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Breve ballata del capitalismo

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Piero e Giorgia, sposati poco più che maggiorenni, vanno a vivere in una casupola al limite della abitabilità. Piero si arrangia raccattando ferro vecchio e vendendolo alle varie fonderie. Giorgia, scappata da un padre padrone, si dà anima e corpo a quel figlio nato troppo presto per lasciarla veramente libera di scegliere. Entrambi sognano un bagno finalmente all'interno della casa. Novembre 1980: la terra trema. Bestemmia rovine, fagocita vite. Piero e Giorgia ottengono un container dove passeranno otto anni della loro vita. Il bagno, sia pur piccolo, è all'interno delle pareti di lamiera. Piero e Giorgia sognano una casa dalle pareti in muratura. Nell'attesa, mettono al mondo un secondo figlio. Giugno 1988: finalmente, la casa popolare. Due bagni e un balconcino lilla. Piero viene assunto da un lontano parente che ha una grande impresa edile. Piero e Giorgia sognano almeno una casa, un'altra, dove poter sistemare uno dei due figli. L'unic...

La diversità di Chantelle

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Ciò che fa paura non è la mostruosità, ma la diversità. La prima condizione, infatti, è vissuta e metabolizzata come qualcosa di “ altro da noi “; essenza spaventevole fino al parossismo cioè, ma pur sempre appartenente a una natura diversa. Quando, al contrario, ci imbattiamo nel differente, nell’ extra-ordinario , allora alla paura si aggiunge un altro sentimento: l’angoscia, il sentirsi disarmato davanti all’eccezionalità che s’incardina pur sempre nella normalità della condizione umana. Ed è sulla scorta di questa riflessione che c’inquieta, ad esempio, di più un uomo con gli occhi di gatto che un mostro che rispetta tutti i canoni della mostruosità. E ciò perché la diversità s’innesta sulla nostra identica matrice di sangue e carne ; appartiene al medesimo genus nel quale trova legittimazione e cittadinanza la nostra sub-stantia. Si è diversi, insomma, perché si ha un tot di differente (ed è proprio questo particolare a farci pr...

Nel pieno della "Confederazione delle anime"

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Udienza di lavoro. Eccolo qui: avvocato Giampaolo Quaglia. Mi si avvicina con il suo ghigno stomachevole che ancora si ostina a credere piacione . La mano nei capelli ( eh, fammele vedere 'ste dita, sì, aprile bene, così che tutti i colleghi possano apprezzare la nuance "topo da fogna" che assumono dopo aver sguazzato nella tintura), l'occhio a "lacryma Christi", la bocca "a culo di gaddrina" ( Cazzo, si chiama pur sempre quaglia! ) come il Pippo Aragonese di Camilleri. Fa cenno alla presenza del mio collega, e sfrocolea :<Ah, egregio Avvocato, vedo che, memore del nostro precedente incontro, ti sei portato i rinforzi!> Si gira verso il collaboratore più viscido dell' Uriah Heep di Dickens, e si fa una risata in faccia al mio grugno infastidito.   <Allora, avvocato Quaglia, - chiede il giudice in ambasce perché non sa decidersi se è meglio optare per i gamberi o per il pollo paesano di comare Adelina - cosa eccepisce, le...

"Passato (è) il dì di festa": Costituzione "fondata sul lavoro"

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Quando mi ripromisi di consolidare i miei primi (e unici) trenta e lode di Filosofia e Teoria generale con un esame di spessore (leggi manuale di oltre 1000 pagg....che poi, come possa definirsi "manuale" un mattone di tal possanza, ancora non l'ho capito!), decisi di provarmi con il "Diritto Costituzionale" di Martines. Per la precisione, di Temistocle Martines. E la precisazione non è di poco perché il nome dell'autore che rimanda al politico ateniese insieme all'aver scelto, per l'esordio universitario, due esami alquanto lontani dallo spirito codicistico, avrebbero potuto...dovuto (cazzo!) farmi almeno venire qualche dubbio sulla bontà della scelta universitaria fatta.  Ma tant'è: per evitare lo spettro del professore squattrinato e per la mancata lettura ("costosa" ignoranza!)  di Agatha Christie ( un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova ), mi ritrovai ad affrontare il battesimo del ...

"Oi pleistoi kakoi" (La maggioranza è cattiva)

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Tra i Sette Sapienti dell’antichità, ecco che ci si presenta, con l’immancabile barba rigogliosa e l’altrettanto indefettibile cipiglio severo, Biante. Perché mi sia venuto lo schiribizzo di parlarne, è presto detto. Biante, il buon Biante, aveva capito tutto, con circa 2600 anni d’anticipo, della politica, della storia, della fiumana del progresso. Quando, infatti, gli venne chiesto di dar sfoggio di sapienza con l’incidere, sul frontone del tempio dell’oracolo a Delfi, un motto, la frase più importante del suo pensiero lui, senza esitazione alcuna, così scrisse:  OI PLESTOI KAKOI  (la maggioranza è cattiva). Una frase che probabilmente lasciò di stucco gli stessi Sapienti. <Ma come, – avrà pensato Chilone (o Talete, a seconda delle versioni), un altro dei Sette Savi che già aveva provveduto all’incisione della sua, di frase – io scrivo un motto di una profondità esagerata (“Conosci te stesso”), e questo se ne viene con un’affermazione che più scontata non si pu...

La pancia (alias "bambino") alla riscossa

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Lo studiolo del dottor Spatafora s’affaccia timido proprio dirimpetto alla finestra della sua cameretta. Ed è proprio da qui che il nostro Fobìa attende impaziente l’arrivo della Smart grigio chiaro del luminare. Appena la vede sbucare dal curvone e perdere velocità per prepararsi al parcheggio, è assalito da uno stato di agitazione improvviso quanto immotivato. “Ma come? – si chiede allarmato - Sono cinque maledettissimi giorni che aspetti questo momento e mo che fai? Ti agiti, t’impaurisci come un muccusiello che ne ha appena combinato una delle sue?” Mentre cerca di mortificare con queste parole il sentimento canaglia, si sorprende a chiedersi se anche Garibaldi, prima dello sbarco dei Mille o (perché no?) lo stesso Giuda, prima di tradire Gesù, siano stati preda della sua stessa palpitazione. Sta di fatto comunque che, agitazione o meno, paura o no, in questo momento ha l’obbligo di rimanere ben saldo nel suo proposito, costi quel che costi. Pensiero e azione, questo de...

Siparietto simil-religioso

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Il nome di Michela Fragolina è stato sicuramente l’argomento più convincente che avessi mai potuto utilizzare per spingere Dante all’azione. Quella vicenda ci ha fatto capire, a noi poco più che sbarbatelli, le difficoltà che avremmo incontrato nei rapporti con il gentil sesso. C’è stato un tempo, quantitativamente non troppo lontano (sette, otto anni prima) ma “ormonicamente” distante anni luce in cui io, Dante e Totò frequentavamo la parrocchia. Detta così, non ci sarebbe nulla di strano. Il fatto è che noi però, non ci limitavamo ad andare a messa la domenica, a partecipare alle riunioni dell’Azione Cattolica e della Legio Mariae o a prestare servigi di chierichetto (attività queste, già di per sè più che sufficienti ad assicurarci la beatitudine). Nossignore. Noi, in pratica, abitavamo in chiesa. Eravamo le Perpetue onnipresenti di don Esposito. Assistevamo a tutte le cerimonie liturgiche, timbravamo il cartellino a ogni processione, sotto il sole e sotto la pioggi...