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Giovi, la poesia antidoto al "si c'o puort, c'o truov"

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Giovi, una periferia che la città di Salerno non è mai riuscita a coinvolgere del tutto. Una sola  frazione  divisa in una quindicina di "case" e quartieri,  sgrammaticata  come solo può esserlo una realtà troppo ricca per sottostare ai  diktat della sintassi;  ebbene,  Giovi , il suo pegno alla diversità e alla specificità, l'ha pagato, e pure con gli interessi : alzi la mano il lettore che al sentir parlare di Giovi non abbia pensato, con il sorriso allusivo di chi la sa lunga, al motto che dall'origine dei tempi condanna la nostra terra: " Juov, si c'o puort, c'o truove " (Giovi, se ce lo porti, ce lo trovi). È incredibile come una  rima  possa inchiodare per sempre una frazione al  legno ingrato della grettezza più bieca ! Già, una rima. E proprio una rima di una delle oltre  240 poesie  presentate alla  II edizione del Premio Nazionale di Poesia "Spiga di grano" , per una sorta di nemesi storica, viene a ...

Facebook e l'incubo del caschetto biondo

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Dopo il suicidio della povera Tiziana Cantone, tutti gli italiani, a partire da quelli appena capaci di accordare una pariglia di sostantivi a una decina d’indicativi, hanno risposto alla chiamata di Facebook. E allora, da un popolo di  commissari tecnici , eccoci tramutati tutti, con le nostre tavole della legge a tracolla, a  soloni della privacy , a  censori del  così ci si sta su Facebook . Illusi!  La verità è che Facebook, questa  effe pudica su sfondo color pervinca , conosce ognuno di noi; e di ciascuno di noi, le sue paure. Già, proprio come, in “ 1984 ”, il Grande Fratello di Orwell conosceva l’unica paura di  Winston Smith  in grado di farlo consegnare, armi e bagagli, all'annientamento della spersonalizzazione. La vulgata comune, a proposito del  venerabile Licio Gelli , capo indiscusso della  Loggia P2 , parla di un  archivio  praticamente  sterminato  di cui era in possesso. Di ogni uomo, a ...

Prendete un corpo...

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Prendete un corpo . Sì, un ammasso di ossa e muscoli. Solo il "soma", senza alcuna trascendenza "animata". Chiudetelo da qualche parte, uno sgabuzzino, un bunker. Un luogo chiuso , insomma. Per 5 secondi, soltanto per 5 fottutissimi secondi (a tanto, da una ricerca effettuata, ammonta il terrore che la nostra immaginazione può rappresentarsi), raffiguratevi 1, 2, 5 mani. Non vi chiedo di immaginare l'attività di queste mani intente a rovistare nel e su quel corpo . Concentratevi  sull'atto, non sulla potenza. 5 denti fratturati. E poi 2 scapole, l'omero destro, il polso, le dita delle due mani e dei due piedi con entrambi i peroni ridotti in poltiglia, tutti rotti. Segni di tagli e bruciature in ogni centimetro del corpo. Rotazione della testa, fino a procurare la rottura del collo.   Parliamo sempre dello stesso corpo. Coup de theatre : "lettere" disegnate sulla regione dorsale, all'altezza dell'occhio destro, a...

"Il Mastino dei Baskerville", Sir Arthur Conan Doyle

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Si narra che Sir Arthur Conan Doyle, papà letterario del celeberrimo Sherlock Holmes, a un certo punto abbia voluto disfarsi della sua creatura. E questo perché lo scrittore, sempre secondo la vulgata giunta fino a noi, si aspettava la consacrazione del suo talento soprattutto grazie ai romanzi storici, e non certo per il tramite delle opere imperniati sulla figura dell' infallibile investigatore . Anche sulla scorta di questo rumor dell'epoca, quindi, è probabile che il buon  sir Arthur  si decise, una volta per tutte, a far precipitare  Sherlock Holmes  e la sua leggenda dalla cascata del  Reichembach , provando gusto a lasciarlo lì, almeno fino a quando le proteste unanimi dei lettori e degli amici non ebbero la meglio, costringendolo a riesumarne il corpo e le  gesta letterarie . E sì perché, come dicevamo, sir Arthur Conan Doyle avrebbe voluto  de-mitizzare il personaggio  che, ormai fu chiaro fin dalla sua prima apparizione nel ...

"Aceto, arcobaleno", Erri De Luca

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Aceto, Arcobaleno.  Una casa di pietre antiche, di quelle che biascicano solo consonanti perché "la voce della materia non usa vocali". Una ragnatela di lampi a secco, "micce di luce" che infilano le terminazioni nervose, percorrendole tutte come un circuito elettrico. Un uomo, il  fantasma di una presenza che testimonia ricordi . Questi sono gli elementi che tratteggiano l'incipit di  Aceto, arcobaleno  di Erri De Luca . E da tutto questo, con la solennità propria  delle memorie che diventano congedo , la casa prende le mosse per rievocare la vita degli ultimi ospiti. In  Aceto, arcobaleno  c'è il compagno che ha "noleggiato il corpo a ore" come operaio in fabbrica, in edilizia, come facchino.  Fatica fisica , per intenderci, ma sempre e comunque al riparo dell'etichetta impropria di lavoro manuale; impropria perché "non è nelle mani la fatica" bensì nel dorso: "è lì che si accumula lo sforzo." Ed è proprio un r...

Articolo da chiuso per ferie

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Il titolo di questo articolo di fine luglio l'ho trovato subito; strampalato, come da un po' di tempo mi sento strampalato io, ché mi pare che tutto sia stato scritto già e che l'unica maniera di essere originali è quella di starsene zitti. Beninteso, io, per questo mese di  agosto  prossimo venturo, zitto voglio starmene davvero, ma mi sembra giusto " dare alle stampe " l'ultimo articolo per il  giornale  che ormai da due anni sopporta le mie intemperanze letterarie. E allora, pensa che ti ripensa, cerco un saluto nel luogo più opportuno per scrivere l'articolo da chiuso per ferie:  la spiaggia . Con i miei  infradito della battigia dell'anno scorso  e la mia barba affollata da qualche  pelo bianco in più , mi siedo a guardare. D'altronde, conoscete voi un modo migliore che quello di guardare, sentire,  sintonizzarsi con il traffico del mondo , per scrivere un articolo da chiuso per ferie? Io - e lo confesso candidamente - no. Son...

Tra gli ulivi, una lamiera nel cervello

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Sono le 10,58 di martedì 12 luglio 2016, e passeggio tra gli ulivi. Mi hanno sempre affascinato questi tronchi centenari che, nella loro nodosità, sembrano  piangere tutte le storture del mondo. Ci vengo spesso, qui. D'altra parte, la mia terra è a un tiro di schioppo dal filare di ulivi che accompagnano, rassicuranti, i viaggiatori lungo la  tratta Andria-Corato . Il  campo incanutito dall'afa  già alle undici di mattina.  Un solo binario  che sferraglia al sole di un'estate come le altre. Certo, rispetto ad appena ieri, c'è di insolito questo  frinire di cicale , da una decina di minuti troppo sguaiato perfino per i 33°C di oggi. Che il buon Dio voglia affidare al loro verso l'ingrato compito di preannunziare la fine del mondo? Sto qui, tra gli ulivi, gli unici esseri viventi che non sento ostili. Le sole anime del creato, cioè, che sono del tutto  indifferenti ai miei fallimenti esistenziali. Un figlio sempre rimandato ...