa per mezzo della quale in cambio di una certa quantità di ferro, rame, alluminio e ottone da portare in libreria, si ha il corrispettivo in libri, anche scolastici.
Lo guardo come un libraio ormai famoso per le sue iniziative. Lui lo conosce quello sguardo e implicitamente mi prega di liberarmene. Ne farebbe volentieri a meno.
Con un sorriso stanco di tante pacche sulle spalle e incoraggiamenti di facciata, Michele Gentile scuote la testa leonina:<Eppure, tutto questo non basta per diffondere la lettura.>
Fuori dal microcosmo della Ex Libris Cafè continuano a piovere giacche "dell'appuntamento allo studio", smartphone imbellettati per il prossimo natale.
Io torno in macchina con La danza immobile di Manuel Scorza che trovato qui, costipato tra altri cento volumi, ha il fascino dell'eterno.
Ciao, Michele. Resisti.

mercoledì 6 dicembre 2017

"Gialli d'estate", a cura di Marcello Fois


“Gialli d’estate” è una di quelle raccolte in cui è abbastanza agevole distinguere il buon grano dal loglio.

L’incipit contenuto ne la nota dell’editore è di quelle accattivanti, che creano suspence: la stagione migliore per compiere un delitto sembra essere l’estate.
A dimostrazione di questa premessa, ecco dipanarsi davanti agli occhi del lettore di genere o semplicemente di quello che confida nelle fibrillazioni del “giallo” per dare verve alla quotidianità, undici storie di giallisti “griffati” più o meno riuscite.
Il viaggio letterario inizia dai primi giorni dell’estate per terminare alle soglie dell’autunno.

Si parte con Il Sette di cuori di Maurice Leblanc, il creatore del famigerato Arsène Lupin. Il protagonista del giallo rincasa dopo una notte passata con amici al ristorante Cascade, tra maliconici valzer dell’orchestra tzigana e racconti di furti e crimini.

Una lettera che gli ingiunge di non muoversi, di non gridare qualsiasi cosa succeda, lo paralizza.

Quando ormai la quiete è ristabilita e il far del giorno incute la forza per “liberarsi” finalmente, l’ordine nella casa impera. Tutto è come dovrebbe essere, eccezion fatta per un sette di cuori sul pavimento.

Ne L’avventura dell’angelo caduto di Ellery Queen, proprio la scrittrice protagonista del giallo riesce a svelare cosa si celi dietro un alibi troppo perfetto per essere credibile fino in fondo.

Al centro della scena, una casa eccessivamente manierata; di quelle, per intenderci, che possono costare mesi e mesi di psicanalisi per liberarsi dagli “orribili sogni gotici”.

Il picnic del 4 luglio di Rex Stout allieta il lettore con la svogliata ma sempre feconda capacità d’indagine di Nero Wolfe che anche stavolta, nonostante l’arma impropria utilizzata (un coltello per l’arrosto) per l’omicidio, scoverà l’assassino. Nella raccolta c’è anche spazio per un giallo attuale, con i suoi pc e l’immancabile cellulare: quello del curatore del libro, Marcello Fois, che in Dove? ci presenta il commissario Curreli alle prese con un indagine troppo ricca di coincidenze per giungere al suo approdo consequenziale.È nelle segrete dell’ovvio che si cela l’inganno.

Il problema dela rosa rossa di Jacques Futrelle è uno di quei gialli che si prodiga alla ricerca di un metodo nell’apparente follia: 12 rose rosse inviate alla signorina Burdock, di lunedì, mercoledì e sabato.
Solo la dodicesima è quella fatale per la destinataria e per il suo cane. Perché?
Poteva mancare, in una raccolta di gialli, il buon vecchio Edgar Allan Poe? Certo che no, e qui ne Il Mistero di Marie Roget è presente con tutta la criticità del suo metodo induttivo e il suo rigore logico-scientifico.
Ne Il vecchietto delle Batignolles di Emile Gaboriau, la domanda che si rivolge al lettore è sconcertante nell’ovvietà della (presunta) risposta: ”Si può immaginare che un assassino sia tanto stupido da denunciarsi tracciando il proprio nome di fianco al corpo delle vittima?”
La regina del giallo Agatha Christie appare in un’estate ormai inoltrata con il suo Nido di Vespe: un’indagine perfetta, di quelle che non abbisognano di spargimento di sangue per svelare al fine Hercule Poirot autore e movente del delitto.
È la volta di Chaterine L. Pirkis che ne Il fantasma di Fountaine Lane si deve destreggiare tra un fantasma apparso al capezzale di una bambina e la sparizione di un assegno in bianco: dov’è il nesso?
Presente Agatha, non poteva mancare (Elementare!) sir Arthur Conan Doyle.
Il giallo (“statico”) che qui ci viene presentato è L’avventura di una scatola di cartone in cui all’arguto Sherlock basta, per l’appunto, la disamina di una scatola per “farsi un’idea” di come siano andate le cose.
Chapeau, mister Holmes!
L’enigma “testuale” ritorna con Salute e libertà di Fred Vargas in cui cui al commissario Adamsberg e al suo fido Danglard è affidato un compito: decodificare i “pizzini” che arrivano in ufficio con cadenza più o meno regolare, tutti firmati “Salute e libertà.”
E il senso del buon “Vasco De Gama” che continua a stazionare imperterrito di fronte al commissariato?
Undici gialli, gialli “come il sole di Ferragosto.”
“Perché il crimine non conosce vacanza.”