"Una Cosa sola", di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, Mondadori

   


 Nicola Gratteri (che non ha certo bisogno di presentazioni) e Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali analizzano, in questo saggio, tutte le sfaccettature del fenomeno criminale. La mafia, la camorra, la 'ndrangheta, oggi vere e proprie imprese globali (dalla Cina alla regione artica), si muovono con scioltezza e pretesa di impunità in tutti i gangli del vivere civile, dark web compreso anche grazie alle volatili criptovalute (che assumono, politica monetaria di Trump docet, sempre più capacità infiltranti). 

    La criminalità organizzata in tutte le sue declinazioni specistiche e geografiche appare ogni volta un qualcosa di nuovo perchè puntualmente se ne dimentica la genesi. E il dramma è che, centosessant'anni dopo la sua nascita e nonostante gli indubbi progressi fatti sul campo, è ancora così. 

    Le mafie sono diventate una cosa sola con ogni forma di potere deviato. L'uomo d'onore d'oggi, infatti, si rifà in tutto e per tutto all'uomo vitruviano di Leonardo, "radicato contemporaneamente alla base del quadrato e del cerchio, tra stabilità e dinamismo, fra tradizione e innovazione", in perenne tensione verso il moto perpetuo e infinito dei "piccioli". E come un rabdomante in grado d'intercettare la vena d'acqua del guadagno prima e meglio delle Istituzioni, il criminale si lancia all'acquisto dei crediti deteriorati anche per riciclare gli ingenti guadagni, sfrutta le società cartiere intestate ai soliti, stucchevoli prestanomi, e si prepara a farla da padrona, tra l'altro, ai Giochi olimpici invernali Milano Cortina del 2026. 

    Nell'ultimo capitolo del libro "il rischio dell'inazione", il duo Gratteri-Nicaso vuole scongiurare per l'appunto il rischio che, di fronte alla pervasività del potere criminale, il cittadino si senta indifeso e abdichi alla sua missione sociale di contrasto. Soluzioni? Ancora una volta la parola magica è "riforme", ma non certamente del tenore di quelle messe in cantiere o promesse dal Governo Meloni, verso il quale le critiche dei due saggisti non si risparmiano: ex multis, la separazione delle carriere dei magistrati stante solo l'1% delle toghe che passano dalla funzione giudicante a quella requirente o viceversa, il proliferare di norme penali che seguono le emergenze del giorno e dal chiaro intento punitivo, certamente non servono allo scopo quando non finiscono per avere, addirittura, effetti deleteri. Ci vogliono fondi per l'adeguamento dei mezzi di contrasto alla criminalità organizzata e per la formazione delle donne e degli uomini chiamati a combattere il fenomeno mafioso, una scuola aperta anche alle sollecitazioni della società civile, l'esaltazione degli esempi di chi non piega la testa e trova ancora il coraggio di opporsi ai soprusi.

    Serve, più di tutto, valorizzare i sacrosanti e sempre attualissimi principi consacrati nella nostra Carta. Solo così ci si può attrezzare contro l'apparente invisibilità delle mafie, il cui silenzio "è il nostro allarme più grande". Ignorarlo, precisano Gratteri e Nicaso, "significa cedere alla loro nuova e devastante forma di potere".

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