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Fidel Castro e l'infernale picciola barca

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La Storia, a volte, si diverte a intrecciare coincidenze, fino a farne trame di pregevole fattura. Il 25 novembre 2016 , giorno e mese della morte del Leader Maximo Fidel Castro , si sovrappone a un altro 25 novembre, stavolta di ben 60 anni fa. All'una e trenta della notte tra il 24 e il 25 novembre 1956 , una barca pagata solo a metà, ancora di proprietà di un gringo la cui unica colpa è quella di avere una nonna con un nome alquanto insolito ( Granma ), accende i due motori e, a luci spente, inizia il suo epico viaggio.  È una notte di pioggia sferzante e vento forte. Quella barca, il Granma per l'appunto, che qualche osservatore ben a ragione ha definito "un vascello per nani, e nemmeno tanti", con la chiglia danneggiata dal ciclone dell'anno prima, si trova, suo malgrado, a trasportare ottantadue giganti . L'anelito di libertà, è risaputo, supera di gran lunga qualsiasi capacità umana. Eccolo, Fidel, intabarrato nell'ardore dei suoi ...

Il caffè, lo specchio, la barca: ah, che rebus!

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La canzone  Rebus  (1979) di Paolo Conte dura poco più di due minuti. Velocità silenziosa  ed esaustiva. Una  pennellata d'autore  che sopra un letto di pianoforte e riflessioni, insegue il senso della visione. La sfida è di quelle che l' avvocato appassionato di enigmistica , tra uno sberleffo compiaciuto e un bemolle sornione, è certo di poter vincere: il  rebus , uno dei tanti affrontati e risolti al riparo delle colline astigiane, grazie a una fulminea intuizione. Sì, proprio  un lampo giallo al parabrise. Mentre rimugina tasti e pensieri, s'impegna ad accordare immagini con significati. Cercando di  te. Il baffo che custodisce la  voce filtrata attraverso sabbia e whisky , biascica il tema del rebus: cercando di lei, per l'appunto. Un vecchio  caffè . Con dentro uno  specchio . Nello specchio, il  mare . Dentro il mare, una  piccola barca . Gli indizi scenografici sono questi. La sigaretta abb...

Il NO del Referendum e il "Mille e non più Mille"

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Sia chiaro: al Referendum costituzionale del quattro dicembre, voterò e farò votare, per quel rimasuglio di ascendente che ancora ho su qualche familiare-amico troppo pigro per formarsi un'opinione, No. Voterò  No  perché ritengo la riforma introdotta dal Governo (e già solo questo particolare, "introdotta dal Governo", per l'appunto, e non  su iniziativa del Parlamento , mi persuaderebbe a votare così)  pasticciata, farraginosa  e, diciamola tutta,  pericolosa per gli equilibri costituzionali . Matteo Renzi  con il suo progetto di riforma, assomiglia tanto a mio zio Ermenegildo che,  ignorante  di meccanica come il nostro presidente lo è di  diritto costituzionale , entrambi convinti, l'uno (mio zio), di riuscire a riassemblare il motore della macchina, l'altro (il premier), di riformare in maniera efficientistica la  Magna Charta ,  si trovano in mano, al termine dell'armeggio, qualche valvola in più e un certo numero ...

Il pianoforte della prozia che mi salvò dal terremoto

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L'ultima volta che ho visto il pianoforte della prozia, è stato l'anno scorso, in occasione del trasferimento a Norcia. Ora sta confinato nel sottotetto, in compagnia del  ciarpame reietto  di cui nemmeno l'inafferrabile topo Lupin riesce a sbarazzarsi definitivamente. È bruttissimo il pianoforte della prozia . Nero come una maledizione, vecchio come il respiro del mondo, squinternato alla maniera del cervello dell'antenata che sola, in  più di cento cinquant'anni  di miserie familiari, ha avuto la voglia di suonarlo. Fosse stato per me e per mia moglie, lo avremmo volentieri affidato alle sapienti mani di Karol. < Mister, cinquo minuti, e ne facemo gabia per coccodè! > E Karol ride. E io avrei senza dubbio foraggiato la sua risata se non fosse stato per la  fissazione di mammà . Il pianoforte della prozia, per una sorta di lascito testamentario della sciroccata pianista,  deve tramandarsi di generazione in generazione  p...

"La Camorra e le sue storie", Gigi Di Fiore

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Ieri sera, alla libreria Feltrinelli di Salerno, per iniziativa dei Meridionalisti Democratici, è stato presentato il libro del giornalista e saggista Gigi Di Fiore,  La camorra e le sue storie , UTET, 2016. A moderare l'incontro, l'avvocato nonché responsabile provinciale dei  Meridionalisti Democratici di Salerno ,  Guglielmo Grieco , che ha avuto l'indiscusso merito di allestire un  parterre  di vero spessore e di profonda competenza. Oltre all'ottimo  Gigi Di Fiore , cantore adamantino di un  meridionalismo scevro da orpelli e mistificazioni  vi è stata, infatti, la presenza del professor  Marcello Ravveduto , storico e scrittore (anche del fenomeno camorristico) di indubbie capacità e quella del giornalista  Antonio Manzo , firma di prestigio de  Il Mattino . A leggere i nomi che avrebbero animato la presentazione, almeno per chi non avesse avuto la fortuna di conoscere Gigi Di Fiore e gli illustri relatori di ...

"La giostra degli scambi", di Andrea Camilleri

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Leggere il Montalbano di Camilleri, magari uno degli ultimi come in questo caso, ha il sapore del ritorno a casa. E sì perché, dopo un più o meno lungo viaggio tra le pagine di altri libri, dopo essere stati  catafottuti  in anfratti claustrofobici o, di converso, in esangui pozze di impressioni e suggestioni altre, l'approdo (l'ennesimo) a  Vigata , sullo  scoglio chiatto  proprio sotto il faro dove  Montalbano  si fa  la passiata  ( un pedi leva e l'autro metti)  appena soddisfatto  il  pititto lupigno  con pasta  al nivuro di siccia,  triglie allo scoglio e frittura di calamaretti,    ha il fascino della  strada che sa di bucato e ragù  dopo un anno di  F ifth Avenue . Questo Montalbano di  Camilleri ,  assugliato dalle vicchicaglie  del tempo , riesce ancora una volta, come nelle migliori  pillicole 'mericane , a venire a capo di una storia do...

Odiosi Viceré di De Roberto, eppure già mi mancate!

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I Viceré? "Un'opera pesante, che non illumina l'intelletto come non fa mai battere il cuore." La causa. Federico De Roberto ? La sua scomparsa, a poco più di  sessantasei anni , passò per lungo tempo quasi inosservata nell'ambiente culturale nazionale. E quest'ultimo, automatico come gli interessi della cartella esattoriale, è l'immancabile effetto. Ora, mi domando e dico: come poteva essere diversamente se l'autore della stroncatura de  I Viceré   di De Roberto è addirittura quel  Benedetto Croce  per mezzo del quale, all'indomani dell'apparizione del suo saggio  Perché non possiamo non dirci cristiani  (1942), anche i mangiapreti più incalliti non riuscivano più a professarsi atei? Ebbene, pienamente d'accordo con  Sciascia  che giudica  I Viceré  di De Roberto, "dopo i Promessi Sposi,  il più grande romanzo che conti la letteratura italiana ", debbo registrare una clamorosa, forse l'unica, cantonata del Croce, ...