Martedì scorso, a “di Martedì”, la fortunata trasmissione di Giovanni Floris, vi è stata l’ospitata del premier Conte. Premetto: non voglio parlare di Giuseppe Conte. Dico solo, in uno con il simpatico Gene Gnocchi, che avrei preferito di gran lunga che al posto del Conte premier, ci fosse stato il Conte cantautore. Almeno ci saremmo “sparagnati” svarioni come “il popolo è l’azionista della maggioranza di governo” (e chi non vi ha votato cos’è, feccia di fogna?) o “di Trump non voglio parlarne, per evitare di influenzare le elezioni in America” (e chi sei, Mandrake?).
Dicevo, di Conte non voglio parlarne...no, ma così per dire, voi ci pensate al povero Paolo Conte, che non solo ha dovuto patire l’onta di essere surclassato sui motori di ricerca dall’Antonio Conte calciatore prima, allenatore poi (“agghiacciande!”), ma anche, dal giugno 2018, da un altro Conte, Giuseppe per l’appunto, il “visconte dimezzato”?
“Via via/Vieni via di qui/Niente più ti lega a questi luoghi…”
E già, sarebbe proprio il caso che fosse lui stesso, il sublime cantautore astigiano, a dedicarsi il suo cavallo di battaglia.
Ma ripeto ancora, nessuna voglia di parlare del premier che ci tocca in sorte.
Guardando distrattamente la trasmissione “di Martedì”, ho intravisto un personaggio sospetto alle spalle del premier. All’inizio ho creduto a una semplice somiglianza. Poi, alla terza inquadratura, ho sciolto la riserva: era Rocco Casalino, il gran visir di tutta la comunicazione del Movimento Cinque Stelle.
Rocco Casalino?
Subito, allora, Robert Proctor , con la sua “agnotologia” (dal greco “àgnosis”, “non conoscenza” , “scienza dell’ignoranza collettiva culturalmente indotta”), mi si è impresso nel cervello.
Vessilliferi di tale neologismo sono, uno per tutti, Beppe Grillo che quattro anni fa, a proposito del progetto de La Gronda da costruire in sostituzione del Ponte Morandi poi caduto rovinosamente, sbraitò:<Il ponte reggerà ancora cent’anni, inutile sprecare miliardi per La Gronda!>; ma anche il veemente Lorenza Fontana (Lega Nord) che, interrogato sui vaccini obbligatori, rispondeva che “dieci vaccini, mi sembrano troppi.”
Ora, invero, la domanda è: che competenza avevano, rispettivamente, un comico-politico (!) come Grillo per prevedere la durata di un ponte, e un ministro per la famiglia e le disabilità (laureato in scienze politiche!), per discettare sul numero esatto dei vaccini da inoculare?
Risposta semplice semplice: nessuna. In altri termini, siamo sommersi da opinioni su questioni tecnico-scientifiche da parte di chi, di quelle questioni, non ne sa nulla o ne sa solo per sentito dire.
Ed eccoci a Rocco Casalino.
Per carità, non ho nulla contro il concorrente evanescente del Grande Fratello edizione 2000, avverso il portavoce di Conte (!) che ha il compito di convincere, con le buone o con le cattive, i conduttori a trattare con il guanto di velluto gli ospiti spediti in studio (in caso contrario, il rischio di andare in onda senza i politici che fanno share, è una certezza); non ce l’ho con il giovane ingegnere beccato a “fare spin” a favore del Movimento persino durante i funerali delle vittime del crollo del Ponte Morandi o con il gaudente vacanziere del “Ho diritto a farmi due giorni, già mi è saltato Ferragosto” mentre a Genova si consumava la tragedia. Né, beninteso, ho intenzione di scagliarmi contro il portavoce del premier che afferma come i giornali non contino più nulla (“Le nostre pagine raggiungono 10 milioni di spettatori. La gente non vuole leggere le notizie, le vuole vedere”) o, infine, avverso il brillante conferenziere che confessa candidamente come anziani, bambini e down gli facciano schifo.
No, davvero, non ce l’ho con Rocco Casalino.
Ce l’ho, se proprio devo avercela con qualcuno o qualcosa, con la summenzionata agnotologia che non solo c’ha propinato Conte (Giuseppe e non Paolo) come premier, ma anche Casalino e Dettori come “ministri della propaganda”, Salvini come Ministro dell’Interno, Di Maio come Ministro del Lavoro, etc, etc.
Nel saggio “La conoscenza e i suoi nemici” di Tom Nichols, a un certo punto si legge che “la legittimazione dell’incompetenza è un pericolo per la democrazia.”
Nossignore, non voglio parlare di Conte (Giuseppe) e nemmeno di Rocco Casalino.
Ce l’ho con ‘sta sfaccimma di agnotologia, ecco con chi ce l’ho.