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“1984”, di George Orwell

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1984  di George Orwell . L’ho riletto a distanza di 14 anni perché “ gli scritti più vicini alla perfezione, hanno questa proprietà, che ordinariamente alla seconda lettura piacciono più che alla prima.” ( G. Leopardi ). 1984:1948=futuro (immaginato da Orwell):presente (della stesura del libro). Siamo all’indomani della Seconda Guerra Mondiale . Una coltre radioattiva di sangue e disperazione pervade i gangli vitali della società. Gli eventi storico-politici ( totalitarismo , Olocausto nucleare ) alimentano di un’inquietudine sorda ogni pensiero appena al di là del contingente. E il positivo delle antiche, confortanti utopie di Bacone , Moro , Campanella , viene seppellito nella proiezione del suo negativo: uno Stato, l’ Oceania , in cui campeggia l’inquietante cartello, affisso in ogni luogo reale e immaginario, con la faccia dai baffi neri che ammonisce, minaccioso per pochissimi, rassicurante per la stragrande maggioranza: il Grand...

Vincenzo De Luca: dal Kaos al Crescent

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All’origine fu il Kaos. Poi, dal garofano chiacchierato del sindaco Vincenzo Giordano , per mera riproduzione verginale (lett. “partenogenesi”, come solo si conviene alle divinità dell’empireo), ecco spuntare la falce e il martello dell’altro Vincenzo , questa volta, Vincenzo De Luca Gli annali registrano, per la discesa nell’agone politico del Nostro, l’anno 1993. Prima dell’ età del disvelamento di De Luca , a partire dal 1944 (ultimo anno in cui la città di Salerno, con la sua nomina a Capitale d’Italia , ha significato qualcosa per la Storia) e fino, per l’appunto, al 1993, niente da segnalare. Poi l’Annunciazione del Verbo, che si è incarnato nel seno della civitas hippocratica e s’è fatto uomo . Ed è proprio con riferimento all’anno del Signore 1993 che i posteri parleranno di Salerno come della città in cui Si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, so...

“Dotto’, ‘e cazettin?!”

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Un ticchettìo di dita sul finestrino. Ti giri in direzione del rumore perché pensi a lei che finalmente è scesa dal treno e ti ha raggiunto. “Dotto’, – un ghigno da impunito stampato su lineamenti beffardi – ‘e cazettin?” Non riesci manco a trovare il tempo di opporti che già la frangia granata (non è che per mezzo che stiamo a Salerno tutti i calzini devono essere di colore granata, no?!) s’insinua nel rettangolino del finestrino lasciato colpevolmente aperto. “Ma io… – cerchi di accampare ‘na fetente di scusa che ti possa sottrarre all ‘invasione del cazettino selvaggio – …no….” Troppe cose aperte e/o sospese: il finestrino, i puntini sospensivi fatti apposta per essere riempiti dal nylon dei calzini, la volontà morbida come il ventre caldo dell’Ubalda. “Dotto’, ‘e cazettin!” Imparpagliato , con i calzini granata sopra il cruscotto, metti mano al portafogli e paghi. La fase due è quella di trovare una giustificazione all’ennesimo pa...

"Assassinio al Comitato Centrale", di M. V. Montalbàn

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Vi è impazienza per l’arrivo di  Fernando Garrido , il segretario generale. Alla sua venuta, come sempre, i diversi gruppi nel frattempo formatisi s’apriranno “come occhi per contemplare ancora una volta l’eterno miracolo dell’ incarnazione dell’avanguardia della classe operaia nella persona di un segretario generale”. Il discorso introduttivo al Comitato Centrale, per forza di cose destinato a durare poco (“ Faremo presto, perché sapete bene che non posso resistere a lungo senza fumare “), può finalmente fuoriuscire dalle labbra di Garrido, parzialmente occupate dalla sigaretta (spenta-accesa, a seconda delle ricostruzioni postume) che tanta importanza avrà, sia pure indiretta, per la risoluzione del caso. Il black-out elettrico, con la sua oscurità pregna di possibili moventi , per qualche minuto impedisce il prosieguo dei lavori. Torna la luce, che non può fare altro che assistere e propagare l’immagine di un segretario generale morto, ucciso...

Il Paolo Conte di "Snob"

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Il Paolo Conte di “Snob”: forse, mai come questa volta, davvero “Con quella faccia un po’ così/quell’espressione un po’ così…” E come poteva essere altrimenti? Ti guarda, dallo sfondo nero della copertina del nuovo CD ,  come “l’uomo scimmia” che, nonostante tutto, davvero non “capisce il motivo”; come il “camionero sensible” (“peruviano mixto Andaluz”), bisognoso del manuale di conversazione (traccia n. 13) per potersi intendere con la bella africana che, con “intenzion cavalleresca” fa salire sul suo camion. Già, proprio un manuale di conversazione per permettere al Maestro di farsi  intelligere  dalla musica, troppe volte stracciona (“ Oggi si fanno canzoni con solo 2 -3 accordi, cosa che, ai miei tempi, era inconcepibile”), del nostro presente. A rompere la classicità della foto di copertina, lo “Snob” amaranto posto in basso a destra . Proprio “snob”, “ sine nobilitate “, come gli studenti di Cambridge definivano chi non apparte...

“Il dottor Zivago”, di Boris Pasternak

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Mai nessun romanzo come Il dottor Zivago ha avuto, suo malgrado, un’importanza esogena, “esterna” almeno pari a quella più propriamente letteraria. Brevemente: questo libro è stato scritto da Pasternak immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale e subito rifiutato dall’Unione degli Scrittori Russi. Pur bandito dal Governo, miracolosamente Il dottor Zivago riesce a oltrepassare i confini sovietici. Viene pubblicato, allora, dalla nostra Feltrinelli (!) in un’edizione diventata giustamente famosa. Nel 1958 ecco arrivare il premio Nobel per Pasternak. I retroscena di questa assegnazione, però, sono degni della migliore spy story :   vengono coinvolti, infatti,  servizi segreti pronti a dirottare aerei e a compiere eclatanti operazioni di contraffazione. In estrema sintesi: il regolamento dell’Accademia svedese prevede, per l’assegnazione del Nobel per la letteratura, che l’opera sia pubblicata nella lingua madre dell’autore. O...

"Senza perdere la tenerezza", di Paco Ignacio Taibo II

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Pensieri su ‘Senza perdere la tenerezza’ che stava lì, con le pagine ammiccanti, giocando sporco E già, come diversamente definire un libro che si presenta con un’immagine del Che  depotenziata nelle dimensioni (quasi un terzo della copertina) prima di naufragare in un anonimo bianco, così come nella retorica magniloquente dell’abusato Che con Fidel, o, festival del luogo comune, del Guerrillero Heroico di Alberto Korda ? Stava lì, dicevo, quasi timido, sopra lo scaffale del mio “spacciatore di libri ambulante “ . “Oddio, l’ennesimo libro sul Che! No, Vincenzo caro, ormai sei adulto, troppo grande per le reminiscenze ginnasiali. E, soprattutto, troppo inserito (e l’iva arretrata sta lì a ricordartelo) per farti ammaliare dal basco del Comandante !”. Giro, rigiro nella Sierra Maestra di titoli vari. Me lo ritrovo in mano. Assolutamente contrariato per un altro libro sicuramente “pompato” sul Che, pago e vado via. Lo porto allo studio. I...